Lucifer, la serie TV è il guilty pleasure di cui abbiamo bisogno
Lucifer è una serie televisiva statunitense di genere urban fantasy, police procedural e commedia drammatica sviluppata da Tom Kapinos trasmessa per la prima volta sul canale americano Fox dal 25 gennaio 2016. La serie è prodotta da Jerry Bruckheimer, DC Comics e Warner Bros Television. Si tratta della trasposizione televisiva del fumetto omonimo, pubblicato dalla casa Vertigo e scritto da Mike Carey, con protagonista il personaggio di Lucifer, comprimario nel fumetto Sandman di Neil Gaiman. La serie ha avuto un ottimo gradimento di pubblico e i personaggi sono molto amati, eppure, l’11 maggio 2018 la Fox ha annunciato la cancellazione della serie dopo il finale della 3ª stagione. Ne è seguita la campagna #SaveLucifer che esprimeva il desiderio del pubblico di vedere nuovi episodi delle avventure di Lucifer così l’anno scorso, il 15 giugno 2018, Netflix ha salvato la serie acquistandola e rinnovandola per una quarta stagione di 10 episodi, andati in onda l’8 maggio 2019. Il 6 giugno 2019 Netflix ha rinnovato la serie per una quinta ed ultima stagione che pare comprenderà 10 episodi.
La trama essenziale di Lucifer parte da un banale pretesto narrativo: nel 2011 il diavolo (Tom Ellis), annoiato dal suo ruolo di signore degli Inferi, abbandona il suo regno insieme all’alleata Mazikeen (Lesley-Ann Brandt) e si trasferisce a Los Angeles decidendo di mettere su un night club di nome “Lux” che in breve diviene molto conosciuto grazie al giro di favori che il suo nuovo proprietario mette in piedi. Circa cinque anni dopo una serie di circostanze portano Lucifer a conoscere l’affascinante detective Chloe Decker (Lauren German): sebbene suo fratello, l’angelo Amenadiel (D. B. Woodside), lo esorti caldamente a tornare all’inferno mentre Mazikeen gli fa notare come in lui stiano nascendo sentimenti umani, Lucifer continua a collaborare con Chloe finendo per generare uno strano rapporto di amore-odio reciproco, tanto da dover ricorrere a frequenti visite dalla terapista Linda Martin (Rachael Elaine Harris).
Non è la prima volta che al cinema o in televisione si attinge dalla Bibbia per raccontare vicende di personaggi celestiali o divini. Solitamente la chiave ironica è sempre la preferita, anche per non cascare nella blasfemia e allo stesso tempo per ironizzare sui poteri ultraterreni di alcuni personaggi che abbiamo amato in film come Michael di Nora Ephron con John Travolta che interpretava un magnifico Arcangelo Michele e Una settimana da Dio con uno spassoso e allo stesso tempo profondo Jim Carrey che si ritrovava investito di poteri divini per una settimana appunto.
Pertanto con Lucifer non abbiamo visto nulla di nuovo con la storia del diavolo che si annoia e decide di trasferirsi a Los Angeles. Anzi possiamo dire che molti sono i riferimenti a modelli cinematografici e televisivi precedenti a cui la serie evidentemente si è ispirata. Lucifer è innanzitutto un angelo e come ci raccontavano Nicolas Cage e Meg Rayan in City of Angels, quale posto migliore in cui stabilirsi se non Los Angeles? Detta appunto la città degli angeli.
In quanto angelo (caduto dal Paradiso nel suo caso ma pur sempre un angelo) Lucifer ha lo stesso fascino e attrazione che aveva Travolta nel film della Ephron, qualunque donna si trovi a incrociare il suo sguardo ne resta totalmente ammaliata e sedotta. Il diavolo tentatore nella sua accezione più classica, quindi, non può essere altro che bellissimo e una faccia da schiaffi come quella di Tom Ellis è senz’altro azzeccata.
