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Piccolo Teatro di Milano: al via la Stagione estiva con 13 spettacoli dal vivo

Piccolo Teatro architettoniche. Foto ©Masiar Pasquali

Dal 16 giugno al 20 settembre 2020, il Piccolo Teatro di Milano darà il via alla Stagione estiva con 13 spettacoli dal vivo, per un totale di circa 50 recite complessive e dieci dirette video. Gli spettacoli saranno all’aperto, nel Chiostro Nina Vinchi in via Rovello 2, per poco meno di settanta spettatori, e, in proficua sintonia con i Municipi e con la Fondazione Cariplo, verranno riproposti, nel mese di luglio, in nove spazi dei Municipi della città di Milano.

La programmazione del Chiostro sarà continua, da giugno a settembre, con tre recite per ciascuno dei titoli presentati, dal martedì al giovedì, per poi spostarsi nel fine settimana in altri luoghi della città metropolitana. Particolarmente stretta sarà la collaborazione con mare culturale urbano, dove verranno trasmesse in diretta, su grande schermo, le prime rappresentazioni, in contemporanea con il Chiostro e dove, ad agosto, sarà presente dal vivo Marco Paolini. Oltre a quest’ultimo, saranno presenti artisti protagonisti anche della prossima Stagione 2020/2021: Stefano Massini, Gabriele Lavia, Sonia Bergamasco, Davide Enia, Paolo Rossi, Massimo Popolizio, Michele Serra, la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli, Lella Costa, Enrico Bonavera, Enrico Intra, e un’ospitalità del Teatro dell’Elfo, Frankenstein, nell’interpretazione di Elio De Capitani. Dal 13 al 20 settembre, le proposte di Tramedautore, che si aggiungono ai 13 spettacoli, a rinnovare una collaborazione consolidata negli anni.

Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.30 e, in caso di maltempo, si sposteranno all’interno della sala del Teatro Grassi.

Prezzi: spettacoli al Chiostro, posto unico € 5; spettacoli nei Municipi, ingresso gratuito.

Spazi di Teatro: i Municipi, Bocciofila Circolo Cerizza Via Privata Antonio Meucci 2, Municipio 2, Urbana New Living Via Rizzoli 47, Municipio 3 Giardino delle Culture Via Morosini 8, Municipio 4, Casa dell’accoglienza “Enzo Jannacci” Viale Ortles 69, Municipio 5, Casa Chiaravalle Via Sant’Arialdo 69, Municipio 5, BASE Milano Via Bergognone 34, Municipio 6 mare culturale urbano Via Giuseppe Gabetti 15, Municipio 7, Chiostro Certosa di Milano Via Garegnano 28, Municipio 8, Biblioteca Cassina Anna Via Sant’Arnaldo 17, Municipio 9

IL PROGRAMMA:

PRODUZIONE Chiostro Nina Vinchi – 16 giugno (in diretta video a mare culturale urbano), 3 e 17 luglio
Storie di e con Stefano Massini, pianoforte Paolo Jannacci, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, in collaborazione con Bubba Music

Oggi, più che mai, abbiamo compreso il valore immenso della possibilità di ritrovarsi, insieme, nello stesso luogo, ad ascoltare e condividere un racconto che provi a restituire una chiave di lettura di un presente indecifrabile. È un “privilegio” che è stato per molte settimane sospeso, sostituito dalla mediazione, insufficiente, degli schermi. Stefano Massini, tornando a incontrare il pubblico dal vivo, si riappropria del suo ruolo “da Virgilio”, nei meandri e negli anfratti del nostro tortuoso presente. Nella vita di ogni giorno, tra le pagine dei giornali, nei luoghi che visitiamo quotidianamente, negli sguardi degli sconosciuti sono nascoste storie che aspettano solo di essere scoperte e che Massini, accompagnato al pianoforte da Paolo Jannacci, porta all’attenzione degli spettatori.

