Ogni volta che vi capita di pensare, ah ecco vedi, lo sapevo, anche Banksy si sarebbe piegato al capitalismo e alla mercificazione dell’arte! State sbagliando perché tutto quello che fa è pura provocazione. È infatti sì vero che ha “aperto” un negozio nel quartiere di Croydon, a sud di Londra, all’interno in un locale dove prima vendevano tappeti e moquette, il “Gross Domestic Product”, lo ha allestito come un vero e proprio rivenditore di suoi oggetti e resterà aperto solo per due settimane.
È anche vero che le vetrine che danno sulla strada sono piene di sue iconiche opere d’arte e non, da palle da discoteca realizzate con elmetti antisommossa della polizia usati a cuscini con la scritta “La vita è troppo breve per ricevere consigli da un cuscino”, da tappeti ispirati alla mascotte dei cereali Kellogg’s a un gioco per bambini con figure di migranti da carica su un camion, a tazze e t-shirt decorate con le principali opere dell’artista fino ad aver esposto anche il giubbotto antiproiettile realizzato per il rapper Stormzy, che ritrae una Union Jack stilizzata, sulla quale campeggia la scritta “Prodotto interno lordo”, come fosse un articolo in vendita. Il cartellino di accompagnamento recita: “Una versione del gilet inglese da uomo “John Bull” aggiornata per i tempi moderni. Questa armatura personalizzata è in grado di fermare proiettili fino a calibro .45 ed è completamente a prova di pugnalata. Come indossato da Stormzy al festival di Glastonbury (perché è molto pericoloso lì). Eppure non lavabile in lavatrice [sic]. Firmato. Edizione di 5 più 2 A / P”. C’è anche un link a un sito web grossdomesticproduct.com
Il punto chiave che trasforma la mossa commerciale in installazione è che nel negozio non si può entrare, non è un vero nesercizio commerciale ma l’ennesima provocazione dell’artista che, come spiega nel comunicato appeso in vetrina, ha dichiarato di aver aperto per motivi legali.
Banksy, che ha rivendicato il tutto sul suo account Instagram, ha spiegato che un’azienda che vende cartoline di auguri sta cercando di appropriarsi dei diritti commerciali esclusivi del nome “Banksy” e secondo i suoi avvocati vendere a sua volta prodotti al pubblico avrebbe aiutato a vincere il contenzioso. Mark Stephens, un avvocato esperto di diritto dell’arte che sta dando aiuto a Banksy, ha spiegato al Guardian che secondo le leggi commerciali, se un certo marchio non viene usato a fini commerciali per un certo periodo di tempo può essere reclamato da altri e per questo Banksy ha dovuto produrre oggetti di ogni tipo con il suo marchio.
Quindi ora vi chiederete, ma quindi li posso comprare o no questi oggetti? Ma certo che si, Banksy è un provocatore, mica uno scemo, tutti gli oggetti saranno in vendita attraverso un negozio online che sarà aperto a breve, sempre come riportato nel comunicato e i ricavati della vendita degli oggetti saranno usati per comprare una nuova nave per la Ong Open Arms, che opera da tempo nel Mediterraneo per soccorrere i migranti. Un ennesimo plauso per lo street artists più giusto che ci sia!
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