È in scena in questi giorni al Piccolo Bellini di Napoli, fino al 20 ottobre, lo spettacolo “Il sogno di Nietzsche” di Maricla Boggio, diretto e interpretato da Ennio Coltorti con Jesus Emiliano Coltorti e Adriana Ortolani prodotto da T.T.R. Il teatro di Tato Russo.
In preda a visioni allucinatorie il tormentato filosofo tedesco rivive momenti che hanno segnato la sua gioventù: l’affascinante Lou Salomè e il triangolo con l’amico Paul Rée finalizzato allo studio ma percorso da inconfessati desideri sessuali. In un delirio crescente di creatività e follia finisce, alla conclusione della sua vita, per immedesimarsi nell’umanità tutta dichiarando di sentirsi infiniti personaggi: re, imperatori, perfino il principe Umberto fino a quell’”Anticristo” in cui, in contraddizione con se stesso, ammira il Cristo sulla croce che mette davvero in atto l’amore.
Si tratta di una vicenda che anche il cinema ha recentemente indagato con il film di prossima uscita dal titolo molto significante di Lou Von Salomé che pone l’attenzione sulla figura femminile di questo triangolo nonché il vero perno attorno al quale si costruisce tutta l’impalcatura di sentimenti e conflitti dei personaggi. È proprio questo lo schema dello spettacolo di Maricla Boggio anche se il titolo si concentra sul filosofo Nietzsche, sulle sue ambizioni e rappresenta l’incontro con Salomé come un incontro fatale, quasi un incidente di percorso che lo mette a confronto con la sua condizione di essere umano dotato innanzitutto di sentimenti. L’ego del grande filosofo subisce un duro colpo dall’incontro con una donna il cui nome stesso è profetico. I due amici con cui lei cerca fin da subito di stabilire un rapporto intellettuale di pura amicizia, perdono la testa per lei.
La messa in scena cerca di rispondere ai diversi piani temporali e narrativi del testo. Una sorta di piccola stanza divisa in tre cabine e separata dal resto della scena da un velatino rappresenta una sorta di luogo atemporale in cui i personaggi agiscono e raccontano. In particolare Nietzsche è seduto lì quando si trova nel suo studio e ripensa alla storia di quel travagliato triangolo amoroso. Questo luogo – non luogo è una sorta di cornice narrativa che introduce gli eventi che accadono nella storia. Il resto della scena è rappresentato da tre tavoli dove i personaggi si accomodano per scrivere e leggere le lettere che fanno da contrappunto alla vicenda.
La storia dei tre personaggi è molto complessa per essere raccontata in soli settanta minuti di messa in scena e forse questo è l’unico limite di un progetto ambizioso e interessante come questo.
Gli interpreti riescono, tutti, a rendere tridimensionali i propri personaggi coinvolgendo e intrattenendo il pubblico ma si resta con un velo di insoddisfazione al termine dello spettacolo perché tutto è stato talmente piacevole da desiderare di andare ancora più a fondo. Approfondire ulteriormente la vita dei personaggi ma soprattutto i passaggi emotivi e reali che portano al fallimento del progetto iniziale.
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