A Beirut, capitale del Libano, martedì pomeriggio due forti esplosioni nella zona del porto hanno devastato la città, moltissimi edifici nel raggio di chilometri sono stati danneggiati gravemente, tra questi anche il palazzo presidenziale e diverse ambasciate.
Secondo la versione ufficiale riferita direttamente dal presidente del Libano, Michel Aoun, a provocarla sarebbe stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave di contrabbandieri. Una sostanza pericolosissima che è deflagrata forse per le scintille sprigionatesi durante un’operazione di saldatura nel magazzino.
Purtroppo il bilancio delle vittime stimato finora non è confortante e potrebbe essere molto più pesante, a oggi si parla di più di 100 vittime, oltre 4000 i feriti e ci sono più di 100 dispersi, “Stiamo assistendo ad un’enorme catastrofe, ci sono vittime ovunque”, ha detto il capo della Croce Rossa libanese George Kettani ai media locali, “Le nostre squadre stanno ancora conducendo operazioni di ricerca e salvataggio nelle aree circostanti”.
Il presidente Michel Aoun ha scritto in un tweet, “È inaccettabile che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero tenute immagazzinate in condizioni non sicure. Un’inchiesta è in corso per appurare cosa abbia provocato l’esplosione“, intanto il ministro della salute libanese Hamad Hasan consiglia a chiunque possa di andare via da Beirut, afferma infatti che i materiali pericolosi sprigionatisi nell’aria dopo le due esplosioni potrebbero avere effetti a lungo termine anche mortali.
L’effetto delle esplosioni è stato definito apocalittico, un boato udito fino a Nicosia, sull’isola di Cipro, distante più di 240 chilometri, un urto pari a quello di un terremoto di magnitudo 4,5.
In serata il presidente libanese Aoun ha convocato una riunione d’emergenza del Supremo consiglio della Difesa presso il palazzo di Baabda, voci di ogni tipo si rincorrono sulle cause della deflagrazione. “I responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo”, ha detto il primo ministro Hassan Diab in un discorso televisivo, senza tuttavia sbilanciarsi in alcuna ipotesi.
Una seconda devastante deflagrazione colpisce la Capitale Libanese e arriva quindici anni dopo l’esplosione dell’autobomba che uccise l’ex Primo Ministro libanese Rafiq Hariri, la cui morte mise fine all’occupazione siriana del Libano e cambiò per sempre la storia del Paese. Non ci sono prove di un qualche collegamento fra i due tragici eventi ma iniziano a susseguirsi ipotesi che li collega, infatti tra due giorni il Tribunale speciale dell’Onu emetterà il verdetto per l’omicidio di Rafiq Hariri, addossando la colpa del delitto alla Siria e al movimento sciita di Hassan Nasrallah, alleato di Bashar al Assad alla cui influenza Hariri avrebbe voluto sottrarre il Libano. Per ora tutte le voci di un attentato sono state smentite.
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