«Che cosa c’è prima di un testo? – dice Massini –. Semplicemente: la scintilla di una storia, l’innamoramento per la sua forza, per gli echi che contiene, e dunque la volontà di raccontarla. Solo che le storie si nascondono ovunque. Soprattutto oggi, nella proliferazione dei mezzi di comunicazione, in cui la bulimia del narrare a tutti i costi si traduce in valanghe di sequenze inutili. Scopri allora che all’alba del Terzo Millennio uno scrittore è innanzitutto questo: un rabdomante, un cercatore d’oro del Klondike, alla ricerca di vene sepolte, nascoste, sedimentate. Proviamo a farci strada nell’officina del racconto, laddove prende forma il viaggio antico dell’evocare, quel sistema di metafore e rimandi che Borges definiva incanto, magia, anatomia incredibile del reale. È l’anticamera di future storie, il prologo del non ancora detto, il Libro della Genesi in cui la creazione è ancora tutta da organizzare. In Principio fu il Verbo. Ovvero: niente esisteva, ma tutto cominciò a vivere nell’attimo stesso in cui qualcuno scelse la sua storia. E noi ci stiamo tutti dentro. È solo un gioco di specchi, in fondo».

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – dal 17 al 19 giugno
Edipo Re di Sofocle traduzione Salvatore Quasimodo, con Gabriele Lavia, produzione Effimera srl, Gabriele Lavia torna al Piccolo Teatro con la lettura dell’Edipo Re di Sofocle.

«Aristotele considerava Edipo Re la “perfetta espressione del genio tragico greco”. L’opera è considerata il capolavoro di Sofocle e il modello assoluto dei meccanismi della tragedia greca. Una grave pestilenza, causata dall’ira di Apollo, colpisce il popolo di Tebe durante il regno di Edipo. Il “male” potrà essere sconfitto quando il colpevole dell’assassinio del Re sarà scoperto e punito. La trama della tragedia è l’indagine che Edipo stesso conduce per trovare il misterioso colpevole della morte del Re Laio che governava la città di Tebe prima dell’arrivo di Edipo. Finché l’assassino non verrà trovato e bandito dalla città, la peste contagerà Tebe. Edipo inizia subito la ricerca dell’assassino senza sapere che sta cercando se stesso. Lui stesso è il colpevole che dev’essere scacciato. Lui stesso è il male che contagia la città. L’uomo è sempre la causa dei mali degli uomini. Quell’uomo che aveva salvato la città svelando il mistero della “Sfinge” ora si scopre la causa del male di Tebe. Assassino del padre e sposo della madre. Giocasta si uccide impiccandosi. Edipo si acceca. Le grida di dolore di Edipo risuonano nel buio di una cecità che pare essere il destino dell’uomo. L’uomo spinto dal desiderio di conoscenza, fino alla propria rovina “…e se esiste un male peggiore del male, quel male fu dato a Edipo”».

PRODUZIONE Chiostro Nina Vinchi – 23 giugno (in diretta video a mare culturale urbano), 24 e 25 giugno
L’umano nell’uomo due racconti esemplari di Vasilij Grossman, con Sonia Bergamasco, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Sonia Bergamasco legge due racconti di Vasilij Grossman, grande autore del Novecento russo, conosciuto al pubblico per il romanzo-epopea Vita e destino, che il Piccolo ha proposto per due Stagioni, nella straordinaria regia di Lev Dodin. La scelta dell’interprete cade su La cagnetta e La Madonna Sistina, racconti che sottolineano un tema particolarmente caro all’autore: l’eterno conflitto tra il bene e il male. Il primo racconto breve fu scritto da Grossman, pochi anni prima di morire. Attraverso lo sguardo innocente di questa creatura descrive i preparativi e la realizzazione di un viaggio spaziale che produce, come effetto secondario e inaspettato, una nuova forma di rapporto tra i protagonisti di questa esperienza. Il secondo prende spunto da una visita al Museo Puškin, nel 1955, dove l’autore ebbe occasione di ammirare “La Madonna Sistina”, celebre dipinto di Raffaello portato da Dresda a Mosca come preda di guerra. La visione dell’opera lo turba profondamente: nello sguardo della Madonna e del Bambino legge l’immagine delle innumerevoli donne che, con i propri figli, erano state condotte nell’inferno del campo di sterminio di Treblinka. «Guardando la Madonna Sistina – dice Grossman – noi conserviamo la fede che la vita e la libertà sono una cosa sola e non c’è niente di più alto dell’umano dell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà».

