È in scena fino al 26 gennaio al Teatro Bellini di Napoli Dracula, adattamento dal celebre romanzo di Bram Stoker, caposaldo del genere gotico.
L’adattamento è affidato a Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini e vede in scena Luigi Lo Cascio, Lorenzo Lavia, Roberto Salemi, Geno Diana e Alice Bertini. La produzione è del Nuovo Teatro diretto da Marco Balsamo.
In questo adattamento per le scene si rimarcano i risvolti psicologici creando uno spettacolo che non si limita a trascinare lo spettatore in una vicenda, ma che riesce ad avvolgerlo completamente nella sua atmosfera, facendolo agire in un’unica, potente, suggestione.
Dracula diventa non solo un viaggio notturno verso l’ignoto, un viaggio tra lupi che ululano, grandi banchi di foschia e croci ai bordi delle strade, ma anche il viaggio interiore del giovane procuratore londinese Jonathan Harker, incaricato di recarsi in Transilvania per curare l’acquisto di un appartamento a Londra per conto di un nobile del luogo. Il giovane avvocato non immagina la sciagura che lo attende, ma fin dall’inizio del suo viaggio, sprofonda in un clima di mistero, oscurità e paura, prima ancora di conoscere il Conte. La sua vita cambierà non appena si accosterà al cancello del Castello, il ricordo di ciò che accadrà da quel momento in poi, sarà un’ossessione che contamina tutto ciò che ha di più caro, in primis il rapporto con sua moglie Mina che solo dalla lettura del diario redatto durante il soggiorno-prigionia di Jonathan al Castello, verrà a conoscere l’origine del malessere, che si è impossessato del suo giovane sposo.
Luigi Lo Cascio torna in scena con Rubini confermando la sintonia che si era già vista nel precedente Delitto e Castigo. In questa analisi della messa in scena la prima cosa che va sottolineata è la bravura dei due protagonisti che abbiamo potuto ammirare rispettivamente sia al cinema che in teatro in opere indimenticabili. Era indubbia la riuscita dell’interpretazione sia di Lo Cascio che di Rubini. In particolare il primo sembra quasi eseguire una danza nei movimenti sul palco che riesce a dominare dall’inizio alla fine non stando mai fermo ed esprimendo a pieno con il corpo il tormento del personaggio di Harker.
Sergio Rubini è come sempre misurato e profondo nell’interpretazione ma tradisce forse alcune incertezze nella regia di un testo molto ampio che qui sembra essere stato riportato quasi del tutto. In effetti sembra essere riproposto per immagini e quadri l’intero romanzo di Stoker e ciò purtroppo rende lo spettacolo forse troppo lungo.
La scena ricrea molto bene lo stile gotico della storia e in effetti sembra si essere immersi nelle atmosfere londinesi del periodo storico ma anche nella Transilvania del romanzo.
Qui veniamo al protagonista vero e proprio, quello di cui porta il titolo lo stesso romanzo. Il Dracula di questo adattamento parla una lingua slava che pochissime volte viene tradotta, sottovoce, da Lo Cascio/Harker ma che nel complesso risulta fastidiosa e dà al personaggio un che di grottesco e in alcuni momenti persino comico.
Probabilmente il senso del linguaggio diverso da quello usato dagli altri personaggi dipende da un approfondimento del tema dello straniero che riguarda la storia di Stoker.
Si sa che molti romanzi di quel periodo affrontavano a vari livelli temi problematici e complessi di una certa società alto borghese, tabù e tanti altri argomenti che normalmente non venivano affrontati.
Dracula per esempio affronta il tema della sessualità usando il vampirismo come metafora. Le figure femminili vittime del vampiro diventano poi assetate di sesso e ciò secondo una certa cultura le renderebbe scomode o fuori luogo. Ma un altro argomento che in questo è stato messo in evidenza dal regista attraverso l’uso di una lingua straniera è proprio la xenofobia e la paura del diverso.
Il tutto è condito da una situazione da psicanalisi. Il diario che Harker tiene sugli eventi che lo riguardano e le sedute di ipnosi spogliano Dracula della propria veste gotica e gli danno una veste più freudiana.
Fra le interpretazioni si distingue anche quella di Lavia che ci regala una versione molto giusta di Ranfield. Alice Bertini invece ha mantenuto la stessa nota per tutto lo spettacolo e in alcuni momenti sembrava non avere una vera interazione con gli altri interpreti. Nella prima parte invece era molto giusta nel personaggio ma purtroppo non vi è stata una modulazione dei toni e delle sfumature di emozione.
Nel complesso il Dracula di Rubini ha soddisfatto la platea che nel finale viene anche scossa da un intervento improvviso della scena. Questo genere di accorgimenti è sempre interessante e serve senz’altro a svegliare le classiche signore in pelliccia, i veri animali teatrali, che talvolta si recano in teatro e si accomodano in poltrona pensando di stare a casa propria davanti alla televisione.
INFO:
Dracula
Teatro Bellini
Via Conte di Ruvo, 14
fino al 27 gennaio
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