La resa dei conti al Piccolo Bellini si interroga sul senso della vita
È in scena fino al 26 gennaio al Piccolo Bellini, La resa dei conti di Michele Santeramo, con Daniele Russo e Andrea Di Casa.
Peppino Mazzotta cura la regia de La resa dei conti atto unico di Michele Santeramo. La pièce tocca questioni universali: di che pasta sono fatti gli uomini? Possono avere fiducia gli uni negli altri? Interrogativi senza risposta e senza tempo, nel dialogo tra due uomini sulla propria condizione, alla ricerca di una possibilità altra, un’occasione di salvezza. Entrambi sono in cerca di una forma di fede, che renda possibile credere che l’uomo può guarire l’uomo. «Ci devono essere momenti in cui quel che si è fatto – spiega Michele Santeramo a proposito del testo – non deve bastare a raccontare quel che si è diventati. Normalmente, il mondo nel quale viviamo, quello fatto di relazioni reali e virtuali, non ammette cambiamenti (…) Dovremmo poterci prendere tutti una rivincita sul passato, su quel che siamo stati, inventarci un personaggio, crederci prima noi e poi aspettare che qualcuno ci creda insieme a noi. Cambiare la vita se la vita non funziona. Per evitare che diventi una condanna».
In scena due uomini, uno giace supino mentre l’altro è seduto accanto a lui e lo osserva mentre nel frattempo parla a un interlocutore fuori scena. A un certo punto il primo dei due si sveglia stordito e dolorante e l’altro gli ricorda dell’incidente e che gli ha salvato la vita. L’uomo voleva buttarsi sotto una macchina. I due si trovano in un limbo senza porte nè finestre e a quanto pare il terzo interlocutore è proprio Dio che non interviene mai con il quale il personaggio di Andrea Di Casa interagisce. Quest’ultimo si trova lì perché il suo scopo è salvare l’anima del personaggio di Russo e così poter ricominciare una nuova vita. Perché lui era un prete che non ha lavorato come avrebbe dovuto e ora, per migliorarsi, vuole rinascere come Gesù.
Il testo ha alla base le domande sui massimi sistemi, sul senso dell’uomo sulla terra e sul suo relazionarsi con gli altri uomini. E’ fortemente didascalico e cerca, dichiarando subito l’intenzione, di trovare risposte a queste domande. I due personaggi eseguono un dialogo serrato alla fine del quale creano a proprio bisogno una soluzione che sembra essere l’unica valida per sopportare tutto il male dell’esistenza. Costruirsi una nuova vita.
Il testo si potrebbe considerare come una forma di meta teatro, perché in fondo il senso del teatro è proprio questo: passare da una vita a un’altra. Proprio come vogliono fare i due protagonisti.
L’unico limite è forse proprio l’eccessiva verbosità del testo che vuole spiegare tutto quello che di fatto sta già mostrando.
Resta sicuramente apprezzabile la capacità degli interpreti di lavorare in una scena praticamente vuota e tenere in piedi dei dialoghi così serrati e così profondi.
Scene e costumi Lino Fiorito, luci Cesare Accetta regia Peppino Mazzotta. Coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.
INFO:
La resa dei conti
Piccolo Bellini
dal 21 al 26 gennaio
Prezzi: 18€ intero – 15€ ridotto -10€ under29