Adolfo Saporetti e Anne Saporetti hanno vissuto la loro vita uniti sia sotto il profilo artistico che umano: due grandi artisti provenienti da mondi distanti che hanno vissuto insieme nella Parigi prebellica, sono stati parte del grande fermento culturale della NewYork degli anni ’50 e ’60 fino al ritorno in Italia.
Ma facciamo un passo indietro del tempo, un passo importante in relatà perché andiamo nella Parigi degli anni 30’ dove un italiano fuggito da Ravenna e una americana che studiava nella capitale francese si sono incontrati e innamorati. Entrambi giovanissimi e pronti a far tesoro di tutto quello che potevano imparare in un ambiente capace di rendere raffinata una sensibilità istintiva alla pittura.
Frequentarono altri italiani fuggiti a Parigi come Turati, Treves, Nenni, Anna Kuliscioff e Leonor Fini.
La Fini, attraverso Breton e Tzarà portarono Adolfo all’esperienza surrealista influenzando anche l’amata Anne.
Filippo De Pisis aprì la prima mostra personale di Adolfo Saporetti nel 1939 sottolineando la sensibilità dell’artista, “il suo spirito distaccato dalle cose, l’ironia acuta e penetrante dei suoi disegni”. De Pisis non poteva sapere che quelle parole dette su Saporetti rimasero impresse su di lui in tutta la sua carriera.
Anne e Adolfo si sposano a Parigi e decidono di abbandonare l’Europa a causa dell’inconcombente minaccia nazista. Si trasferiscono negli Stati Uniti spostando la loro vita a New York, nel Greenwich Village, nel famoso Triangolo bruciato, fra Blecker Street e la Sesta Avenue, condividendo le stesse idee e partecipando alle stesse lotte in cui gli furono compagni Arshile Gorky, Jackson Pollock, Franz Kline, Alexander Calder, Willem de Kooning, Samuel Beckett, Dylan Thomas e Varèse.
Per Anne e Adolfo questi anni furono un esperienza straordinaria, di dialogo con questo mondo complesso e vasto come quello americano di quegli anni, nello stesso tempo furono all’altezza di intraprendere un proprio percorso di grande crescita attraverso molte mostre importanti nella O’Connor Gallery e Norlyst Gallery, che li portarono ad un notevole successo.
Negli anni “40 nasce Medea, loro unica figlia, ancora per alcuni anni si trattennero a New York. Sotto il consiglio di alcuni amici tornano in Italia, in particolare fra Milano e la Versilia tra le mete fondamentali per la carriera di entrambi. La Versilia, Camaiore per la precisione, vede crescere Saporetti sotto l’ala del curatore Vittorio Grotti, ideatore dell’allora Internazionale “Ai Frati”, una grande rassegna d’Arte che vide gli esordi fra gli altri di Arnarldo e Giò Pomodoro. A Milano invece, Adolfo allestisce la sua grande antologica all’Arengario in Piazza Duomo con il sostegno di Aldo Aniani, allora Sindaco della città della madonnina e Paolo Pillitteri.
Il successo artistico di Adolfo e Anne prosegue spedito come il loro amore, fatto si di successo, ma anche di piccole cose della quotidianità vissuta nella loro grande casa sulle colline versiliesi tra i loro pennelli e le loro tele.
Online da qualche giorno le pagine Facebook e Instagram e a breve prenderà vita ufficialmente un Comitato di valorizzazione dei maestri Anne e Adolfo, per volere della nipote Rea Saporetti e un affiatato gruppo di lavoro con l’obbiettivo di preservare e far conoscere due grandi vite dedicate all’arte.
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