Al Teatro Bellini di Napoli si raccoglie la sfida di raccontare uno dei primi e più significativi eventi mediatici della storia: la tragica vicenda di Oscar Wilde e dei tre processi che lo videro tacciato di sodomia e gli diedero la morte civile e non solo.
Fino al 2 febbraio Ferdinando Bruni e Francesco Frongia portano in scena Atti Osceni. I tre processi di Oscar Wilde curando la regia del testo di Moisés Kaufmancon la traduzione di Lucio De Capitani.
Nei panni del grande scrittore irlandese Giovanni Franzoni che ha saputo restituire un Wilde molto fedele rendendo vivo un personaggio quantomai tridimensionale a partire dai suoi scritti che in questo caso sono stati riportati in parte sulle tavole del palcoscenico. Chi conosce Oscar Wilde scrittore si sarà certamente imbattuto nel De Profundis, una lettera – diario nella quale Wilde accusa il suo giovane amante Bosie di averlo tradito e abbandonato nel periodo più buio della sua vita. Ma non è solo il De Profundis a essere riportato in vita in questa messa in scena ma attraverso i tre processi vengono citate altre famose opere del grande autore irlandese. Primo fra tutti Il ritratto di Dorian Gray il più grande manifesto della bellezza e dell’estetica di Wilde con stralci di raccolte poetiche e opere teatrali come L’importanza di chiamarsi Earnest.
La vicenda mediatica che fece scalpore e vide Wilde vittima delle maldicenze e dell’ipocrisia è nota ai più ma chi non conosce l’autore o la sua storia personale o le sue opere verrà ampiamente edotto sull’argomento e con un ritmo serrato.
Il 25 maggio del 1895 Oscar Wilde viene condannato dal giudice Willis a due anni di lavori forzati per omosessualità, il massimo della pena prevista dalle rigide leggi dell’epoca Vittoriana. Ad accusarlo, Lord Queensberry, il padre di Bosie, il ragazzo amato da Wilde. Moisés Kaufman, autore e regista newyorchese di origine venezuelana, ci racconta attraverso un avvincente montaggio di reperti tratti dai verbali giudiziari e altre testimonianze, la vita dello scrittore e, in particolare i tre processi che lo coinvolsero. Kaufman, come spiega lui stesso, cerca di raccontare la Storia attraverso il teatro, tenendo conto delle diverse versioni di quello che era successo durante quei processi: George Bernard Shaw, Lord Alfred Douglas, Frank Harris, Oscar Wilde, ognuno raccontava una sua personale, e a volte molto diversa, storia di quanto era accaduto. In scena, osserviamo lo svolgimento del processo, dal quale emerge come l’ipocrisia benpensante dell’opinione pubblica osteggiò Wilde, nonostante fosse un celebre e amatissimo scrittore e drammaturgo. La messinscena di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, con il supporto dei nove straordinari attori, ognuno dei quali interpreta più di un personaggio, riesce a travalicare i confini della ricostruzione storica, trasformandola in un rito teatrale in cui si parla di arte, di libertà, di teatro, di sesso, di passione e in cui si aprono squarci poetici e incursioni commoventi nell’opera del poeta. Così il processo a Wilde diventa il processo a qualunque artista proclami con forza l’assoluta anarchia della creazione.
Ciò che si evince su Wilde è la sua forte personalità e il suo essere votato all’arte e alla bellezza a prescindere dalla sessualità che per un uomo di cultura e di ampie vedute come lui non è argomento di discussione. Purtroppo la società del tempo aveva vedute assai ristrette e dispiace affermare che questa ristrettezza riguarda anche la contemporaneità e non solo in Inghilterra.
Il testo è, infatti, estremamente attuale e il tema che lo riguarda non è solo l’omofobia ma anche la libertà di espressione e l’arte come motore del mondo stesso.
In scena con Franzoni Riccardo Buffonini, Ciro Masella, Nicola Stravalaci, Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini, Filippo Quezel, Edoardo Chiabolotti, Ludovico D’Agostino.
Molto interessante la scelta di raccontare i processi dividendoli in blocchi narrativi che riescono a sintetizzare gli eventi principali mettendo in scena tutto come se fossimo davvero in un’aula di tribunale.
La scena si presenta molto semplice, forse la parte meno soddisfacente dello spettacolo che si regge tutto sulla parola.
Gli attori si muovono usando e spostando delle sbarre che simulano la sbarra degli imputati; oltre a queste sbarre vediamo solo due poltrone e sullo sfondo alcune immagini si susseguono a sostegno del testo fino a quella finale che vede la celebre foto di Oscar Wilde.
Rispetto alla ricchezza del testo si evince dunque una povertà scenica che viene compensata dalla parola e dalla gestualità. Ciò vuol dire però che si sarebbe potuto eseguire questo spettacolo anche in spazi non convenzionali.
Ciò che resta al termine della visione è una grande commozione per Wilde. Si sente tutto il dolore e l’incomprensione che hanno imbevuto questa tragica storia. Nessun essere umano dovrebbe trovarsi a vivere una situazione simile, a dover rispondere dei propri gusti e dover giustificare l’arte.
INFO:
Atti Osceni. I tre processi di Oscar Wilde
Piccolo Bellini
Fino al 2 febbraio
Orari: feriali ore 21:00, mercoledì e sabato ore 17:30 e 21:00, domenica ore 18:00
Prezzi: a partire da 14€ – 15€ under29
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