Scrive Sonia Bergamasco: «Secondo Montaigne la parola appartiene per metà a chi parla e per metà a chi ascolta, e per questo motivo mi sono chiesta a lungo quale fosse la voce più giusta per noi, sotto il cielo di Milano, oggi. Non poteva essere semplicemente una voce “efficace”, doveva tenere insieme un prima e un dopo, doveva parlare a tutti con semplicità e profondità. Una voce empatica, nuda, avventurosa. È lui – ho pensato – Vasilij Grossman, di cui ho letto molto, ma mai in pubblico. L’occasione delicata e preziosa di queste serate mi permette di condividere con voi la luce sottile dello sguardo di Grossman, scrittore e corrispondente di guerra russo che ha raccontato storie di donne, uomini, bambini e animali con la tenerezza assoluta di chi ha attraversato e sofferto la Storia con passione, con coraggio, e con una fiducia laica e inestinguibile nella bontà individuale».

Frankenstein, DeCapitani, fotoLucaDelPia

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 30 giugno (in diretta video a mare culturale urbano), 1 e 2 luglio Municipio 3 / Urbana New Living – 3 luglio, Municipio 2 / Bocciofila Circolo Cerizza – 4 luglio, Municipio 6 / BASE Milano – 5 luglio
maggio ‘43 di e con Davide Enia, musiche in scena Giulio Barocchieri, produzione Fondazione Sipario Toscana, Accademia Perduta/Romagna Teatri

L’importanza strategica del porto di Palermo durante la Seconda Guerra mondiale fu tragicamente chiara ai suoi abitanti nella primavera del 1943, quando la città subì un numero crescente di bombardamenti da parte degli Alleati, che stavano preparando lo sbarco sulle coste siciliane, il 9 luglio di quell’anno. Esattamente due mesi prima, Palermo aveva subito il primo bombardamento a tappeto avvenuto in Italia: in meno di venti minuti, gli aerei anglo-americani avevano scaricato sulla città 1570 bombe «‘a città di Palermo sventrata e lassàta ‘ntìerra in un bagno di sangue e macerie… non ci sono più le case e nemmeno le strade e non si vede niente che c’è polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che vedi nemmanco si riconosce». Il lavoro di Davide Enia trae linfa da una serie di interviste a persone che vissero quei giorni e ne uscirono miracolosamente illese. Partendo dai loro racconti e dai frammenti di memoria, la narrazione drammaturgica scompone, intreccia e rielabora queste testimonianze, per poi incastonarle in un’unica storia, quella di Gioacchino, dodicenne testimone di quell’orrore. Le parole di Enia, accompagnate dalla musica di Giulio Barocchieri, raccontano di «tempi cupi, in cui era necessario ingegnarsi per riuscire a sopravvivere – scrive Davide Enia –. Erano tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi».

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 7 luglio (in diretta video a mare culturale urbano), 8 e 9 luglio, Municipio 8 / Chiostro Certosa di Milano – 10 luglio, Municipio 4 / Giardino delle Culture – 11 luglio
Pane o libertà. Su la testa di e con Paolo Rossi, musiche dal vivo Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Stefano Bembi produzione Teatro Stabile di Bolzano

In questo periodo «più di domande che di risposte», Paolo Rossi torna al Piccolo con Pane o libertà. Su la testa, un nuovo spettacolo che, unendo stand-up comedy, commedia dell’arte e commedia greca, diventa il prototipo di un modo diverso di fare teatro: un progetto, pensato con il Teatro Stabile di Bolzano, che vuole essere un’azione teatrale ad alta valenza sociale.

