Il Tribunale ritiene che prima dell’uccisione dell’Orso in Trentino, comunque previsto in caso di pericolosità, la Provincia debba tentare misure come la cattura e la reclusione dell’animale, oltre all’applicazione del radiocollare.
Dopo le tante proteste e polemiche da parte di animalisti e delle associazioni che si sono susseguite in queste settimane per salvare dall’abbattimento l’Orsa Gaia, che ha aggredito due persone sul monte Peller probabilmente per difendere i suoi cuccioli, finalmente hanno avuto una risposta concreta. Le richieste di salvare l’orso sono state ascoltate e il Tar di Trento ha accolto, in parte, il ricorso, presentato dalle associazioni (Lav, Wwf, Lac, Lipu e Lndc). L’ordinanza firmata da Maurizio Fugatti, presidente della provincia autonoma, è quindi stata sospesa fino al 30 luglio, intanto il ministero dell’Ambiente sta lavorando per chiederne l’annullamento.
“Abbiamo formalizzato ieri sera la richiesta all’Avvocatura Distrettuale dello Stato di proporre con urgenza ricorso dinnanzi al Tar per ottenere l’annullamento dell’ordinanza di abbattimento dell’orsa Gaia. Il nostro scopo è quello di garantire la migliore convivenza possibile fra uomo e natura”. Così ha parlato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Il Tar ritiene che prima dell’abbattimento, comunque previsto dal protocollo Pacobace in caso di pericolosità, la Provincia di Trento debba tentare misure come la cattura e la reclusione dell’animale, oltre che procedere ad applicare all’orsa il radiocollare.
“Sappiamo – ha aggiunto Costa – che la coesistenza pacifica fra specie umana e orsi è possibile e l’ordinanza, che contiene l’ordine di abbattimento per Gaia, è una misura decisamente sproporzionata rispetto all’eccezionalità di quanto accaduto”.
“Un grandissimo risultato – commentano le associazioni ambientaliste in una nota congiunta – che ora obbliga il Presidente Fugatti a disattivare le gabbie di cattura e richiudere i fucili del Corpo Forestale nei loro armadi: nessuno potrà torcere un pelo all’orsa”. Il ministro all’Ambiente, Sergio Costa, ha ringraziato gli animalisti per il lavoro svolto.
Le stesse vittime, padre e figlio Fabio Misseroni (59 anni) e Christian (28 anni), si erano detti contrari all’abbattimento dell’orso ma vedevano necessarie delle misure che mettessero in sicurezza il territorio, così lo stesso Christian aveva detto “Siamo contrari perché abbiamo rispetto della montagna e degli animali che ci vivono, anche se siamo cacciatori. Viviamo la montagna a 360 gradi, ma in pieno rispetto. Noi vogliamo sicuramente una gestione della presenza degli orsi più pulita possibile, ma il problema va necessariamente affrontato. Purtroppo nella nostra zona la popolazione degli orsi è satura, rispetto al nostro territorio: i plantigradi si stanno spostando sempre di più in paese, si ripetono gli avvistamenti frequenti vicino alle case, qualcosa va fatta”.
Christian ha anche raccontato la dinamica dell’incidente, ribadendo che né lui né suo padre hanno fatto nulla di sbagliato che possa aver attirato l’orso contro di loro: “Io ero a 200 metri dalla strada principale alle 17 di pomeriggio, vestito con colori vivaci, jeans e scarponi gialli, senza macchina fotografica, nulla che incentivasse un attacco – ha raccontato – Sotto di me passava un piccolo sentiero, lo abbiamo imboccato e l’orso ci ha aggredito. Ho sentito dire che avremmo fatto qualcosa di sbagliato o spaventato l’animale. Nulla di più sbagliato. Eravamo usciti dal sentiero per una decina di minuti. Io ero davanti. E di colpo ho visto l’orso venirmi addosso, digrignando i denti. È uscito dal sottobosco come un razzo, come una furia. Eppure, stavamo solo camminando – ha sottolineato per poi concludere – Io ora sono terrorizzato al pensiero di andare in montagna a farmi una passeggiata, questa cosa non è ammissibile”.
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