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E il sole si spense. Shoah: la voce della memoria. Per la giornata della memoria alla Galleria Borbonica

Napoli si conferma ancora una volta come un crocevia di attività e momenti che racchiudono tempi e luoghi diversi. Come tutte le grandi città ha accolto storie diverse e religioni diverse. Durante la seconda guerra mondiale è stata teatro di molti momenti passati alla storia, non ultime le famose quattro giornate. Ma pochi sanno che la storia degli ebrei si è incrociata anche con quella di Napoli. La settimana dedicata alla Memoria di quella tragica pagina della storia vede dunque anche Napoli tra città capofila in Italia.
In particolare, quella che fu Partenope, ha una magia tutta sua che riesce a vivere di sincronie. La magia di Napoli sta proprio in questo, un luogo storico come la Galleria Borbonica, grazie alla magia del teatro può far rivivere storie, emozioni e volti che davvero hanno calcato il suolo cittadino. Forse nello stesso momento in cui noi siamo qui con la frenesia dei nostri giorni ci passa accanto nel 1943 Milo, un violinista ebreo.

Sabato 25 gennaio (ore 19,00 e 20,15), in occasione della Giornata Mondiale della Memoria, NarteA propone presso la Galleria Borbonica (ingresso da vico del Grottone, 4) la visita guidata teatralizzata E il sole si spense. Shoah: la voce della Memoria“, scritta e diretta da Febo Quercia. L’evento di NarteA dedicato alla tragedia dell’Olocausto e ideato con la volontà di far conoscere un luogo di Napoli carico di testimonianze storiche, incrocia la visita guidata con gli inserti teatralizzati, interpretati da Luigi Credendino e Daniela Ioia. Costo del biglietto 15 euro. Per partecipare all’evento è necessaria la prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415.

Napoli è una città che con gli ebrei aveva imparato a convivere da secoli. A ricordarlo non è solo il nome di una via dedicata alla vecchia Giudecca — zona dedita in epoca medievale, alla lavorazione della seta da parte della comunità ebraica residente e dove erano situate due Sinagoghe —, e l’antica toponomastica dei Decumani legata alla Cabalà, ma anche gli eventi che testimoniano un rapporto dalle radici profonde. Il censimento fascista del 22 agosto 1938, registra a Napoli 835 ebrei. Persone perfettamente integrate nel tessuto politico, sociale e culturale della città. Una città che nell’ottobre 1943, due settimane prima della retata antisemita di Roma, poteva ritenersi un rifugio sicuro per gli ebrei, anche se appena un mese prima, la polizia tedesca aveva progettato di mettervi in atto la prima retata antisemita in Italia. Di quell’intento assassino non se ne fece nulla, grazie ad un’imprevista e violenta insurrezione popolare.

NarteA rievoca la tragedia dell’Olocausto, per far rivivere il passato di quei ricoveri bellici dove milioni di ebrei hanno provato a salvarsi dalla più grande persecuzione della storia umana. All’interno degli antichi sotterranei della Galleria Borbonica, il pubblico incontrerà la storia di Milo Koen, un violinista ebreo che si ritrova a fare i conti con la sua memoria, perpetua fonte di struggenti ricordi e dolori. Saranno le note del violino di Milo ad accompagnarne la “fuga”, provando a ricoprire quella “voce” del passato. Ma dimenticare gli orrori della persecuzione ebraica non è solo desiderio del triste ebreo, bensì lo sforzo quotidiano di tutti i sopravvissuti. «Eppure ricordare è fondamentale — spiega Febo Quercia —, storia e memoria sono risorse fondamentali per l’umanità. Soluzione finale, genocidio, olocausto, non bastano, non dicono abbastanza. Ricordare deve servire a trovare altri codici, più diretti e reali, come appunto il teatro, per proseguire con più consapevolezza il viaggio dell’umanità verso la vita».

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