Omaggio alla sposa bambina “in Montanelli” dello street artist Ozmo
È comparso stamattina in via Torino a Milano un nuovo murales dello street artist Ozmo in memoria della sposa bambina “in Montanelli” e in risposta alle tante polemiche tornate in auge in questi giorni riguardo alla statua nei giradini di Porta Venezia intitolata al celebre giornalista Indro Montanelli per il suo matrimonio con una bambina eritrea di 12 anni. Sulla scia delle manifestazioni antirazziste seguite all’uccisione di George Floyd, la statua di Montanelli, proprio nella notte scorsa, è stata vandalizzata con della vernice rossa e sono state scritte le parole “razzista, stupratore”.
L’immagine riprodotta dallo street artist rappresenta un piedistallo, come quello su cui si trova Montanelli, sul quale idealmente si erge libera, protagonista, dipinta in un gesto di orgoglio la giovane Fatima-Destà, la concubina eritrea del giornalista a lui venduta dal padre come usanza del tempo durante la guerra che permetteva ai cittadini italiani nelle colonie di accompagnarsi temporaneamente con le donne/bambine indigene, una pratica chiamata ‘madamato’.
“Rappresentando su questo piedistallo una bambina, africana, infibulata, venduta in sposa a un soldato bianco, vittima più volte del colonialismo dell’uomo, in questo momento delicato di lotte globali per i diritti delle minoranze etniche esplose dopo l’assassinio di G.Floyd, voglio restituire, almeno in parte, dignità ai deboli, emarginati, violentati e derubati, a chi, come lei, si trova dalla parte sbagliata della storia”, ha detto Ozmo, considerato uno dei fondatori delle pratiche di street artist in Italia.
La ragazza rappresentata ha all’incirca la stessa età di Fatima-Destà, vestita in abiti sgargianti mentre porta al villaggio dell’acqua potabile nella sua grossa tanica gialla a tracolla, il volto è coperto da una macchia di colore che possiamo definire una maschera di colore blu, dall’immagine che viene rimandata si vedono solo gli occhi che ci fissano ma non è possibile capire se sorridono o fanno una smorfia di dolore.