«Il titolo Pane o libertà l’ho ripreso da un libro – spiega Paolo Rossi –. Lo trovo molto emblematico: si impone la scelta tra mangiare, vivere o avere la libertà». Mentre il sottotitolo, Su la testa, è stato coniato dall’attore nel 1992 per la trasmissione che lo consacrò come “il più rock tra i comici italiani”.

Con i musicisti Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi che formano la band Anciens Prodiges, Paolo Rossi conduce il pubblico in un percorso che, partendo dalla figura archetipica di Arlecchino (“che possedeva il biglietto di andata e ritorno per l’aldilà) giunge a quella che può essere considerata una sua evoluzione, ovvero l’intrattenitore popolare, capace di spaziare dalle stalle al cabaret.

«Giocando con l’illusione di mettermi sul palco – o su ciò che useremo come tale per bisogno o necessità – sia come attore, sia come personaggio e come persona, rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e la libertà, o a non scegliere proprio – prosegue Rossi –. Sono storie di artisti che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De André, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Parlerò di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello, che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza. Vorrei fare qualcosa che dia al mio essere chiamato comico una via di fuga verso un teatro sociale, nella poesia del buffo e della magia. Roba minima. Tanto per alzare le difese immunitarie del pubblico presente… o meno».

PRODUZIONE Chiostro Nina Vinchi, 14 luglio (in diretta video a mare culturale urbano),  15 e 16 luglio, Municipio 5 / Casa Jannacci – 17 luglio, Municipio 9 / Biblioteca Cassina Anna – 18 luglio
Pilato da Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, con Massimo Popolizio, musiche Stefano Saletti (Stefano Saletti, oud, bouzouki, bodhran, voce | Barbara Eramo, voce), produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Massimo Popolizio interpreta il secondo capitolo del capolavoro di Bulgakov, le venticinque pagine dedicate al procuratore della provincia romana di Giudea, Ponzio Pilato, e al suo incontro, a Gerusalemme, con uno strano individuo, Jeshua Hanozri, del quale la folla, fomentata dal sommo sacerdote Caifa, chiede a gran voce la condanna a morte. La potenza della scrittura è tale da suggerire immediatamente al lettore l’idea che la vicenda di quella morte, dalla quale ha avuto origine una delle tre religioni più praticate nel mondo, non possa essersi svolta che nella maniera in cui viene raccontata da Bulgakov. «La storia universalmente conosciuta di Gesù Cristo, dal suo arresto fino alla crocifissione sul Golgota, è qui vissuta dal punto di vista del procuratore Pilato – spiega Popolizio –. Viviamo le sue emicranie, i suoi attacchi di panico di fronte alla folla, i suoi sudori freddi per l’incontro con Caifa. La paura, lo sbigottimento di trovarsi di fronte a qualcosa di profondamente destabilizzante, nell’incontro con il prigioniero Jeshua, della città di Gamala, diventano il nostro punto di vista: come se Pilato fosse sempre seguito da una telecamera». Le parole dell’attore si intrecciano al tessuto sonoro creato da Stefano Saletti e Barbara Eramo, composizioni che sono in parte originali e in parte attingono alla tradizione mediterranea ed ebraico sefardita. Le musiche sottolineano i passaggi più intensi del testo e supportano la narrazione di Popolizio, portando lo spettatore a viaggiare nel tempo e nello spazio, attraverso la parola e le suggestioni di timbri e sonorità antiche ed evocative.

