Lo schermo dell’arte reagisce alla gravità della situazione, allo spaesamento generale e all’annullamento delle manifestazioni culturali nel nostro paese, con una proposta attiva di condivisione pubblica per portare l’arte e la cultura nella vita quotidiana: lo streaming gratuito di film d’artista del suo archivio grazie alla partnership con MYmovies e alla generosa concessione delle opere da parte degli autori.
Dal 12 marzo al 3 aprile 2020, alcuni film dall’archivio dello Schermo dell’arte saranno visibili in streaming gratuito sulla piattaforma MYmovies. Ad oggi hanno aderito:
Phil Collins, Jordi Colomer, Jeremy Deller, Rä di Martino, Rebecca Digne, Omer Fast, Flatform, Alfredo Jaar, Adrian Paci, Martina Melilli, Luca Trevisani.
“L’arte sa inventare soluzioni in grado di oltrepassare le difficoltà. Chiamati dallo Schermo dell’arte gli artisti hanno immediatamente aderito mettendo a disposizione i propri film.
L’arte è sempre frutto di urgenza. Un’urgenza intima espressiva che dà risposte creative in forma di opera alle sollecitazioni del tempo. Attraverso gli strumenti che le sono propri, l’arte genera riflessione e socialità diventando di proprietà collettiva. Oggi tale dimensione ampia e aperta è annullata, sostituita da un nuovo tipo di emergenza collettiva dalle conseguenze sociali potenzialmente devastanti. E’ a questo che vogliamo reagire.
Se tanti musei, fondazioni, mostre e teatri chiudono, se molte iniziative vengono rimandate è necessario dare un segnale forte e portare l’arte nella vita quotidiana delle persone affinché la cultura continui a nutrire l’anima e lo sguardo.”
Schede dei film:
Realizzato per la Biennale di Berlino 2010, marxism today (prologue) racconta la storia di tre ex insegnanti di filosofia marxista-leninista all’indomani del crollo del muro di Berlino e della riunificazione della Germania. Per realizzare il suo progetto, che come spiega il sottotitolo costituisce il prologo ad un successivo episodio ambientato nelle scuole di Manchester, Phil Collins ha pubblicato un’inserzione sui giornali, raccogliendo quasi 200 risposte di ex professori e accademici tedeschi e russi tra i quaranta e i settant’anni di età. Selezionate nell’ambito di un ristretto gruppo tra gli ex insegnanti incontrati personalmente dall’artista, tre donne, Petra Mgoza- Zeckay, Andrea Ferber e Marianne Klotz, quest’ultima in compagnia della figlia Ulrike, parlano davanti alla telecamera del loro passato e della loro situazione presente. Accompagnato dalla suggestiva colonna sonora di Nick Powell e di Laetizia Sadier degli Stereolab, il lavoro di Phil Collins ripercorre un pezzo di storia recente da una doppia prospettiva, quella individuale e quella sociale.
L’artista spagnolo idea una processione su barca che parte dalla caletta di Sant’ Erasmo a Palermo e si muove lungo la costa Sud. A bordo ci sono esponenti di diverse comunità della città accompagnati da una guida straniera, l’attrice Laura Weissmahr, che recita al microfono testi dello scrittore palermitano Roberto Alaimo. I passeggeri della barca visitano un certo numero di “monumenti”, che rappresentano luoghi controversi della città ed evocano un passato recente come il ristorante L’approdo da Renato, chiuso da 30 anni, l’autosalone Zeus e il campo da calcio Mondo Jeans dal nome di un negozio di abbigliamento adiacente che sorge sopra una delle più grandi discariche della città. Una visita alternativa e non priva di un certo humour di una parte della città omessa dalle guide turistiche.
Il mito dell’acid house come genere musicale di nicchia, di dominio esclusivo di una piccola avanguardia di Dj londinesi alla moda, è definitivamente superato e smentito. Con questo film infatti Jeremy Deller spiega, in una lezione tenuta a dei ragazzi di un liceo di Londra, la nascita e lo sviluppo di un genere musicale, una cultura e uno stile di vita che hanno cambiato per sempre il volto della Gran Bretagna e colloca l’acid house al centro delle grandi trasformazioni sociali avvenute nel paese tra gli anni ’80 e i primi ’90. L’artista mostra come la cultura rave sia nata soprattutto dalle periferie depresse delle città industrializzate del paese, e come essa sia debitrice tanto ai movimenti di protesta della working class, così come alla musica elettronica suonata nei club gay di Chicago e alla scoperta dell’ecstasy. Attraverso rari e inediti materiali di archivio, l’artista racconta l’evoluzione della vita notturna inglese di quegli anni che, nel giro di breve tempo, passò dalle discoteche ai rave illegali, quando i ragazzi cominciarono a occupare fabbriche e capannoni abbandonati trasformandoli in enormi piste da ballo.
Questo film, il cui gioco di parole del titolo deriva dal celebre brano dei Queen, racchiude l’ironico intento dell’artista di raccontare la curiosa storia del gigantesco magazzino romano MAS, acronimo di Magazzini allo Statuto, alla notizia dell’imminente chiusura. Sorto all’inizio del secolo per una clientela di lusso, MAS diviene dagli anni Settanta il ‘magazzino del popolo’. Mèta di una variegata e brulicante umanità, viene trasformato in occasione delle riprese in una sorta di palcoscenico dove la vita di tutti i giorni, alla presenza dei clienti abituali, è arricchita dalle performance recitate dagli attori Iaia Forte, Sandra Ceccarelli, Maya Sansa, Filippo Timi.
