Ottobre è il mese dell’Educazione Finanziaria, lo sapevate?
Ci sono diverse iniziative dirette dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, all’interno di questo comitato sono presenti rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’IVASS, della Banca d’Italia, della Consob ecc.
L’obiettivo del Comitato corrisponde alla visione a lungo termine: una condizione in cui conoscenza e competenze finanziarie siano disponibili a tutti, perché ciascuno possa costruire un futuro sereno e sicuro. Tutto bello insomma, eppure esiste un problema concreto, reale, a lungo termine appunto, di cui troppo pochi ne parlano: preoccuparsi per la propria pensione.
Come operatore del settore mi rendo conto di quanto sia difficile far passare il concetto, spesso sento frasi come, “Ma tanto non ci arriverò alla pensione”, “I soldi voglio godermeli adesso”, “i soldi meglio investiti solo in viaggi, altro che pensione”, potrei dilungarmi ulteriormente in una lista lunghissima, questi sono pensieri e riflessioni che capisco, comprendo, sono gli stessi pensieri che avevo prima di intraprendere questa carriera.
Nessuno di noi ha idea di come invecchieremo, come giungeremo alla pensione nel futuro, perché l’unico riferimento che abbiamo sono i nostri anziani che, per mille ragioni, appartengono a un altro mondo. Il pensionato per noi è ancora il signore col bastone che pedina i piccioni al parco e che percepisce l’80% del suo ultimo stipendio (se non di più) e che con la sua pensione aiuta figli e nipoti.
Non sarà più così e non solo sul piano economico, di questo dobbiamo prenderne atto, non andremo in pensione a 65 anni, vivremo mediamente almeno 10 anni più dei nostri nonni, grazie al continuo miglioramento della qualità della vita, prevenzione e cure mediche, non arriveremo all’età della pensione stanchi e desiderosi di riposo assoluto, anzi molti di noi vorranno o dovranno continuare un’attività professionale e nella maggior parte dei casi non avremo una media di due figli a testa che nella nostra terza età si occuperanno di noi.
A 90 anni non troveremo più le nostre case così confortevoli, perché non sono state designate per accogliere persone di quell’età e le nostre pensioni non consentiranno di pagare una retta di una casa di riposo accogliente.
Il figlio nostro ipotetico unico dovrà già sostenere i propri eventuali figli, oltre a noi, e se le cose vanno avanti in questa direzione, dovrà anche provvedere autonomamente alla propria previdenza integrativa. A conti fatti entro il 2035 il calcolo della pensione sarà totalmente contributivo portando la prestazione pensionistica di un lavoratore dipendente a circa il 60% del suo reddito da lavoro, per i liberi professionisti sarà ancora peggio, la nostra pensione sarà quasi la metà del nostro reddito da lavoro: da qui deve nascere l’esigenza di prendere consapevolezza e provvedere per tempo a integrare il proprio reddito pensionistico.
La demografia italiana, il mercato del lavoro e l’economia hanno messo in discussione e in crisi il sistema previdenziale così come era stato concepito.
Quindi? Siamo spacciati ad avere una pensione da fame? No, possiamo agire. Qualcuno vi ha mai raccontato la forza del mercato azionario globale? Sapete che, ad esempio, se avreste investito 100 euro ad agosto del 2005 nel mercato azionario globale, ad agosto del 2020 quei 100 euro saranno diventati 310 euro, nonostante la crisi del 2008 e il Covid?
Sapete che i fondi pensione vi permettono di mettere dei soldi per la vostra pensione e di dedurli fiscalmente? Potreste avere un risparmio fiscale pari alla vostra aliquota IRPEF, dal 23% al 43%, su un massimo di 5.164 euro per anno! Soldi che a loro volta potrebbero essere reinvestiti per la pensione! Insomma, gli strumenti ci sono, sta a noi agire; il mio consiglio è di parlarne insieme, ma non solo ad ottobre o perché ce lo dice il Comitato, parliamone adesso, agiamo adesso.
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