Arte e Mostre

MUDEC riapre con la mostra dedicata alle coperte argentine del monte quichua

Coperta costituita da due pezze di lana tessute e cucite assieme nel senso della lunghezza con motivi policromi a zigzag di derivazione preispanica Prima metà del XX sec. Tinture naturali e aniliniche, bayetón (tela piana a faccia di trama) Coll. Rocca Bassetti – Museo delle Culture, Milano [PAM 01653]more
Coperta costituita da due pezze di lana tessute e cucite assieme nel senso della lunghezza con motivi geometrici tipo scacchiera, di matrice preispanica. Prima metà del XX sec. Filatura, tinture naturali e aniliniche, caranchi (tela piana a faccia di ordito) Coll. Rocca Bassetti – Museo delle Culture, Milano [PAM01652]more

 

Il MUDEC – Museo delle Culture di Milano presenta il primo approfondimento dopo il lockdown dettato dall’emergenza Covid-19, e riapre dunque al pubblico anche lo Spazio Focus del Museo, in continuità con la collezione permanente “Oggetti d’incontro”.

La mostra “Il mio letto è un giardino – Mi cama es un jardín. I tessuti delle donne del monte quichua (Santiago del Estero, Argentina)” promossa dal Comune di Milano apre al pubblico gratuitamente da venerdì 3 luglio fino all’8 novembre 2020.

Curata da Carolina Orsini, conservatore del Museo delle Culture, offre al visitatore una panoramica sulla produzione tessile del monte argentino attraverso una selezione di coperte da letto provenienti dalla collezione privata di Andreina Rocca Bassetti, donate al MUDEC nel 2016. Accompagna l’esposizione un film/documentario dedicato alla memoria di Berna Paz (1931-2020), ultima grande tessitrice della vecchia generazione delle huarmis sachamanta (donne del monte). Il film è frutto di un lavoro di campo etnografico svolto dai ricercatori del MUDEC e dal regista Federico Ferrario a Santiago del Estero nel luglio del 2019, realizzato grazie al generoso apporto dell’Associazione culturale Sumampa/Adobe.

I TESSUTI DI SANTIAGO
Vagando per le zone rurali della sua terra d’origine, il celebre poeta e saggista santiagueño Bernardo Canal Feijoo (1897 – 1982) immortala così l’arte della tessitura del monte, la foresta di quebrachos dell’arida pianura di Santiago: Era una regione arida, molto più arida di altre della Provincia. Di un’aridità desolante. Di un’arida desolazione (…) Io stesso, lo confesso, mi sentivo fiacco e annichilito. E solo il mio automatico vagare mi portò al ranchito (…) D’un tratto inciampai in “quella”. Era una coperta di Santiago stesa al sole tra due pali. Era tessuta in rosso, giallo e verde, con fasci, lame, e zigzag e macchie che brillavano, splendevano e scoppiettavano, in esplosioni, proiezioni e fiammate (…) Accanto ad alcuni pali c’era una donna in nero (…) indicando la coperta con la mano le ho detto: “Carina!” Un potente bagliore scintillò nei suoi occhi (…) poi le sfuggirono dalla bocca queste parole: “E se vedesse il mio letto… Il mio letto è un giardino” (Mi cama es un jardín). Fauna mai vista, flora fantastica, triangoli, segni a gradoni, misteriosi rettili, soli, lune e stelle di cieli ignorati. È proprio vero che la mano che trama tra i quattro pali del telaio, “il giardino” dell’anima, conosce la magia della creazione divina.

La tessitura nell’area di Santiago del Estero – nella provincia omonima, 900 chilometri a nord di Buenos Aires – è un lavoro molto antico, qui gli spagnoli durante il periodo della conquista (XVI sec.) introdussero le pecore che, sin dall’inizio della colonia, hanno fornito la lana per la lavorazione dei tessuti sfruttati come attività ad alto rendimento. Con la fine del potere coloniale e con la concorrenza dei manufatti industriali introdotti a Santiago grazie all’arrivo della ferrovia nella seconda metà del XIX sec., la tessitura tradizionale perse progressivamente di importanza, e da attività economica prese definitivamente una connotazione domestica. Fino alla prima metà del XX secolo nelle case del monte di Santiago si continuò a tessere ancora con una certa frequenza. Dieci “tessuti di tradizione” risalenti a questo periodo e donati al Mudec nel 2016, sono ora visibili in mostra.

