Arte e Mostre

“Out of Words”: una mostra senza parole di Lorenzo Marini

©francescapiovesan

Lorenzo Marini, Out of Words, senza parole. Nei giorni scorsi ha aperto a Milano la nuova mostra del progetto Cramum, curata da Sabino Maria Frassà negli spazi del Gaggenau DesignElementi Hub di corso Magenta. Ho avuto la fortuna di riuscire a visitarla nel fine settimana, poco prima della chiusura imposta dagli ultimi provvedimenti.

In questo momento di preoccupazioni e allarmi legate al virus Covid-19, noi di Fortementein ci sentiamo di provare a dare qualche notizia un po’ più leggera, per offrire ai nostri lettori una lettura di svago, pur sempre con un occhio alla cultura che più ci piace. Abbiamo deciso di fare questo con il massimo rispetto per tutte le persone coinvolte nell’emergenza sanitaria, e con un grande ringraziamento per tutti coloro che sono impegnati in prima linea.

L’anno scorso ho avuto occasione di conoscere l’opera di Lorenzo Marini, con AlphaCube, installato all’Arsenale Nord di Venezia in occasione della 58. Biennale d’Arte. Un ambiente intero a forma di cubo, come una specie di futuristico arredo da esterni, una porticina per entrare e dentro la meraviglia: tutte le superfici bianche lucide ricoperte da lettere colorate, ognuna diversa dall’altra. Lorenzo Marini è riuscito a scatenare tutta la potenza visiva dell’alfabeto e dei singoli grafemi, trasformati in tanti loghi, icone, “disegnini”.

Tanti mattoncini per costruire un mondo nuovo e alternativo, scandito dalla colonna sonora di una voce robotica, ma melodiosa, che recita un inedito alfabeto.

Il ricordo di AlphaCube mi accompagna tra le opere di Lorenzo Marini esposte per la mostra Out of Words: vedo ricomparire quegli stessi loghi-lettere, accompagnati da materiali diversi, come plexiglas colorati, metalli lucidati a specchio, video. Tutte in dialogo con il design e le cucine di Gaggenau, come ci ha ormai abituati il curatore, Sabino Maria Frassà.

©francescapiovesan

Ma qual è il senso di questo titolo Out of Words che lascia senza parole? Lorenzo Marini si interroga sulla possibilità che la scrittura si trasformi, fino a scomparire a causa delle evoluzioni tecnologiche e sociali. Ecco che ogni lettera dell’alfabeto, misura minima della nostra capacità di scrittura, perde il suo ruolo assegnato e cambia forma.
Quelle che vediamo non sono più lettere, ma diventano prima loghi di brand inesistenti e poi come icone su uno schermo, proprio come i pallini colorati che affollano il nostro smartphone.

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“Tutto è e diventa alfabeto… La lettera finisce per essere oggetto stesso dell’arte, vista nella sua intrinseca bellezza, in quell’armonia di forme e linee che ha fatto la Storia del nostro stesso pensiero”.

Sabino Maria Frassà

Art director e pubblicitario di successo a livello internazionale, Lorenzo Marini vive tra Italia e Stati Uniti. Il suo lavoro artistico si presenta come un approfondito e, probabilmente, faticoso esercizio di costruzione di scritture e identità visive inutili ai fini commerciali. Solo da qualche anno ha svelato al mondo la sua pratica artistica. Nutrendosi ogni giorno di comunicazione, soprattutto visiva, ha creato un inedito alfabeto di oltre cento lettere-loghi, frizzanti, divertenti.

L’artista propone una comunicazione sintetica, inequivocabile, visivamente potente, ma in un certo senso svuotata di significati. Quasi come tracce di un’ipotetica archeologia industriale e commerciale futura, sconosciuta e indecifrabile, allontanatasi dalle parole e rifugiatasi negli emoji.
Geroglifici digitali, un ritorno ai pittogrammi, agli albori della scrittura come l’abbiamo conosciuta finora, a una comunicazione di immagini e stimoli visivi.

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Sono una quindicina le opere esposte, tutte per la maggior parte inedite. Quelle più affascinanti, secondo me, sono quelle esposte nel breve corridoio dello showroom di Gaggenau. Sono lastre di metallo lucidato a specchio, riflettenti, difficili da fotografare. Su due di queste sono stampate grandi lettere dai tratti sconvolti, esplosi, scompigliati nel ricordo della pittura futurista.

 

Le altre sono invece dei muti alfabeti di lettere-loghi stampate con vernice bianca, opaca e sottile, appena visibili. Sono opere che prevedono un impegno da parte nostra per essere osservate: dobbiamo spostarci, dobbiamo andare a riempire con la nostra immagine riflessa i vuoti, per far risaltare i pieni.

©francescapiovesan

Forse conviene ricordarsi che siamo noi che dobbiamo riempire di significato le scritture che buttiamo giù giorno dopo giorno sui nostri telefoni, tra un emoji e una GIF.

INFO
Out of Words
Mostra personale di Lorenzo Marini
a cura di Sabino Maria Frassà

Gaggenau Design Elementi Hub
Milano, corso Magenta, 2

!!!ATTENZIONE!!!
La mostra è al momento chiusa in ottemperanza al DPCM 9/3/2020 in materia di contenimento e contrasto alla diffusione del Covid-19.

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