Intra, foto Attilio Marasco

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 21 luglio (in diretta video a mare culturale urbano), 22 e 23 luglio, Municipio 5 / Casa Chiaravalle – 24 luglio, L’amaca di domani unplugged
Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca di e con Michele Serra, regia di Andrea Renzi, scene e costumi Barbara Bessi, produzione SPA Live in collaborazione con Teatri Uniti

Serra apre le porte della sua bottega di scrittura con un racconto teatrale ironico e sentimentale in un’edizione speciale per l’estate.

Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere non sono condannate a parlare? Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo racconto teatrale impudico e coinvolgente.

Le persone e le cose trattate nel corso degli anni – la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la cultura – riemergono dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa. Michele Serra racconta di sé e del mestiere fragile e faticoso dello scrittore cercando di dipanare la matassa delle proprie debolezze e delle proprie manie.

Ma forse il vero bandolo, come per ogni cosa, è nell’infanzia. Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere.

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 26, 27 e 28 luglio
Marionette che passione! personaggi, autori e voci interpretate dagli attori di legno, da un’idea di Eugenio Monti Colla, marionette interpreti degli spettacoli del repertorio della Compagnia, direzione tecnica Tiziano Marcolegio, regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin, produzione Associazione Grupporiani – Comune di Milano – Teatro Convenzionato

Marionette che passione! è lo spettacolo che la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli allestisce al Chiostro Nina Vinchi fondendo in un’unica, speciale messa in scena situazioni e momenti tratti dalle rappresentazioni che, in più di vent’anni di collaborazione con il Piccolo Teatro, hanno debuttato sulle tavole dei palcoscenici milanesi, per poi viaggiare e portare la cultura e la tradizione italiana nelle più importanti città d’Europa e del mondo. Sarà l’occasione per rivedere i personaggi tratti dagli spettacoli più amati e applauditi, Excelsior, Il trovatore, La famiglia dell’antiquario, Macbeth, La tempesta, Sogno di una notte di mezza estate, L’isola del tesoro e altri, oltre a qualche anticipazione e ad alcune sorprese.

Ma la particolarità di questo spettacolo sarà l’impianto scenico, inconsueto e minimale, adatto all’allestimento nel Chiostro, con la figura del marionettista che muove a vista i personaggi a fili corti. Così le marionette, dopo un insolito periodo di forzata inattività, contribuiscono a ridare moto e vita al mondo del teatro, in attesa di tornare, per la prossima stagione, nel loro habitat naturale proponendo titoli, trame e spettacoli come hanno sempre fatto da duecento anni a questa parte.

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi, 31 luglio (in diretta video a mare culturale urbano), 1 e 2 agosto
La vedova Socrate di Franca Valeri, liberamente ispirato a La morte di Socrate di Friedrich Dürrenmatt, regia di Stefania Bonfadelli, con Lella Costa, produzione Centro Teatrale Bresciano, progetto a cura di Mismaonda

Il 31 luglio 2020, Franca Valeri compirà cento anni. In questa estate così particolare, le rendiamo omaggio e le facciamo gli auguri, grazie alla preziosa occasione che ci offre Lella Costa, interpretando uno dei suoi più celebri testi, La vedova Socrate. Liberamente ispirato a La morte di Socrate di Dürrenmatt, il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato di Santippe, la moglie del filosofo, descritta come una delle donne più insopportabili dell’antichità. Un memorabile passaggio di testimone tra due signore della scena e della comicità.

«Mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – racconta l’autrice –. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna forte e intelligente che del marito vede anche i tanti difetti».

Santippe può finalmente esprimersi su ciò che è stato il suo matrimonio e su quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate, da Aristofane ad Alcibiade: dei buoni a nulla, tra i quali primeggia Platone. L’allievo prediletto che si è appropriato di tutte le idee di Socrate trascrivendole, seppur fedelmente, nei suoi Dialoghi. Santippe non riesce a darsi pace e così lo riduce a uno sfruttatore di parole altrui e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d’autore… Ne nasce un racconto ironico e acuminato, tanto che Santippe deciderà di scrivere lei stessa un dialogo: ne saranno protagoniste le donne. Non occorre indagare la vera natura del proprio uomo: bisogna accettarlo così com’è, da vivo e da morto; d’altronde, «la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe».