Il protagonista, così come i suoi comprimari ultraterreni, ha sentimenti profondamente umani e ciò viene dichiarato fin dal primo momento. Dal mio punto di vista gli autori non potevano fare diversamente per rendere vicino al pubblico un personaggio controverso come il diavolo, notoriamente malvagio.
Ma come viene spiegato già da Morgan Freeman (Dio in Una settimana da Dio, per altro citato dallo stesso Lucifer in una delle sue tante gag e citazioni) sono le azioni degli uomini a determinare il loro destino. Il libero arbitrio, la facoltà di scegliere, ci mette sulla via del bene o del male. Lo stesso Lucifer più volte dice di non essere lui in prima persona il male ma di avere il compito di punire il male. Un po’ come nella versione mitologica degli inferi in cui Ade ne era il custode. Lucifer dice spesso: “Perché date la colpa a me se siete voi a compiere brutte azioni?”
Questo Lucifer è sicuramente contaminato da diverse versioni non solo della religione cristiana ma dalla stessa mitologia. Lucifer incarna tutti i difetti e le controversie dell’animo umano e cos’è in effetti il diavolo se non la rappresentazione del male in quanto prodotto delle azioni dell’uomo? In effetti questa serie per quanto mediocre nella scrittura, per quanto pacchiana nella resa, ha in sé qualcosa di molto logico e serio che la rende interessante. Sembra invitarci a riflettere sul fatto che, in un certo senso, il diavolo e l’inferno sono il sunto di quanto possa essere malvagio l’essere umano e allo stesso tempo ci mostra quanto possa essere divino. Non è un caso, infatti, che Lucifer viva questo costante conflitto tra la sua natura malvagia e il suo desiderio molto umano di migliorarsi e pertanto senta la necessità, come già aveva fatto Tony Soprano nella famosa I Soprano, di andare in terapia per capire qualcosa in più sui suoi sentimenti.
Lucifer è un poliziesco infarcito di situazioni sentimentali alla General Hospital dove il nucleo crime viene alternato, se non a volte superato, dalle vicende sentimentali dei protagonisti.
Come ho detto gli angeli e i demoni di Lucifer sono estremamente umani, pertanto vivono gli stessi conflitti degli uomini tanto da esserne addirittura sopraffatti chiedendosi come possano gli uomini sopportare tante emozioni. Può il diavolo provare amore? In quanto incarnazione di tutte le passioni umane viene da dire subito di sì ma come vive lui questo sentimento? Ciò viene raccontato in quattro stagioni fino alla consapevolezza finale dell’esistenza, anche per lui, di un unico grande amore.
Ho detto che la serie è più mitologica che cristiana dal momento che anche il rapporto tra Lucifer e Chloe ricorda forse quello tra Persefone e Ade. I riferimenti biblici attingono soprattutto al libro della Genesi e fanno riferimento a Eva e Adamo, a Caino e Abele, al serpente e alla mela. In quanto angelo, figlio di Dio, Lucifer ha molti fratelli che fanno diverse incursioni nel corso delle puntate e ciascuno di essi ha dei poteri speciali, Amenadiel per esempio può fermare il tempo, Lucifer sa sviscerare i desideri più profondi delle persone e così gli altri che vediamo nel corso delle quattro stagioni.
Non mancano i buchi di sceneggiatura e gli errori, è sicuramente una serie trash soprattutto nei momenti fantasy in cui si esprimono i poteri ultraterreni dei personaggi eppure resta un piacere la visione di Lucifer soprattutto per l’ironia con cui viene affrontato l’argomento, per le continue citazioni ad altre serie molto famose, non solo di argomento biblico e per le tante risate che ci facciamo grazie alle doti comiche dei suoi interpreti. In una puntata per esempio viene citato Game of Thrones. Questo perché la serie è al passo con i tempi e forse da parte degli autori c’è un chiaro tentativo di ingraziarsi il pubblico con un facile fan service.
Credo in conclusione che Lucifer possa essere una perfetta serie da relax, di quelle da guardare mentre si mangia o si fanno altre cose in casa poiché resta di facile fruizione pur partendo da temi importanti che però sono resi leggeri e semplificati.