Una cosa piccola ma buona. Testo ispirato ai racconti di Raymond Carver al Napoli Teatro Festival
Nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia 2020, all’interno della sezione “Osservatorio”, è andato in scena, venerdì 10 Luglio alle ore 21.00, presso il Giardino Romantico di Palazzo Reale di Napoli, lo spettacolo Una cosa piccola ma buona, atto unico ispirato ai racconti di Raymond Carver. La pièce, a cura di Teatro Felino, gruppo di produzione teatrale nato dal regista Mario Perna e dall’attrice Simona Fredella, si nutre della normalità tragica della penna di Raymond Carver, ispirandosi alle atmosfere e alle suggestioni della cosiddetta Carver Country.
La drammaturgia inedita di Perna prende le mosse dalla storia di una giovane coppia a cui viene strappato via un figlio nel giorno del suo decimo compleanno, in un modo improvviso e tragico. Le conseguenze di questa tragedia, eliminando qualsiasi traccia di normalità nelle loro vite, metteranno un uomo e una donna di fronte a una risoluzione irrealizzabile, a una mutilazione non ignorabile, che sconfina nell’incapacità di ritrovare pace e tenerezza nella loro relazione. In scena, oltre a Simona Fredella, gli attori Andrea Palladino e Alessio Sordillo, protagonisti dell’adattamento teatrale tratto dall’opera narrativa del genio americano.
Trasporre a teatro un testo di Carver non è cosa semplice, in particolare questo testo, omonimo nella raccolta di racconti Cattedrale, si rifà a una delle storie più forti dell’autore americano. Tutti i suoi racconti pur rappresentando un mondo semplice e quotidiano, riescono attraverso l’immediatezza del linguaggio e agli oggetti della scena carichi di senso a darci ogni volta una botta allo stomaco.
Rappresentare a teatro tutto questo, ripeto, non è cosa facile e quindi innanzitutto c’è da apprezzare l’intenzione da parte di Perna di ricreare quelle atmosfere. Atmosfere che in parte sono state ricreate se non fosse per il contesto all’aperto con i rumori della città in sottofondo che risultano purtroppo un ostacolo da superare, sia per gli attori che per gli spettatori.
Una cosa piccola ma buona pur nella sua tragicità ha in sé degli elementi grotteschi e in alcuni momenti inquietanti, come le telefonate del pasticciere al quale è stata commissionata una torta di compleanno mai ritirata.
La parte iniziale della messa in scena si prende i tempi giusti, permettendoci di entrare nel clima drammatico dell’azione. E’ tutto giocato sul filo del telefono, fra comunicazioni dall’ospedale e le telefonate dalla pasticceria, appunto. Il bambino è già morto, ossia, non compare mai, è la presenza/assenza della scena e ciò lo rende ancora più protagonista rispetto agli altri personaggi; se ne sente il peso.
Nella seconda parte sembra invece, vi sia un’accelerazione verso la fine, dalla comunicazione dell’ospedale che annuncia la morte del bambino al momento in cui i genitori e il pasticciere si incontrano in una strana notte che nel racconto vede una lunga chiacchierata e una rappacificazione tra le parti, in questa versione teatrale si conclude molto velocemente relegando la figura del pasticciera a un’immagine piatta sullo sfondo.
Egli è il personaggio in effetti più incisivo ma meno approfondito, proprio nel testo teatrale, in quanto lasciato orfano della sua storia; una storia che per esempio salta fuori nel finale del racconto rendendo tridimensionale un personaggio apparentemente secondario.
La relazione tra marito e moglie e le conseguenze che potrà subire la perdita del figlio viene suggerita da scoppi di ira e litigi subito, forse troppo presto, sedati. Quanto viene accennato circa il rapporto tra i due coniugi, il non detto, i sospesi, gli abbracci mancati o soffocati, sono il preludio di una fine che in effetti non arriva mai e che anzi viene sostituita dalla lunga notte in pasticceria.
La scena è divisa in due parti da un velatino con due piccole quinte che crea due ambienti: la casa composta da un divano con tavolino e telefono e qualche giocattolo che racconta la presenza del bambino fino a poco prima e dietro il velatino un angolo con un bancone e degli scaffali con dolci e decorazioni che rappresentano la pasticceria.
Gli elementi di scena sono semplici, più accurati nella pasticceria che in casa.
Il quadro generale della messa in scena è tuttavia gradevole e coinvolgente, ma in uno spazio adeguato e con un po’ di respiro in più in alcune scene sarebbe stato un’ottima messa in scena di Carver.
napoliteatrofestival.it/edizione-2020/