PRODUZIONE Chiostro Nina Vinchi, 4 agosto (in diretta video a mare culturale urbano), 5 e 6 agosto
Alichin di Malebolge, di e con Enrico Bonavera regia Christian Zecca, produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Forse non tutti sanno che Arlecchino ha incontrato anche… Dante e Virgilio, ai tempi della loro “escursione” nei tre mondi dell’aldilà! In effetti non era proprio lui, il batocio di Carlo Goldoni, bensì un suo emulo, con tutt’altro bagaglio culturale… Alichino è infatti un diavolo dei Malebranche che, inseguendo il sommo poeta toscano e la sua guida latina – a suo dire colpevoli di aver fatto cadere lui e il suo compagno Calcabrina nella pece bollente – si è ritrovato fuori dall’Inferno e si è smarrito nel mondo dei vivi. Non è stata cosa da poco, perché il poveretto ha vagato senza sosta per otto secoli ed è sopravvissuto “infiltrandosi” tra compagnie di comici erranti, dove, di volta in volta, si è reincarnato negli interpreti della maschera di Arlecchino. Finalmente, grazie a una seduta spiritica, è tornato a Malebolge. È noto, tuttavia, che i ritorni riservano ai “reduci” sempre molte sorprese… Dove sono finiti i dannati? Dove quella bella puzza infernale così rassicurante? Dove fiamme e pece?

In un’ora e mezza scoppiettante, in un dialetto “falso lombardo-veneto”, Bonavera indossa le vesti di un diavolo furioso, ingenuo, stralunato, e pasticcione, divertendosi a giocare con la fantasia nel mondo della Commedia dantesca, in un viaggio esistenziale pieno di avventure paradossali, ricco di comicità e di tanta poesia.

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 18 agosto (in diretta video a mare culturale urbano), 19 e 20 agosto
Il suono Enrico Intra – piano solo, Alex Stangoni – live electronics (20 agosto)

«Una delle doti naturali degli esseri viventi è la possibilità di udire. Di udire suoni e rumori, come piacere per ascoltare poesie, voci e MUSICA. Ma l’eccezionalità di questo miracolo è per tutti essere una guida del suono invisibile verso un infinito impalpabile». Con queste parole Enrico Intra presenta il suo ultimo progetto dedicato al Piccolo Teatro, in programma al Chiostro Nina Vinchi. È questa, sempre nelle parole del Maestro, la meta da raggiungere con lo stesso Intra nel ruolo di “traghettatore”: «vi terrò per mano verso mete ignote da immaginare, in cui aria, acqua e suono saranno il mulino della fantasia».

Durante il periodo di “chiusura forzata” definito da Enrico Intra «di clausura decisamente creativa», il Maestro ha composto 58 minuti di musiche che, durante queste tre serate speciali, saranno eseguite al pianoforte nella classica forma di suite. Per la conclusione del ciclo, il compositore ha previsto la presenza di una “fabbrica dei suoni”, ovvero uno strumento elettroacustico, il live electronics, alimentato e suonato da un giovane musicista, Alex Stangoni. Spetterà a lui il compito di assecondare ed amplificare la naturale tensione alla sperimentazione del maestro, proponendo un concerto unico che nasce da una complicità e da una storica collaborazione tra i due musicisti. Protagonisti, tra l’altro, di una versione discografica intitolata Sound Planets, registrata presso il Teatro Strehler in occasione del MitJazz Festival.