Coperta costituita da due pezze di lana tessute e cucite assieme nel senso della lunghezza con motivi floreali di influenza europea Prima metà del XX sec. Filatura, tinture naturali e aniliniche, bayetón (tela piana a faccia di trama) Coll. Rocca Bassetti – Museo delle Culture, Milanomore
Coperta costituita da due pezze di lana tessute e cucite assieme nel senso della lunghezza con motivo decorativo floreale Prima metà del XX sec. Filatura, tinture naturali e aniliniche, tela piana a faccia di ordito con decorazione a pelo cortado Museo delle Culture, Milanomore

 

Con la metà del XX secolo anche la produzione domestica sembrò calare drasticamente, forse a causa dei processi migratori che interessano l’area, poverissima, a favore di altre regioni dell’Argentina o della capitale. A questo processo parteciparono, tardivamente, anche le donne. L’effettiva mancanza di figure femminili cui trasmettere l’arte della tessitura può essere stata una concausa della progressiva perdita di questa tradizione nella regione. Oggi solo in pochissime case l’attività della tessitura è ancora frequente e comune.

LE MANI TRA I 4 PALI: TECNICHE E SEGRETI
La tessitura è solo l’ultimo passo di un lungo processo che inizia con la preparazione delle fibre e la loro tintura.  Dopo aver pulito, preparato e filato la lana, la tessitrice tinge le matasse usando sia piante locali che tinture industriali (introdotte nella zona a partire dalla prima metà del XX secolo). La colorazione dei tessuti con tinture naturali è un’operazione complessa, quasi magica, i cui segreti costituiscono un patrimonio di saperi che unisce la tessitrice in maniera indissolubile alla natura della zona, e che presuppone una grande conoscenza delle piante del monte santiagueño. Una volta tinto, il filato viene armato su un telaio la cui struttura, rudimentalmente autoprodotta, è composta da quattro pali infissi nel terreno. Una miriade di temi decorativi ornano i tessuti di Santiago del Estero.

In mostra è possibile vederne un piccolo repertorio, che spazia dai disegni geometrici a quelli naturalistici. I decori sono resi con una straordinaria varietà di tecniche, molte delle quali sono il risultato di una lunga ibridazione culturale avvenuta localmente, che mostra influenze preispaniche più remote, inca, spagnolo-moresche e di derivazione industriale contemporanea. I tessuti di Santiago sono la testimonianza di come le donne abbiano saputo sviluppare una grande resilienza culturale coniugandola con straordinarie capacità di adattamento, creando nei tessuti una sottotraccia che assimila gli apporti culturali esterni e li plasma a misura del proprio mondo.

IL DOCUMENTARIO HUARMIS SACHAMANTA (LE DONNE DEL MONTE).
Nella lingua parlata durante l’epoca inca, il quechua, Huarmis sachamanta vuol dire donne (Huarmis) del monte (sacha = monte). Le donne del monte, come loro stesse si definiscono, sono le tessitrici del progetto dell’Associazione Sumampa/Adobe a Quimili Paso, che hanno recuperato le tecniche tradizionali di filatura, tintura e tessitura praticate per millenni nella zona, ma che si erano perse a seguito dei cambiamenti economici e della massiccia migrazione avvenuta negli ultimi 60 anni. Il lavoro di campo ha avuto come scopo quello di documentare la vita, i pensieri e i gesti delle tessitrici di Santiago, molte delle quali ultra novantenni, nel tentativo di fermarne la memoria e trasmetterla ai posteri.

INFO:

MUDEC – Museo delle Culture di Milano
Via Tortona, 56

dal 03/07/2020 – 08/11/2020

ORARI MOSTRE Ven, Sab, Dom 11.00 ‐ 18.00

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

Info e prenotazione www.mudec.itc.museoculture@comune.milano.it

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