È arrivato il momento di mettere il naso fuori dalla villa, ma solo virtualmente, per fare una passeggiata in uno dei luoghi più suggestivi di questo luogo, oggi il viaggio virtuale alla scoperta dei tesori nascosti o poco conosciuti di Villa Arconati, ci porta al grande Parterre.
Ma perché dedicare un intero articolo solo al Parterre e non all’intero giardino?
Ebbene, la risposta è molto semplice anche se non banale. Il giardino monumentale di Villa Arconati-FAR, tanto per cominciare è in realtà composto da due giardini: la parte più grande – che si estende su ben dieci ettari – di giardino rinascimentale all’italiana, e la parte più piccola – di due ettari – che fu costruita circa un secolo dopo ed è appunto il parterre, o giardino alla francese.
Due elementi che insieme formano un unicum e che tuttavia hanno caratteristiche differenti, che ci raccontano di due mondi che meritano di essere scoperti a fondo!
Il giardino alla francese è uno dei pochissimi ancora oggi conservato in tutta la Lombardia. Questo perché tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento il nuovo gusto “all’inglese” fece sì che moltissimi giardini furono trasformati, seguendo l’idea più romantica di una natura che doveva sembrare lasciata ad un aspetto più selvaggio e “naturale”.
All’epoca il Castellazzo vide il passaggio di proprietà dagli Arconati ai Busca, i quali non trasformarono il giardino – seppure pare fecero realizzare un progetto, andato perduto, da Leopoldo Pollack per un riordino dello stesso all’inglese – banalmente perché non disponevano del denaro necessario per realizzare un tale intervento. E questo, col senno di poi, è stato un colpo di fortuna, poiché ancora oggi possiamo godere di un meraviglioso gioiello di fine architettura del verde, molto differente da tutti gli altri della zona, che ancora conserva caratteristiche delle ardite architetture seicentesche e settecentesche!
Il termine parterre deriva dal francese par terre, ovvero “per terra”. Il concetto di questo tipo di giardino deriva direttamente dalla grandeur francese della Reggia di Versailles, modello inarrivabile di bellezza e grandiosità per tutta l’aristocrazia europea. Il concetto che si esprime attraverso questa tipologia di giardino è che lo sguardo di chi via passeggia debba poter spaziare verso l’infinito, ammirando così la vastità della tenuta degli Arconati.
L’effetto è amplificato ulteriormente se si osserva il parterre da una posizione sopraelevata, ad esempio dall’interno della bellissima Sala da Ballo della Villa. Da qui l’effetto scenografico è reso al suo massimo! Si dice persino che nelle giornate terse si potesse vedere la Madonnina del Duomo di Milano, lasciando vagare il proprio sguardo proprio oltre il parterre!
L’effetto scenografico di questo giardino è sottolineato da due elementi: il primo è rappresentato dalle piante di carpino, che vengono potate seguendo i dettami dell’ars topiaria in forma di “ballerina”, ovvero con la sommità arrotondata come se fosse una piccola testa e balze di verzura a ricordare il tutù delle danzatrici classiche. L’altro elemento sono i “disegni” realizzati all’interno delle grandi aiole, attraverso differenti essenze di verde o ghiaia colorata.
IL PROGETTO DI RESTAURO
Il progetto di un parterre all’interno del giardino di Castellazzo è documentato nelle 24 incisioni che Marc’Antonio Dal Re realizzò nel volume «Ville di delizia o siano palagi camparecci dello Stato di Milano» del 1743. Come si può facilmente comprendere il progetto di realizzazione e mantenimento dei parterre costa non pochi sforzi in termini di tempo, forza lavoro e denaro; pertanto nel corso dei secoli si è mantenuta l’abitudine alla topiatura delle “ballerine”, mentre è andato completamente perduto il disegno delle grandi aiuole.
Nell’ambito del progetto di recupero e valorizzazione del Bene, che Fondazione Augusto Rancilio porta avanti con il sostegno costante della Sovrintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, si è pensato di ricreare sulle aiuole l’antico disegno settecentesco, realizzato sul progetto delle incisioni di Marc’Antonio Dal Re. Un approfondito studio del progetto settecentesco ha portato alla definizione di un moderno disegno da realizzarsi con ghiaia colorata, che riproduce però quello originale di Dal Re.
A questo intervento si affianca il posizionamento di nuove piante di carpino, che vanno a sostituire quelle che nel corso degli anni sono purtroppo andate perdute.
Il restauro del parterre è senza dubbio uno dei più imponenti realizzati da FAR per il recupero del giardino monumentale: gli sforzi fatti, e non ancora conclusi, verranno di certo ripagati dalla soddisfazione di avere riportato uno dei pochissimi giardini alla francese della Lombardia al suo antico splendore!
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