Continua il nostro percorso tra le meraviglie e i tesori della piccola Versailles lombarda aka Villa Arconati-FAR, oggi torniamo tra le mura della dimora e apriamo le porte di una delle stanze più eleganti e raffinate: la Sala da Ballo.
La sala, costruita per volontà di Giuseppe Antonio Arconati entro la metà del Settecento, è la più grande tra le 70 stanze del palazzo e misura ben 200 mq. L’ampiezza della sala serviva non solo a dimostrare la grandezza del padrone di casa, ma aveva anche delle ragioni pratiche: la sala, infatti, doveva contenere agiatamente le danze di cavalieri e dame (i cui abiti all’epoca necessitavano di ampio spazio) e naturalmente l’orchestra che suonava dal vivo. Per questa ragione, in ville che non disponevano di saloni di grandi dimensioni, le sale da ballo a volte sono costruite su due livelli – ne è un esempio la bellissima Sala della Musica di Villa Litta di Lainate – e l’orchestra è posizionata sopra un palco o una balaustra.
La Sala da Ballo Arconati è collocata nell’ala sud-ovest della Villa, una posizione non di certo casuale! Il posizionamento verso sud, infatti, permette alla sala di godere della luce fino a tarda sera nei tramonti estivi. La questione dell’illuminazione a noi oggi può sembrare banale, ma non dobbiamo dimenticare che l’illuminazione elettrica arrivò in Villa solo nel 1913!
Fino ad allora, dunque, fu necessario utilizzare alcuni accorgimenti per illuminare la Sala e renderla accogliente per i propri Ospiti.
Oltre al favorevole posizionamento verso sud e ad una doppia esposizione con finestre e portefinestre sulle due pareti lunghe, al centro del grande soffitto a volta furono posizionati tre grandi chandeliers a gocce di cristallo a 12 e addirittura 18 lumi!
E poi ci sono gli specchi, vero elemento principe della sala. La stanza è forse la più alta espressione del raffinato barocchetto lombardo che ritroviamo in tutta la Villa: i suoi delicati stucchi sembrano realizzare un raffinato ricamo insieme alle eleganti dorature che disegnano linee sinuose, rocailles e fiori, che brillano nella luce del sole.
Incastonati all’interno di questa ardita quanto elegante decorazione parietale, troviamo ben 10 specchi. Lo specchio, che ebbe in Versailles la sua massima espressione, era un elemento decorativo molto costoso nel Settecento; e forse proprio da qui viene il detto «rompi una specchio, sette anni di guai».
Avere, dunque, dieci specchi all’interno della propria sala da ballo significava mostrare ai propri Ospiti la propria grandezza, anche finanziaria. Gli specchi della Sala da Ballo della piccola Versailles sono, però, collocati in una posizione che di certo non consentiva alle dame di incipriarsi il naso!
A cosa potevano servire, dunque, oltre ad arricchire la decorazione della sala?
Avevano una funzione molto pratica! Davanti ad ognuno di essi, infatti, si trova un occhiello dorato all’interno del quale veniva collocato un candelabro con due candele. Lo specchio rifletteva, dunque, sia la luce delle candele del candelabro collocato di fronte ad esso, sia quella degli chandeliers al centro del soffitto: questo permetteva di illuminare la sala con giochi di luce danzante che si univa ai raggi del sole dei tramonti estivi, garantendo senza ombra di dubbio un’atmosfera da sogno ai balli degli Arconati!
Il ballo era un’occasione mondana imperdibile, poiché permetteva gli incontri diplomatici e quelli amorosi, ed entrambi potevano significare molto per coloro che vi prendevano parte.
Le dame impiegavano ore a prepararsi con ardite acconciature o parrucche, un maquillage perfetto e abiti dalle stoffe più pregiate: nel Settecento erano di gran moda le “robes à la française”, abiti con corpetti molto stretti e dalle ampie scollature che lasciavano intravedere abbondantemente il seno; gonne molto ampie sui fianchi, grazie all’uso di cuscini o cerchi sotto la sottoveste. Sul retro avevano un lungo strascico, sistemato in pieghe, che partiva dalle spalle per arrivare fino a terra. Abiti pesanti da indossare, che a volte rendevano persino difficoltosi i movimenti. Così come le parrucche, a volte tanto alte, voluminose e pesanti da creare delle ferite alla pelle delle signore che le portavano…oltre ad un mal di testa assicurato. Qualsiasi sacrificio, però, era sopportabile pur di essere la dama più guardata e invidiata durante un ballo!
Partecipare ad un ballo – anche alla “corte” Arconati – poteva significare infatti stringere alleanze, a volte matrimoniali, cruciali per il proprio casato.
Immaginate di essere in una tiepida serata estiva nel Settecento: la brezza leggera del tramonto, la musica dell’orchestra che suona, gli abiti fruscianti impreziositi da gioielli luccicanti, lo sfavillio delle candele…
Forse è per tutte queste suggestioni che ancora oggi la Sala da Ballo ci affascina tanto: oltre alla raffinatezza delle sue decorazioni, oltre all’eleganza e la maestosità della sua ampiezza, entrandovi possiamo, infatti, ancora percepire la vita aristocratica di un tempo che fu.
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