Dalla magistrale penna di Aldo Cazzullo è nato un nuovo capolavoro che è destinato a fare storia, “A riveder le stelle” edito da Mondadori, un libro, un romanzo, un manuale da tenere sempre a portata di mano, da sottolineare, dove fare annotazioni, mettere post-it (se non si vogliono fare le “orecchie”), perché tra le parole di Cazzullo si mescolano quelle del sommo poeta Alighieri, quella figura mitizzata, idolatrata, lontana 700 anni da noi, ma estremamente vicina, colui che nominiamo con soggezione e nello stesso tempo con estrema familiarità dandogli addirittura un diminutivo: Dante. Ebbene sì perché Dante lo chiamiamo così in amicizia, come se il Manzoni lo chiamassimo “Ale”, ma Dante non si chiama così e Cazzullo ha la delicatezza di raccontaci come mai siamo arrivati a essere in “confidenza” con questa figura iconica del nostro paese. Il motivo è molto semplice ed è scritto proprio nelle Divina Commedia, che racconta del paradiso, dell’inferno, di qualcosa che appare al disopra di noi e della nostra conoscenza, ma nelle prime parole troviamo la chiave di lettura, “Nel mezzo del cammin di nostra vita” dove la parola che ci apre le porte è proprio nostra, perché Dante non sta parlando a figure mistiche, di massimi sistemi o a dei e spiriti alti, no, sta parlando a noi, donne e uomini italiani. Il suo viaggio sarà ricordato nella storia per essere la versione assoluta della scoperta del mondo dopo la morte ma nel suo cuore profondo sta raccontando un viaggio molto più tangibile, quello che fa attraverso l’Italia perché è lui il poeta che ha inventato il nostro “Pel Paese”, espressione di uso comune, come tante altre che proprio l’Alighieri ha inventato per noi.
È un narratore sublime ma anche un preciso reporter, ci descrive l’Arsenale di Venezia, il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre perdute dell’Istria e della Dalmazia, le acque di Mantova, la «fortunata terra di Puglia», la bellezza e gli scandali di Roma, Genova, Firenze e delle altre città toscane, per questo Dante è il poeta che ha “inventato” l’Italia, non ci ha dato soltanto una lingua, ci ha dato soprattutto un’idea di noi stessi e del nostro Paese, una terra unita dalla cultura e dalla bellezza, destinata a un ruolo universale perché raccoglie l’eredità dell’Impero romano e del mondo classico ed è la culla della cristianità e dell’umanesimo. L’Italia non nasce da una guerra o dalla diplomazia, nasce dai versi di Dante.
“A riveder le stelle” esce a 700 anni dalla morte del sommo poeta ma è attuale più che mai, a scuola ne rimaniamo affascinati ma spesso non abbiamo la testa per comprenderne la preziosa poesia, passiamo superficialmente sul capolavoro giusto per superare un esame. Il grandioso lavoro che ha fatto Cazzullo è proprio quello di farci riprendere in mano un testo del medioevo e raccontarcelo con semplicità, senza mai essere scontato e soprattutto senza tralasciare niente, infatti tutti i personaggi che Dante incontra all’Inferno vengono ripresi e sviscerati, così, parole che al tempo ci sembravano incomprensibili, anche se musicalmente meravigliose, acquisiscono un nuovo significato, Cazzullo ci fa appassionare a figure di cui non sapevamo neppure l’esistenza, perché coetanei del poeta come Buondelmonte de’ Buondelmonti, per Dante personaggio importantissimo oppure ancora Bocca degli Abati, il traditore di Montaperti, a cui Dante strappa i capelli, Filippo Argenti,“spirito maledetto”, che ha schiaffeggiato Dante; ce li fa conoscere, ci racconta la storia, il motivo della loro presenza in quei dannati gironi e ci presenta personaggi “famosi”, impossibili da non ricordare come Paolo e Francesca, da qui nascono versi unici che attraverso le parole di Cazzullo ci fanno assaporare la delicatezza di amare l’amore e provare il più incredibile dolore, Francesca è la prima donna vittima di un vero femminicidio; veniamo investiti da un fiume di sentimenti dolorosi raccontati con parole bellissime che sono incise per sempre nel nostro vissuto. Dante diventa, forse, il primo femminista della storia, è il poeta delle donne in un’epoca in cui si discuteva se la donna avesse un’anima o meno, invece lui scrive che è solo grazie alla donna se la specie umana supera qualsiasi cosa contenuta nel cerchio della luna, vale a dire sulla Terra. La donna è il capolavoro di Dio, la meraviglia del creato. Infatti sarà proprio Beatrice, la donna tanto amata da Dante, descritta dallo stesso come la meraviglia delle meraviglie, a condurlo alla salvezza.
Inoltre scopriamo che alcuni passaggi sono autobiografici, Dante vuole raccontarsi attraverso le esperienze, come il doloroso esilio che lo porta a pensieri drammatici che riflette su alcuni dannati, oppure attraverso eroi come Ulisse, dove Ulisse è Dante, un uomo che non si accontenta, che vuole andare oltre quello che conosce, che ha il coraggio di intraprendere un viaggio che sa già essere ostico, “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.
Ma quello che Dante non poteva fare e che invece diventa prezioso per Cazzullo è raccontarci il futuro, cos’è successo al mondo dopo l’uscita della Divina Commedia? Tutto, è davvero successo tutto. Il mondo è cambiato, artisti, poeti, scrittori, musicisti, politici hanno attinto dal sommo poeta per raccontare, scrivere, imitare o anche disprezzare la scrittura e il nostro paese. Alcuni lo hanno amato, come Boccaccio che a lui si riferisce in molteplici occasioni e fu il primo a definire la Commedia “Divina”, lo stesso Raffaello scrisse al Papa di “salvare quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della grandezza italiana”, è grandioso il fatto che non dica “romana” Raffaello dice proprio “italiana”. L’arte è ricca di riferimenti all’opera di Dante, Sandro Botticelli ne è forse il più famoso esempio, ma Cazzullo ci racconta un mondo molto più vasto e a volte sconosciuto come il movimento Preraffaellita con a capo, non a caso il grande pittore Dante Gabriel Rossetti, portando alla luce esempi eccezionali. Tutti i poeti, gli scrittori che hanno a cuore l’Italia, si rifanno a Dante, anche Leopardi scrive un canto “All’Italia” e un altro intitolato “Sopra il monumento di Dante che si prepara a Firenze”. Arrivano anche le critiche, il più fervente odiatore è Petrarca che dichiara in alcune lettere di non aver mai voluto leggere Dante per non rischiare di diventare l’ennesimo imitatore ma in alcuni passaggi sembra smentirsi e forse ha bensì letto anche lui ciò che nega. Insomma, chi non ha mai letto la Divina Commedia o un passaggio, o non conosce alcune delle frasi immortali che regnano sovrane tra i versi più belli e poetici della storia della letteratura?
E se per caso qualche frase non vi è mai stata chiara affidate “anema e core” nelle mani di Aldo Cazzullo che fa del testo dantesco un’analisi densa di significato, che par lui stesso diventar poeta.
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