Cristiano Ronaldo scrive in un commento ai suoi 241 milioni di follower, “Il tampone è una stronzata”, una gaffe, chiamiamola così, che mette in luce quanto un personaggio di questo tipo, con una portata mediatica di altissimo livello, non si renda conto della situazione che stiamo vivendo, dell’attenzione che bisogna usare quando si utilizzando i social e soprattutto, questo atteggiamento, dovrebbe aiutare molte persone che lo stimano, ad aprire gli occhi sui modelli che hanno scelto di seguire.
Ci sono tante citazioni che vorrei utilizzare in questo momento come, “Da grandi “poteri” derivano grandi responsabilità”, forse Cristiano Ronaldo non ha fatto i conti su cosa vuol dire avere 241 milioni di follower, tra cui tantissimi giovani, se fosse una nazione sarebbe il quinto paese più popoloso del pianeta. Con questo dato alla mano, che non penso gli sia sfuggito, forse prima di cliccare il tasto invia, per sfogo o per rabbia (caro Ronaldo non te lo puoi permettere), sarebbe necessario chiamare un ufficio stampa per chiedere un consiglio oppure, ancora più semplice, accendere il cervello. Ma qui arriva la seconda citazione direttamente dalle parole di Umberto Eco che potrebbero far riflettere, “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli”. Scrivere che “PCR is bullshit”, letteralmente tradotto, “Il tampone è una stronzata” è un messaggio spregevole, irresponsabile, di chiaro stampo negazionista che potrebbe far traballare un sistema già incredibilmente precario (il messaggio è stato prontamente rimosso dopo poco). Si stanno facendo degli sforzi immani per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione, dell’utilizzo dei dispositivi medici e della pericolosità di una pandemia, non si può mandare tutto “in vacca” per la superficialità di chi ricopre un ruolo pubblico.
Non importa quale sia il motivo per cui lo ha scritto resta ingiustificabile, molto probabilmente per la frustrazione di essere nuovamente risultato positivo al tampone e quindi dover saltare la quarta partita consecutiva, oppure la cocente delusione per non poter giocar partita di Champions tra Juventus e Barcellona, mancando così l’atteso appuntamento con Messi, che davvero rimanderebbe un’immagine del grande “campione” come di un bambino di 5 anni a cui hanno tolto il ciucciotto. Cero la partita di pallone è importante ma la vita forse di più. Ma chi può dirlo, forse a Ronaldo non hanno detto che di Covid si può morire, non ha visto la tele, non ha letto un giornale e vive in una bolla di sapone, oppure forse, ancora peggio, si farebbe ancora più persistente la possibilità già paventata che proprio CR7 sia un negazionista.
Saltano subito alla mente episodi di quando si è fatto rimproverare allo stadio per il mancato utilizzo della mascherina; oppure quando, in spregio alle regole, ha violato il regime di isolamento in cui era stata posta la Juventus; o ancora quella volta in cui ha accolto con fastidio l’esito del primo tampone positivo mentre era con la nazionale in Portogallo.
Quindi popolo “dell’Instagram” e del web in generale, scegliete bene i modelli che volete seguire e nel caso vogliate continuare a dargli fiducia, allora cercate anche di dargli informazioni e magari sotto il suo post ricondividete le parole della ministra Teresa Bellanova, giusto per rinfrescagli la memoria, se Ronaldo non è capace di aiutare voi in un percorso consapevole durante una pandemia, allora siate voi ad aiutare Ronaldo con queste parole, “Il fatto che lui, sportivo di successo, si senta bene nonostante la positività al tampone, non significa che il virus che lo ha colpito sia innocuo. L’obbligo di stare in isolamento serve a proteggere gli altri, chi è anziano, chi è più fragile. È una forma di tutela e di rispetto verso la collettività. E, aggiungo, anche verso le migliaia di vittime di questo virus, così come verso chi lotta fra la vita e la morte, ricoverato in ospedale e nelle terapie intensive”.
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