Girato sulla spiaggia di Le Havre in una sola giornata in coincidenza con l’alba e il sorgere della marea, il film è il risultato di una performance nella quale i 5 attori, artisti che insieme alla Digne,hanno partecipato al programma VISIO 2015, portano sulla battigia dei blocchi di sale usati solitamente in agricoltura per prevenire la carenza di sodio nei ruminanti. La marea si alza e incorpora il sale che appartiene al mare stesso. L’azione performativa viene filmata contemporaneamente da due telecamere fisse: una Super 8, mezzo spesso utilizzato dall’artista, per documentare ciò che avviene, e una telecamera digitale ad alta definizione che riprende l’intera azione mostrando le differenti prospettive che la compongono.
Realizzato per dOCUMENTA (13) nel 2012, questo nuovo montaggio di Continuity al quale sono stati aggiunti 30 minuti di girato, narra il ritorno a casa dall’Afghanistan di Daniel, un giovane soldato tedesco. Lo accolgono i genitori, ma le prime ore di unità familiare ritrovata lasciano presto il passo ad un inquietante disorientamento. L’insistere della videocamera su dettagli e sui rituali domestici sprovvisti del consueto carico affettivo apre il sipario su un racconto che dissimula le aspettative, espandendo il contenuto del film dal dramma di un reduce di guerra al deserto esistenziale di una tipica famiglia della middle class tedesca. Fast sperimenta la decostruzione dell’iter narrativo tradizionale inscenando ancora una volta il ripetersi di un loop, sua peculiare cifra stilistica, che priva lo spettatore dei consueti riferimenti ed invita a rinunciare all’idea che nel racconto vi sia un obiettivo da raggiungere.
Questo breve film, diretto da Flatform, collettivo italiano che lavora tra Milano e Berlino, inquadra un tipico paesaggio italiano arroccato su una montagna e mostrato come una miniatura. Partendo da una ripresa statica, il lavoro si snoda su un doppio filo tra realtà e finzione, dove la ripresa dal vero viene sottoposta ad un complesso lavoro di post-produzione, cifra che caratterizza la poetica visiva del gruppo. L’animazione della scena è affidata a dei fasci luminosi emessi da riflettori che si accendono improvvisamente, isolando e inquadrando porzioni diverse della scena stessa, come in teatro. Ulteriori giochi di luce dalle finestre delle abitazioni contribuiscono a creare un senso di attesa e di spaesamento nello spettatore. I suoni della natura, di una banda cittadina e la celebre aria del Nessun Dorma pucciniano, in versione strumentale, il cui testo è riportato nelle didascalie, fanno da colonna sonora al paesaggio.
La vita di Pasolini e la sua tragica fine vengono raccontati dall’artista cileno attraverso un film documentario nel quale si avvicendano brani girati da Jaar, sequenze tratte dai film di Pasolini, materiali d’archivio e interviste. La denuncia di Pasolini della stereotipata omologazione della società dei consumi appare straordinariamente profetica dell’attuale realtà sociale e politica del nostro paese. E il film dell’artista cileno diventa in tal modo una lucida e spietata lettura dell’Italia consumata dal potere della società dello spettacolo.
Un blocco di marmo estratto da una cava in Cina solca il mare su una nave da trasporto. In questo viaggio, apparentemente senza mèta, il blocco si trasforma in un’elegante colonna classica; ne sono artefici alcuni artigiani cinesi che operano con decisione e maestria escludendo ogni possibilità di errore, mentre la polvere della lavorazione imbianca i loro volti e l’intero ponte dell’imbarcazione. Il racconto di questo evento, che Paci “ha fatto accadere” a bordo di un’imbarcazione-fabbrica, diventa un’eloquente metafora visiva che attraverso l’arte tocca temi come il lavoro e l’identità culturale, nel contesto delle dinamiche economiche e sociali globali. Nel film “tutto scorre”, infatti, attorno all’elemento architettonico della colonna, che nel suo divenire rappresenta il dialogo tra Oriente e Occidente.
Il progetto e nato dal dialogo fra l’artista e alcuni migranti sopravvissuti ai lunghi e pericolosi viaggi verso l’Europa, ed e frutto della collaborazione con la Dott.ssa Cristina Cattaneo, anatomopatologa e antropologa forense. L’artista mostra vestiti, orologi, documenti e fotografie appartenuti a uomini e donne morti nel tentativo di attraversare il Mar Mediterraneo. Questi oggetti comuni raccontano la vita, le speranze e i sogni di queste persone e rappresentano tracce tangibili della piu grande tragedia dei nostri tempi.
Per anni i rinoceronti bianchi sono stati uccisi dai bracconieri per via del loro prezioso corno che si ritiene abbia virtù afrodisiache. Scomparso nel marzo 2018 all’età di 45 anni, Sudan, che deve il nome al suo luogo di nascita, è stato l’ultimo di questi esemplari. Per lungo tempo ha vissuto nello Zoo di Dvůr Králové, nella Repubblica Ceca, perdendo a causa del freddo la possibilità di procreare e proseguire la sua specie, in seguito in una riserva naturale di Nanyuki, in Kenya. Protetto da guardie armate, l’obiettivo lo cattura muoversi lento in uno degli orizzonti più vasti al mondo. Trevisani lo filma in piani ravvicinati mettendo in evidenza la sua pelle ruvida quasi un’opera d’arte plastica dall’inconsueto fascino scultoreo. La videocamera dipinge i ritratti sfuocati ed appena accennati dei soldati intenti a sorvegliarne, giorno e notte, i movimenti ed incede sul suo corpo, tratteggiando l’immagine di un’opera d’arte morente che sta andando incontro alla sua lenta estinzione.
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