Gli italiani sono un popolo di risparmiatori? Sono circa 1.500 i miliardi di euro degli Italiani fermi sui conti correnti o depositi vincolati a breve termine: una montagna di liquidità che rispecchia la nostra scarsa capacità di pianificazione finanziaria, un’idea di prudenza fraintesa e soprattutto una disaffezione nei confronti dell’industria finanziaria che rischia di tramutarsi in un boomerang. Insomma, ci sono troppi soldi parcheggiati in liquidità e che sarebbe più opportuno indirizzare verso investimenti e scelte previdenziali di lungo termine, accompagnati magari da una migliore allocazione assicurativa.
Da consulente finanziario spesso mi sono ritrovato a fare questa domanda “Perché non investe e tiene tutti quei soldi fermi?”. Le risposte e i timori sono sempre gli stessi: “non si sa mai”, “eh ma dove li metto, la borsa è rischiosa; meglio essere prudenti”, “lasciamoli lì, magari mi informo per comprare una seconda casa, così la lascerò ai miei figli, come hanno fatto i miei genitori con me”.
Ma anche di fronte alle scelte di investimento, gli italiani ragionano in maniera distorta, influenzati dai media “Ma ha sentito il telegiornale? La borsa che tonfo! Un mio amico ha investito e ha perso un sacco di soldi!”
Tendenzialmente cosa succede? Si preferisce chiedere all’amico, al cugino che ha studiato economia; si fanno corsi di trading online; la mamma che dà consigli alla mamma dell’amichetta della figlia “ho fatto una polizza per mia figlia, capitale garantito! Mi son trovata molto bene, il direttore della Banca è una persona squisita! Poi la Banca è solida, aveva il conto lì anche mio padre!”. Alzi la mano chi si è ritrovato più di una volta in queste situazioni.
Parliamoci chiaro, gestire i nostri risparmi è difficile, ma come si affronta una situazione difficile così dobbiamo affrontare la gestione del risparmio, partendo però da due presupposti che dobbiamo conoscere per evitare di sbagliare: i nostri “bias” mentali e la nostra cultura finanziaria. I bias mentali sono le nostre convinzioni, la finanza comportamentale studia proprio questo: gli errori che le persone fanno quando si parla di investimenti. In estrema sintesi quando prendiamo una scelta legata ai nostri soldi non siamo razionali, tendiamo ad agire di istinto, utilizzando scorciatoie di pensiero, basandoci sull’emotività, facendoci influenzare dalle esperienze passate e dal contesto.
L’Italia è il paese dell’arte e della storia, la nostra cultura riecheggia in tutto il mondo, non la cultura finanziaria però, in Europa, il grado di alfabetizzazione finanziario dell’Italia è a livelli della Bulgaria, della Serbia, della Bielorussia, dell’Ucraina. Siamo sotto la Grecia e la Polonia. Nel mondo, sempre in termini di alfabetizzazione finanziaria, siamo ai livelli di Senegal, Brasile, Kenia, Kazakistan.
Una ricerca pubblicata nel 2018 dalla Banca d’Italia dal titolo “Measuring the financial literacy of the adult population: the experience of Banca d’Italia” ha rilevato un gap sostanziale fra il nostro paese e il resto dell’area Ocse (37 paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) quanto al livello di conoscenze di base dei temi legati alla finanza personale, al risparmio e agli investimenti: solo il 30% degli italiani ha raggiunto un livello di conoscenza di questi aspetti della propria economia domestica adeguato, contro una media Ocse del 62%.
E quindi? Come dobbiamo leggere quel dato, quei 1.500 miliardi di euro fermi sul conto corrente?
Solo cambiando paradigma: togliendoci vecchie convinzioni e conoscendo le basi dell’educazione finanziaria possiamo imparare a gestire al meglio i nostri risparmi, facendo lavorare i soldi per noi ed evitando di cadere in facili tranelli e specchi per le allodole. Ma una cosa per volta, il primo passo è iniziare a prendere atto di tutto ciò.
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