I tesori nascosti di Villa Arconati: Il Teatro di Diana e il giardino
Da domenica 21 giugno finalmente Villa Arconati FAR ha riaperto i cancelli almeno del Giardino delle meraviglie. Ogni domenica il meraviglioso giardino offre al pubblico la possibilità di passare una giornata tra storia, arte, natura, fascino, da vivere in piena sicurezza. Negli scorsi mesi vi abbiamo parlato dei tesori del palazzo di Castellazzo, ora vi raccontiamo i Tesori del suo giardino: Il Teatro di Diana
Dal seicento la dea protettrice delle selve custodisce il giardino di Castellazzo
Il Teatro di Diana è il più antico tra tutti quelli presenti in Villa e custodisce le selve di Castellazzo fin dal Seicento. È anche il teatro in assoluto più imponente e maestoso fra tutti quelli del giardino e si trova posizionato sull’asse principale del giardino, così che sia immediatamente visibile dall’ingresso posizionato ad ovest, sulla strada per Varese. Le dimensioni e la posizione del teatro non sono state scelte a caso: la villa, infatti, era un luogo di svago e la caccia era uno dei passatempi prediletti dell’aristocrazia.
Fin dalla fine del Seicento il giardino Arconati è stato caratterizzato dalla presenza di ambienti e sculture riproducenti divinità della mitologia classica, di gran moda al tempo.
Diana, dea della caccia, è raffigurata quale figura imponente all’interno del proprio teatro. La scultura è in gesso, così come sono in gesso i due cani, un levriero e un bracco, posti ai lati della dea. Altri due cani in arenaria sono posizionati ai piedi del basamento che sorregge la scultura.
Grazie ad alcuni documenti di inizio Settecento è stato possibile ritrovare le due iscrizioni con motti legati alla divinità, che si trovano rispettivamente sul cartiglio posto nella parte alta del timpano «PRAESIDET HIC NEMORUM CUSTOS, CUSTOSQ; PUDORIS», nella quale si fa riferimento anche al fatto che Diana è la dea protettrice della castità; e sul piedestallo che regge la grande statua: «IPSA SIBI | SEDEM | FORMAVIT | DIVA | TRIFORMIS». Questo motto nomina la dea come “triforme” poiché Diana vegliava sul cielo, sulla terra e sugli inferi.
Lateralmente rispetto alla grande statua della divinità, si trovano due grotte nelle quali sono mollemente adagiate le due ancelle della dea. Queste bellissime sculture sono in marmo bianco.
Gli spettacolari giochi d’acqua del teatro
Il Teatro di Diana era spettacolare non solo per le sue dimensioni, ma anche e soprattutto per i suoi arditi giochi d’acqua: vasi comunicanti ai due lati del teatro, che fanno scendere zampilli d’acqua fino a terra; una fontanella centrale con l’acqua che sgorgava dalle fauci del draghetto avviluppato attorno ad un simpatico amorino; uno scherzo d’acqua azionato da un fontaniere dal retro del teatro, posizionato tra le zampe del cane in arenaria a destra del piedestallo della dea. Ed infine il gioco più spettacolare, ovvero la caduta dell’acqua goccia a goccia a simulare lo scorrere dell’acqua nelle grotte delle due ninfe.
Data la complessità dei giochi d’acqua del teatro, sul retro dello stesso si trovava una torre delle acque con meccanismi simili a quelli posti in quella sul retro della Limonaia: una cisterna per la raccolta dell’acqua era collocata nella parte alta del teatro, mentre ai suoi piedi si trovava un pozzo molto profondo dal quale l’acqua veniva fatta salire verso l’alto attraverso la noria, una grande ruota movimentata da un cavallo. L’acqua, cadendo dall’alto, riceveva la spinta necessaria per far funzionare tutti i giochi d’acqua dell’imponente struttura.
Il restauro
Il progetto di restauro del Teatro di Diana, realizzato tra l’inizio del 2019 e il maggio 2020, è stato tra i più complessi finora realizzati sulle strutture del giardino.
I lavori sono stati realizzati seguendo le indicazione e con l’autorizzazione dell’Arch. Antonella Ranaldi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano.
Le indagini stratigrafiche realizzate per lo studio approfondito della struttura, prima dell’inizio dell’intervento, hanno fatto emergere sotto lo strato pittorico più recente – realizzato nel Novecento e molto deteriorato – che presentava una finitura cromatica sui toni del giallo e dell’arancione, un precedente strato d’intonaco con una finitura pittorica meglio conservata e realizzata con materiali di maggior pregio: si tratta dell’intervento decorativo della prima metà dell’Ottocento probabilmente coevo a quello realizzato al Teatro di Andromeda. L’intervento ottocentesco intendeva riprodurre attraverso la pittura le diverse tipologie di pietra utilizzate in alcune parti del teatro: il serizzo, il granito rosa e l’arenaria.
Evidentemente sarebbe stato troppo costoso realizzare l’intero teatro con questi materiali, pertanto si utilizzò la pittura per riprodurre le materie più preziose. Per l’ospite che guardava il teatro da distanza, dunque, doveva destare grande stupore (e invidia) la vista di questo colossale teatro in pietra, che emergeva dalle quinte di vegetazione.
