Papa Francesco ha parlato chiaro dichiarandosi favorevole alle unioni gay, “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia”, Questo è un momento storico e le sue parole sono rivoluzionarie, destinate a scardinare per sempre il volto della Chiesa cattolica che ha escluso gli omosessuali emarginandoli o dichiarandoli “sbagliati”.
Così finalmente si abbatte un tabù e si apre un dialogo importante, soprattutto di inclusione e come conquista di civiltà, in completa controtendenza rispetto alla dottrina dei “principi non negoziabili” di Ratzinger, che considerava il matrimonio fra un uomo e una donna l’unica forma di unione riconosciuta dalle leggi civili: “la Chiesa e i cattolici – proclamava Ratzinger – devono battersi “di fronte ai tentativi di far sì che sia giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione”, questa presa di posizione di Papa Francesco segna una discontinuità con i suoi predecessori e dimostra che, in un certo senso, anche la Chiesa è relativista.
Al Festival del Cinema di Roma è stato trasmesso il documentario a lui dedicato “Francesco”, diretto dal cineasta russo candidato all’Oscar, Evgeny Afineevsky, dove il Pontefice si esprime senza mezzi termini sulle unioni civili dichiarandosi favorevole a una legge perché “in questo modo sono coperti legalmente” e perché “a nessuno dovrebbe essere negata possibilità di esser una famiglia. O di essere estromesso e reso infelice per questo”, inoltre non è da sottovalutare il fatto che nel film dialoghi con il regista russo, paese dove l’omosessualità è quasi un tabù.
Detto questo è però importante distinguere il piano dottrinale da quello civile, Bergoglio parla di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali da parte degli Stati, come è avvenuto in Italia con la legge Cirinnà del 2016, un passo straordinario ma non stiamo parlando di una rivoluzione a 360°, il percorso è ancora estremamente lungo e tortuoso soprattutto non significa che la dottrina cattolica, per ora, sia cambiata, piuttosto si tratta di un manifesto verso l’abbattimento di un muro di silenzio dove la Chiesa si impegna a non fare barricate contro le decisioni degli Stati, anche su temi sensibili.
Non è la prima volta che Papa Francesco si batte per le persone discriminate, già nel 2016 aveva iniziato questo dialogo che ha costantemente portato avanti fino alle dichiarazioni appena giunte. Siamo a un punto in cui anche la politica in tutto il mondo non potrà più permettersi di girarsi dall’altra parte coprendosi gli occhi davanti alle evidenti discriminazioni verso i diritti per la comunità LGBTQ+, usando come scusa la religione cattolica, perché adesso, la più alta carica religiosa ha parlato sottolineando l’urgenza di una comunità davvero inclusiva.
Nel documentario alcuni passaggi si rivelano fondamentali per capire il cambiamento, come la telefonata del Papa a una coppia omosessuale con tre figli che esprimeva, in una missiva, la propria difficoltà nell’avvicinare i propri figli alla parrocchia a causa dei pregiudizi della comunità, “Gli ho chiesto aiuto, spiegandogli che la Chiesa mi aveva dato tanto e volevo che i miei figli avessero la stessa possibilità. Ma mi chiedevo che prezzo avrebbero dovuto pagare, avendo due padri: avevo paura di esporli a un trauma” […] Mi ha colpito perché dal Papa mi aspettavo una benedizione, in astratto, e invece si sentiva l’approccio pastorale, che voleva trovare una soluzione per fare il bene dei bambini. “Vedrà che troverà accoglienza e andrà bene!”, Bergoglio si è espresso con semplicità ma nello stesso tempo incisività, consigliandogli di non badare ai pregiudizi e di continuare a portare i bambini in chiesa, “Mi sono battuto per questo”.
Nel documentario viene raccontato anche di Juan Carlos Cruz, vittima e attivista contro gli abusi sessuali, presente alla Festa di Roma insieme al regista, “Quando ho incontrato Papa Francesco mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo”. “Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama”.
Un forte segnale che finalmente arriva dopo un complesso percorso della Chiesa cattolica in merito al tema dei diritti delle persone LGBTQ+, soltanto negli ultimi anni la Chiesa ha riconosciuto la necessità di una legislazione ad hoc per le coppie omosessuali. Con queste parole il Pontefice non si è rivolto solo all’Italia e alla sua legislazione, ma al mondo intero, questo discorso deve assolutamente aprire un dialogo importante atto a sensibilizzare prima di tutto la Chiesa dall’interno su un argomento che ancora appare estremamente delicato e sul quale, ovviamente, non tutti si trovano in accordo.
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