Monica Vitti compie oggi 89 anni. La stella indimenticabile. In questi giorni si sta parlando tanto di Cinema e Teatro e si parla tanto anche di pietre miliari del grande schermo, gli indimenticabili che ci hanno saputo emozionare e a cui vogliamo bene.
Oggi è un giorno importante sul calendario del Cinema, il 3 novembre del 1931 nacque a Roma Monica Vitti.
Da ormai 20 anni fuori dalle scene la Vitti è rimasta indimenticata, un esempio vivente del grande Cinema italiano che ha saputo farci ridere e piangere nell’epoca d’oro e la cui eredità portiamo ancora con noi.
Monica Vitti si può considerare una donna prima e un’attrice poi, all’avanguardia per la sua indipendenza da qualsiasi forma di luogo comune legato alle donne e alle attrici del suo tempo. Lei stessa ha difeso con chiarezza la volontà di non adeguarsi ai soli due modelli di donna rappresentati spesso al Cinema e in Teatro. Per la Vitti la donna non è soltanto la vittima indifesa, l’angelo che aspetta e non è di certo solo la vipera.
Lei sapeva essere tragica e sapeva essere comica, eppure sembra, anche per volontà della donna stessa che al genere femminile non sia concesso essere comica. La comicità e la farsa, diceva, hanno bisogno di una certa spudoratezza, è richiesto di buttarsi, senza rete, senza pericoli. […] La donna ha come una sorta di pudore nel fare questo e allo stesso tempo le è richiesto di rispondere a certi modelli.
Monica Vitti, veniva dal Teatro, dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e amava tanto fare teatro, preferendolo al Cinema per una serie di vantaggi che lei stessa riscontrava mettendo in pratica i due mestieri; uno fra tutti era la continuità dell’opera, il fatto di non essere interrotti fra una scena e l’altra ma soprattutto di non doverla ripetere. E poi, naturalmente c’era il contatto con il pubblico vivo e presente in sala durante la messa in scena.
Eppure Monica Vitti è stata un’icona del cinema, una diva e la ricordiamo in tanti capolavori in pellicola. In prima linea fra tutti le opere d’arte (perché solo così si possono definire) di Michelangelo Antonioni che di fatto ne decretò la consacrazione sul grande schermo con la trilogia dell’incomunicabilità: L’avventura, La notte e L’eclisse, rispettivamente 1960-1961-1962 ai quali seguì Deserto Rosso nel 1964 e che costituiscono un’anticipazione di una società che appariva quasi distopica all’epoca ma che adesso è vita quotidiana.
Non si può scindere quindi la figura della Vitti da quella di Antonioni così come non la si può non accostare ad Alberto Sordi, altro simbolo del nostro Cinema.
Con l’attore romano ha trovato un sodalizio nella comicità e nella tragicommedia con film come: Amore mio aiutami (1969) o Polvere di stelle (1973).
Ma anche film come Il dramma della gelosia- tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola del 1970 o La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli, sono tutte opere che la vedono in caratteri farseschi e tragicomici in cui però, al pari dei drammi di Antonioni, vediamo una figura di donna che inizia ad alzare la testa e gridare indipendenza.
Sono stati anni, quelli tra il decennio sessanta e settanta, che hanno determinato la vita di molte donne delle generazioni a seguire. Era già tutto lì, il bisogno di indipendenza, la libertà d’espressione e la volontà di fare qualcosa per se stesse prima che per gli altri.
Monica Vitti era in qualche maniera portavoce di tutto questo e la sua assenza dalle scene non ne sbiadisce la luminosità ma anzi è ancora un grande esempio.
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