Enia, foto Giuseppe Distefano

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 25, 26 e 27 agosto, Municipio 7 / mare culturale urbano – 28 agosto
Teatro fra parentesi. Le mie storie per questo tempo di e con Marco Paolini, produzione Michela Signori, Jolefilm

Marco Paolini sceglie lo stile degli Album per la sua presenza al Piccolo, in occasione dell’estate al Chiostro Nina Vinchi e in altri luoghi milanesi.

Album è parola che riporta alle origini del suo lavoro, scelta con la consapevolezza che questa non è una ripresa, ma un nuovo inizio e che ogni serata, ogni spettacolo, ogni luogo che lo ospiterà saranno densi di storie difficili da dimenticare, ma al mestiere del teatro si chiede anche questo. E molto ancora.

«Un Album di storie brevi – spiega Paolini – tenute insieme da un filo di pensieri, storie che vengono dal mio repertorio, ma anche dall’ultimo spettacolo che non è mai andato in scena per via del coprifuoco dovuto al Covid 19. Storie a sorpresa come nell’uovo di Pasqua, perché la Pasqua quest’anno è saltata e così la si recupera un po’».

OSPITALITÀ Chiostro Nina Vinchi – 2 settembre (in diretta video a mare culturale urbano), 3 e 4 settembre
Elio De Capitani narra Frankenstein, il racconto del mostro, da Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno di Mary Shelley, disegni di Ferdinando Bruni, voce del dottor Frankenstein Ferdinando Bruni, luci Nando Frigerio, suono Gionata Bettini, assistente alla regia Alessandro Frigerio, produzione Teatro dell’Elfo

«È la forza dell’intuizione geniale», dice Nadia Fusini nel saggio introduttivo all’edizione Einaudi, a fare di Frankenstein un capolavoro di ogni tempo. A partire dalla prima pubblicazione del romanzo (1818), la storia del mostro creato in laboratorio ha alimentato un mito che ha attraversato i secoli e alimentato il nostro immaginario collettivo. «Era da tempo che pensavo a Frankenstein – spiega Elio De Capitani – e nel 2017, a distanza di due secoli esatti da quando fu ideato, mi sono deciso. Perché oggi Frankenstein ci parla più che mai. Oggi, mentre siamo immersi in tensioni emotive davvero laceranti nei riguardi dell’altro, la cui diversità ce lo può far apparire esattamente come un mostro, la creatura di Mary Shelley è in grado di svelare le emozioni più profonde che agitano la nostra epoca, di catturare le contraddizioni di una società in un momento critico della sua esistenza. Com’è proprio dei grandi miti. Il tema di Frankenstein è la bruttezza, la mostruosità fisica, in una creatura potenzialmente dotata di dolcezza infinita, ma portata a un’ira feroce e inarrestabile dalla disperazione: un tema estremo ma illuminante. Il bisogno di far parte della comunità umana non ci tocca se la vista non è appagata? La mia narrazione si concentra sulla parte centrale del romanzo con la restituzione del punto di vista della “creatura”: è qui che Mary Shelley dà direttamente la parola al mostro, costruito nel laboratorio del dottor Frankenstein assemblando pezzi di cadaveri. Uno dei momenti più toccanti del racconto». «Se questo romanzo permane nei secoli – conclude Nadia Fusini – è perché in esso trionfa il mito, nel senso proprio di racconto. Ovvero, la forza della storia è nell’idea. È così che chi scrive cattura – magari inconsapevolmente, ma tanto maggiore nel caso è la forza dell’intuizione geniale – le tensioni emotive profonde della sua epoca, le contraddizioni di una società in un momento critico della sua esistenza».

COLLABORAZIONI Chiostro Nina Vinchi e Teatro Grassi – dal 13 al 20 settembre

Tramedautore – Festival internazionale delle drammaturgie, XX Edizione – Cittadini senza Stato, a cura di Outis in collaborazione con mare culturale urbano | Ludwig – Officina di Linguaggi Contemporanei

Giunto alla ventesima edizione, Tramedautore propone un attraversamento delle drammaturgie italiane degli ultimi decenni. Focalizzato sull’Italia, il Festival prevede anche una sezione internazionale, Testimonianze, con brevi testi inediti di autori tra cui Albert Ostermaier e Rafael Spregelburd.