La nicchia che incornicia il capo della dea nel Novecento ritraeva una conchiglia sui toni arancioni, rossi e gialli – le cromie utilizzate su tutto il teatro – il cui disegno riprendeva probabilmente quello proposto da Marc’Antonio Dal Re nelle sue incisioni settecentesche, forse con l’intento di dare un aspetto rococò alla struttura. Lo strato pittorico ottocentesco, invece, così come testimoniato in una fotografia di fine Ottocento, vedeva una decorazione con un cielo stellato, di cui sono stati ritrovati lacerti pittorici sotto lo strato più superficiale. Questo tipo di decorazione si distaccava nettamente dalle tipiche rocailles del barocchetto settecentesco; tuttavia andava a identificare meglio Diana quale divinità “lunare” e della notte.
Nel corso del restauro non sono sfuggiti neppure i più piccoli dettagli: sono state ritrovate, e dunque riproposte, tracce originali delle dorature presenti sui calzari, sulla cintura della dea e sulle frecce. È stato, infine, ritrovato l’arco originale della dea, che era nascosto dietro alla sua schiena: si tratta di un arco in gesso, che si colloca sulla spalla destra della dea, dietro la faretra con le frecce.
La scelta di riproporre le cromie ottocentesche non è stata dettata solo dalle scoperte nel corso delle stratigrafie, ma anche da una ragione stilistica strutturale: la sommità del teatro è stata, infatti, alzata nell’Ottocento. Dal confronto con l’incisione settecentesca di Marc’Antonio Dal Re, infatti, si nota chiaramente che la parte alta del timpano è stata alzata e modanata per collocarvi una meridiana dipinta.
La tematica dello scorrere del tempo era evidentemente molto cari agli antichi Padroni del Castellazzo, tanto da ritrovarsi nel Teatro delle Quattro Stagioni, nella Sala dello Zodiaco e nella leggenda secondo cui la Villa avrebbe 365 finestre. Un’altra meridiana è stata collocata, sempre nell’Ottocento, nella Corte del Cedro, che funge da luogo d’unione tra la parte nobile della Villa e il Borgo.
Sul fronte del Teatro si trova la Fontana dei Tritoni, realizzata nel Seicento con un basamento in arenaria scolpito con figure chimeriche e una vasca sovrastante in marmo di Candoglia, in cui due mostri marini spruzzano acqua dalle fauci rivolte le une verso le altre. Il disegno di questa bellissima fontana, di certo uno dei pezzi più pregiati del nostro Giardino, è attributo a Camillo Procaccini.
INFO:
Ogni domenica è possibile visitare il giardino delle meraviglie
Per garantire la sicurezza deivisitatori sono state predisposte alcune semplici regole che consentiranno a tutti di vivere al meglio la propria visita.
- Biglietti acquistabili on-line: i biglietti d’ingresso al Giardino saranno acquistabili esclusivamente on-line sul nostro sito di Villa Arconati. Questo garantirà al pubblico di assicurarsi il proprio biglietto d’ingresso comodamente da casa, senza attese in biglietteria. Data la vastità del sito, si ha la possibilità di garantire un ampio numero di biglietti ogni domenica, che saranno acquistabili fino al giorno stesso dell’ingresso prescelto.
- Ingressi contingentati: gli ingressi saranno garantiti ogni 30 minuti, così da evitare code e assembramenti. Si chiede ai visitatori di presentarsi all’ingresso puntuali o con massimo 5 minuti di anticipo.
- Misurazione della temperatura: prima di accedere in Villa, ai visitatori verrà misurata la temperatura. Nel rispetto della normativa vigente, in caso di temperatura uguale o superiore a 37.5° non sarà consentito l’accesso al sito.
- Igienizzazione delle mani: FAR mette a disposizione del proprio pubblico soluzioni igienizzanti delle mani, così da garantire una corretta e costante igienizzazione delle mani.
- Uso delle mascherine: l’ingresso è consentito solo indossando la mascherina, che deve sempre coprire naso e bocca. Per la tutela di tutti non è consentito l’accesso con mascherine con valvola filtrante.
- Distanziamento: i visitatori dovranno mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro.
- Durata della visita: il tempo medio di visita del Giardino è di circa 2 ore. Per garantire la sicurezza di tutti i visitatori, solo in caso di rischio di assembramenti potrebbe essere richiesto al pubblico di lasciare il sito trascorse le 2 ore di visita. (Farà fede l’orario d’ingresso indicato sul biglietto)
Il Personale e i Volontari FAR saranno sempre a disposizione dei visitatori per rispondere a qualsiasi domanda, far fronte ad ogni necessità e garantire una visita serena, in piena sicurezza e nel rispetto delle norme vigenti.
Villa Arconati-FAR
Apertura al Pubblico del Giardino 2020
ogni domenica dalle 11.00 alle 19.00
Biglietti acquistabili esclusivamente on-line:
https://www.villaarconati-far.it/ita/visita-la-villa/stagione-apertura.aspx
I cani sono ammessi al guinzaglio
Tariffe:
Ingresso intero € 5,00+diritti di prevendita
Ingresso ridotto: ragazzi da 11 a 18 anni e persone diversamente abili € 3,00+diritti di prevendita
Ingresso gratuito: bambini fino a 10 anni e accompagnatore di persone diversamente abili