La Casa dei Tre Oci di Venezia, chiusa fino al 3 aprile in base a quanto stabilito dal DPCM, non smette di comunicare attraverso i social e il web.
Pillole video, in cui il Direttore artistico Denis Curti racconta la più ampia retrospettiva realizzata in Italia dedicata al grande fotografo francese, Jacques Henri Lartigue, dal titolo L’invenzione della felicità, saranno messe online sulle pagine ufficiali di Facebook e Instagram per continuare a far vivere l’arte e la fotografia a tutti gli appassionati che non possono recarsi al Museo.
Oltre al Direttore, anche lo staff dei Tre Oci presenterà particolari punti di vista sulla mostra e sulla Casa, permettendo al pubblico di entrare virtualmente nel “dietro le quinte” del lavoro. Verranno così svelati dettagli ancora inediti del percorso espositivo che, attraverso 120 immagini – di cui 55 inedite – ripercorre la storia di Lartigue e la sua ricerca ossessiva della felicità e della bellezza.
In particolare saranno pubblicate le foto dell’originale allestimento, che mette in scena le gigantografie di alcune pagine dei diari personali e dei 126 album realizzati da Lartigue con i suoi disegni e le sue riflessioni. Tutti potranno approfondire i temi principali dell’esposizione: la velocità e la passione per il movimento (come mostrano quei salti verso il cielo catturati in scatti pieni di vita e di sogno); l’amore e le donne, còlte nella loro intimità, ironia e raffinatezza ,sia in momenti privati – è il caso della fotografia della prima moglie di Lartigue, Madeleine Messager intenta a fare la pipì – sia in occasione di servizi di moda; Parigi e il mondo elegante dell’aristocrazia e borghesia; infine, i fiori e la loro infinita leggerezza.
Parallelamente, verrà raccontata la storia e alcune curiosità della Casa dei Tre Occhi (ocio in veneziano significa “occhio” e si riferisce alle tre grandi finestre del palazzo che affacciano su piazza San Marco, con un sottile rinvio all’occhio inteso inoltre come obiettivo fotografico) e quella dei suoi protagonisti.
Da Mario De Maria, che la costruì nel 1913, facendone un luogo di dialogo e incontro per artisti e intellettuali, al figlio Astolfo che la visse come una vera casa-studio, fino alla moglie Adele Macchi. Un focus speciale è dedicato al bookshop museale, realizzato – dalle poltrone alla scala, alle sagome umane in legno grezzo – con gli allestimenti che Mario Ceroli aveva ideato per il programma Rai, Orizzonti della scienza e della tecnica del 1960.
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