«Crediamo ancora – spiegano gli organizzatori – che il teatro possa essere luogo di metabolizzazione del contemporaneo, strumento di conoscenza, leva di crescita di una comunità che vorremmo sempre più eterogenea e inclusiva; crediamo ancora che il teatro possa avere una funzione politica nella sua costruzione di consapevolezza collettiva. Da queste riflessioni nasce il desiderio e il dovere di indagare una condizione che sentiamo molto viva e drammaticamente attuale: i cittadini senza stato. Cittadini senza stato sono tutti i popoli che si sono ritrovati violentemente senza una casa e si sono distribuiti forzatamente in giro per il mondo. Cittadini senza stato sono i ragazzi e le ragazze che scelgono di cercare fortuna altrove perché nel loro paese non hanno la speranza di crescere e di poter mettere a valore le loro competenze. Cittadini senza stato sono i popoli che subiscono e fuggono da guerre fratricide. Cittadini senza stato sono tutte le persone abbandonate a loro stesse nelle nostre periferie». La rassegna si apre con un testo di Antonio Tarantino, autore di riferimento della drammaturgia italiana, scomparso da poche settimane. Estremamente variegato, per argomenti, età e background culturale, il panorama dei drammaturghi e autori coinvolti, tra cui Gian Maria Cervo e i russi Fratelli Presnyakov, Michela Lucenti e Balletto Civile, Lucia Mallardi, Davide Pascarella, Sonia Antinori, Silvia Rigon, Luana Rondinelli.

BIGLIETTI STAGIONE ESTIVA E MISURE DI SICUREZZA PER ACCEDERE AGLI SPETTACOLI

I biglietti per gli spettacoli del Chiostro sono acquistabili con carta di credito online sul sito del Piccolo Teatro – www.piccoloteatro.org – o attraverso il servizio di biglietteria telefonica al tel. 02.42.411.889 attivo dal lunedì al sabato ore 9.45-18.45, domenica ore 10-17. In caso di acquisto telefonico sarà necessario indicare un indirizzo e-mail valido al quale verrà inviato il biglietto elettronico.

Gli abbonati e gli spettatori già in possesso di voucher potranno utilizzarlo acquistando i propri posti su vivaticket.it.

I biglietti per assistere agli spettacoli negli altri luoghi della città sono disponibili sempre sul sito www.piccoloteatro.org e tramite la biglietteria telefonica.

Sarà possibile accedere a tutti gli spettacoli mostrando all’ingresso il biglietto cartaceo o in formato elettronico direttamente dal proprio smartphone. In caso di dimenticanza, non sarà possibile stampare il biglietto prima dell’ingresso. Le biglietterie rimarranno chiuse per incentivare l’acquisto online o telefonico.

In caso di maltempo, gli spettacoli si sposteranno all’interno della sala del Teatro Grassi. I posti assegnati verranno indicati sulle poltrone all’interno della sala.

Per evitare code e assembramenti, il pubblico è invitato a presentarsi presso il luogo dello spettacolo al massimo 30 minuti prima dell’inizio della rappresentazione.

Gli spettatori con temperatura uguale o superiore a 37,5° non potranno accedere allo spettacolo e avranno diritto al rimborso del biglietto. Il personale all’ingresso è provvisto di appositi termoscanner per la misurazione della temperatura.

Per accedere agli spettacoli è obbligatorio indossare la mascherina o altro dispositivo di protezione individuale (mascherine di comunità) e sanificare le mani utilizzando gli appositi dispenser.

Gli spettatori sprovvisti di mascherina potranno richiederne una all’ingresso.

I posti assegnati garantiscono il distanziamento fisico come previsto dalle disposizioni sanitarie.

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