“Io consiglierei a questi giovani e a chi li consiglia di non voler entrare nel mondo dello spettacolo, perché “Il mondo dello spettacolo” non esiste. Esistono i mestieri. Quindi se uno vuol fare l’attore che studi per fare l’attore, se vuol fare il ballerino, che studi per fare il ballerino. Perché se no abbiamo tanti ballerini, tanti attori, tanti conduttori a metà… sarebbe meglio averli tutti interi”.
Vi è mai capitato di soffrire per la perdita di un artista e sentire questa perdita nel profondo di voi stessi come se vi mancasse un parente, o una persona che avete amato?
Probabilmente questa sensazione è capitata a molti e sicuramente, a giudicare dai molti messaggi di affetto e cordoglio che abbiamo visto sui social nelle ultime ventiquattr’ore è qualcosa che abbiamo provato con la perdita di un gigante come Gigi Proietti.
Attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico del Teatro Brancaccio e fondatore della scuola di recitazione dalla quale sono usciti molti attori ben noti che a lui devono tanto. E questo è solo un accenno, poiché per rendere omaggio alla sua opera occorrerebbe un inserto speciale.
Io consiglierei a questi giovani e a chi li consiglia di non voler entrare nel mondo dello spettacolo, perché “Il mondo dello spettacolo” non esiste. Esistono i mestieri. Quindi se uno vuol fare l’attore che studi per fare l’attore, se vuol fare il ballerino, che studi per fare il ballerino. Perché se no abbiamo tanti ballerini, tanti attori, tanti conduttori a metà…sarebbe meglio averli tutti interi.”
Per molti di noi che hanno vissuto a pieno gli anni Novanta, Gigi Proietti è stato anche la voce del Genio della lampada di Aladdin, film d’animazione della Disney (1992) e dei due seguiti.
Ha poi doppiato l’indimenticabile Draco nel film del 1996, Dragonheart, che in lingua originale aveva la voce del compianto Sean Connery, morto appena il giorno prima di Proietti.
Proietti ha poi doppiato anche Gatto Silvestro in molti episodi dei Looney Toons andati in onda fra gli anni Sessanta e Settanta, ereditati poi dalle generazioni seguenti.
Non si possono dimenticare inoltre le molte barzellette e gli sketch televisivi estratti da spettacoli come A me gli occhi, please (1978) e il più recente Cavalli di battaglia (2017).
Il nostro Mandrake, altro personaggio iconico e cult del film Febbre da cavallo (1976) di Steno.
Solo lui e pochi altri hanno saputo ironizzare sul loro stesso mondo, il Teatro per esempio, fatto di signore in pelliccia che lui stesso in un’ospitata a Parla con me di Serena Dandini ha preso in giro, sottolineando che queste signore vanno solo alla prima, “se parti dalla seconda”, diceva, “non ci vengono proprio”.
Ma questo articolo non vuole essere l’elenco dei suoi successi professionali, piuttosto un’espressione d’affetto per una figura importante.
In pratica ha cresciuto molti di noi spaziando fra Teatro, Cinema e Televisione come solo un interprete istrionico come lui poteva fare.
Per questo non è cosa da poco quando uno come Gigi Proietti, simpatico e con la voce inconfondibile, un vero artista, ci lascia.
Per alcune generazioni che hanno visto certo cinema e certo teatro fino a quelle cresciute con la Tv di qualità, certe cose sono importanti e fanno parte della nostra identità.
Gigi Proietti è parte di questa identità, è tatuato nei nostri cuori perché è parte di un mondo che sta svanendo poco alla volta e di cui conserviamo un bellissimo ricordo. Un mondo nel quale ci piace rifugiarci in questo presente che corre verso un futuro che talvolta ci troviamo a temere.
È per questo motivo che sta maturando una vera e propria cultura della nostalgia ed è per questo che fa tanto più male quando una figura così rassicurante, parte attiva di quella stessa cultura, viene a mancare.
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