Nella Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, istituita il 12 giugno del 2002, non possiamo fare a meno di pensare a una terribile vicenda recente, quella di Zohra, la bambina pakistana di 8 anni uccisa dai suoi datori di lavoro per la sola colpa di aver liberato i pappagalli dalla gabbia, ma i dati dell’UNICEF ci ricordano che nel mondo ci sono oltre 152 milioni di bambini e bambine che si trovano nella stessa situazione, costretti a lavorare, sfruttati, tramutati in schiavi, abusati sessualmente e a volte, come abbiamo tragicamente visto, torturati e uccisi.
Oggi sono 72 milioni i minori impegnati in lavori pericolosi e con la pandemia da coronavirus in atto, secondo il report dell’International Labour Organization (Ilo) e Unicef, in molti Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, sono stati introdotti un numero sempre crescente di minori a chiedere l’elemosina o peggio. Nei paesi colpiti da conflitti armati, dove vivono circa 250 milioni di bambini, l’incidenza del lavoro minorile è più alta del 77% rispetto alla media globale. «In tempi di crisi il lavoro minorile diventa un meccanismo di coping per molte famiglie – spiega la direttrice dell’Unicef Henrietta Fore. – Appena la povertà cresce, le scuole chiudono e diminuiscono i servizi sociali, molti bambini vengono spinti a lavorare».
Dopo 20 anni di progressi per la prima volta rischia nuovamente la crescita del lavoro minorile, che era diminuito di 94 milioni di casi dal 2000, ma l’avanzamento ora è compromesso: i bambini che già lavorano rischiano di lavorare per più ore o in condizioni peggiori. La maggior parte potrebbe essere costretta a svolgere i lavori peggiori, che causano danni alla salute e alla sicurezza. Senza parlare delle gravissime ripercussioni dal punto di vista psicologico, tutto questi bambini perdono il diritto all’infanzia che gli viene brutalmente strappato.
“Oggi vogliamo ricordare tutti i bambini coinvolti nel lavoro minorile, tutti i bambini che hanno perso l’istruzione, le famiglie, anche la vita per questa piaga. Il lavoro minorile interferisce con l’istruzione ed è pericoloso per lo sviluppo fisico, mentale e sociale di un bambino” – ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia. “Sono ancora troppi i bambini privati della loro infanzia, vittime, loro malgrado, di una realtà spietata che li costringe a diventare improvvisamente adulti e li espone a gravi pericoli. Il COVID19 ha inoltre inasprito le vite dei bambini, soprattutto quelli più vulnerabili. È un nostro dovere fare di più per tutti loro, soprattutto oggi”.
L’UNICEF chiede delle azioni per eliminare il lavoro minorile e rendere i bambini visibili, perché eliminare questa piaga è possibile, così ha stabilito un elenco di azioni da intraprendere. I governi devono investire nella raccolta di dati nuovi e migliori sul lavoro minorile; includere i bambini lavoratori nelle iniziative e nei programmi di protezione sociale; cambiare le norme sociali e permettere l’empowerment delle comunità; rendere l’istruzione accessibile e maggiormente pronta a rispondere ai bisogni dei bambini lavoratori.
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