È in tutte le librerie e su Amazon a questo link il Lessico della felicità – 33 parole per vivere meglio, edito da Baldini + Castoldi. Un saggio scritto dalla D.ssa Laura D’Onofrio, psicologa e psicoterapeuta a indirizzo analitico e immaginativo e Roberto D’Incau, head hunter, coach, scrittore (autore di Quasi quasi mi licenzio, Chi lavora non fa sesso, Il lato bimbo), fondatore di Lang & Partners, una delle più prestigiose società italiane di consulenza HR. Un libro che parla di Felicità in tutte le sue declinazioni, e quindi anche d’amore senza promettere soluzioni miracolose, ma aiutando il lettore a capirne la natura, puntando sulla consapevolezza della vita e delle dinamiche che la governano. Un bugiardino che spiega, attraverso trentatré parole chiave sulle quali riflettere, come affrontare lo stravagante disturbo che è la vita – lavorativa, affettiva, amorosa o familiare che sia – prima di farne una malattia.
In occasione di San Valentino, gli autori hanno scelto 4 parole in particolare su cui investire:
L’amore, una partita di squash – Siamo tutti ostaggio dell’amore. Possiamo pensare all’amore come se fosse una partita di squash. Si è in due davanti a una parete e la pallina rappresenta tutto ciò che ci può essere in una relazione: sentimenti, problemi, esperienze di vita. Ciò vuol dire che tutto ciò che parte da una componente della coppia a un certo punto sbatte e torna verso l’altro, il quale ha il compito di prendere al volo ciò che arriva e mandarlo indietro di nuovo. La metafora sta nel cercare di non far cadere ciò che lega due persone, nel cercare di raccogliere – o meglio accogliere – tutto e rimandarlo indietro all’altra persona in una forma nuova, con più forza di prima. E cos’è la parete contro cui sbattono i sentimenti? Semplicemente il mondo fuori dalla coppia, ciò che non fa parte della cellula nucleo in cui vive l’amore ma ciò contro cui si scontra quotidianamente. Che può incidere negativamente sulla relazione. Amore è riuscire a riconoscere quello che si era in principio. Non ci si guarda più negli occhi. Guardarsi negli occhi significa guardare insieme chi si è diventati e avere “le palle” di dirsi le cose come stanno. Moltissime coppie hanno finti equilibri, perché non si accetta l’evoluzione, il passare del tempo e le scorie che lascia; è come se ci si fossilizzasse in quello che si era e si avesse paura di dirsi quello che si è oggi. Che è una cosa diversa.
Comunicazione, controllare la ricevuta di ritorno – L’azione, il fatto di comunicare, cioè di trasmettere ad altro o ad altri. Il meccanismo del comunicare è noto a tutti: ci deve essere qualcuno – siamo in una comunicazione a due – che vuole dare un messaggio e un altro che lo deve ricevere, quindi non fraintendiamo il fatto che la comunicazione sia solo “portare un messaggio”; per una comunicazione efficace ci devono essere due persone, una che parla e un’altra che ascolta e che fa capire che il messaggio è arrivato in maniera efficace. Comunicare non è solo dirsi delle cose, ma essere certi che sia arrivato un messaggio. Alla base della comunicazione c’è proprio questo. Come la ricevuta di ritorno delle e-mail. Per cui se voglio dire qualcosa devo partire da quello che voglio comunicare e fare in modo che l’altro capisca esattamente quello che dico, perché altrimenti, ripeto, do vita al primo fraintendimento che viene messo in campo soprattutto nelle relazioni, e sul quale poi si articolano un sacco di litigi, un sacco di conflitti. E poi impariamo a chiedere. Chiedere è estremamente importante. Chiedere di fare o di non fare, chiedere le motivazioni di una scelta, esprimere i propri bisogni, condividere.
Desiderio, evitare l’effetto “melassa totale”! – Lo dicono gli scienziati, abbiamo una quantità di desiderio finita, che però è possibile rigenerare. È come se noi avessimo un caminetto sempre lì. Però ogni caminetto si spegne: noi ci possiamo mettere tutta la legna che vogliamo, ma se non utilizziamo il soffietto per arieggiare e riattizzare il fuoco, il caminetto si spegne. Il rapporto è monogamico, esclusivo o quello che abbiamo scelto che sia, però c’è un 10 percento da mantenere segreto. Uno spazio proprio, individuale. Nella coppia non bisogna mettere tutto, altrimenti si perde lo spazio del desiderio, che può nascere quando qualcosa viene sentito come se non ci appartenesse ancora appieno. Ci manca e allora noi lo desideriamo. Se saturiamo sempre tutto, il desiderio non ci sarà. Avere uno spazio proprio è fondamentale per mettere a fuoco se stessi. Restare con sé stessi. Non c’è nulla di sbagliato, perché la coppia non deve annullare l’individuo. Non è che appena varchiamo insieme la soglia del nostro nido d’amore diventiamo un tutt’uno con l’altro. Non esiste la ricetta perfetta, non esiste la situazione ideale, ma nemmeno una situazione di melassa terrificante e di noia totale. Ogni tanto ci vuole un colpo di eccentricità.
Empatia, non esistono le “botte di culo” – L’empatia è una fenomenale competenza relazionale; significa però che possiamo capire il punto di vista dell’interlocutore. Questo vale tantissimo in un primo appuntamento, in un colloquio di lavoro, in una tentata vendita: sai poco o nulla del tuo interlocutore ma devi riuscire a entrare quanto prima nel mondo della persona che hai di fronte e a cogliere il suo bisogno. Per questo l’empatia è una competenza anche professionale: nel lavoro quando si è vincenti? Quando si esce da un colloquio in una condizione di win-win. Entrare in empatia significa capirsi, mettersi nei panni dell’altro, comprenderne le esigenze. Troppo spesso giudichiamo i successi altrui come “botte di culo”. Non è fortuna, è solo che sono stati in grado di capire chi avevano di fronte meglio di noi. Di entrarci in empatia. Anche nelle relazioni personali l’empatia è molto importante perché a volte le incomprensioni nascono dal non cogliere il punto di vista dell’altro, nel senso più profondo”. Di fronte alle persone che si amano è cruciale capire il loro punto di vista, cercare di entrare nei loro panni e cogliere quali siano le ragioni che li portano a fare o non fare determinate cose.
Approfondimento: il lessico della felicita’, le 33 parole magiche – Quando qualcosa non funziona e non ci rende felici spesso il primo impulso è quello di un cambiamento radicale con l’intento di ritrovare la tranquillità e, perché no, una situazione di maggior benessere. Non ci si rende conto immediatamente del costo in termini di fatica e di stress che gli stravolgimenti radicali delle vite lavorative e personali portano, almeno fino a quando non ci si ritrova immersi.
Perché allora non valutare anche la possibilità di restare cambiando il proprio modo di leggere le situazioni, di rapportarvisi, capire cosa si mette in campo in primis per poi abbracciare anche il punto di vista dell’altro. A volte non possiamo modificare né tantomeno evitare situazioni spiacevoli al lavoro, nella coppia, in famiglia.
Ma cos’è poi la felicità, se non un modo diverso di vedere le cose? Di trarre godimento da ciò che accade e da ciò che possiamo realizzare? Come? Con le 33 parole del “Lessico della Felicità”.
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