Andrea Camilleri.
Tutti lo conoscono. Tutti sanno chi sia.
Ma per quel qualcuno che forse si è perso un pezzo facciamo un piccolo recap.
Studente incapace di piegarsi alla disciplina, disertore durante lo sbarco degli alleati, debuttò, a sua insaputa, con una poesia e autore, dal 1959 a oggi di oltre 100 libri molti dei quali best seller.
Lunedì 17 giugno, la notizia del suo malore, del suo arresto cardiocircolatorio e del suo ricovero in rianimazione in terapia intensiva a Roma, è rimbalzata come una pallina da flipper su tutti i media, tv, tg, social, quotidiani, anse, chi ne ha più ne metta. Non solo perchè si tratta di un personaggio banalmente pubblico, ma anche e soprattutto perchè si tratta di un “monumento vivente” italiano.
Le condizioni del creatore del «Commissario Montalbano» sono gravi: oltre all’infarto, Camilleri, 93 anni suonati, era reduce, 20 giorni fa, da una caduta in casa a seguito della quale aveva riportato una frattura al femore.
Uno degli ultimi grandi scrittori italiani di quella classe senza precedenti che ha visto il successo tardi.
L’anno scorso, ha ridebuttato come attore a 70 anni di distanza dal suo primo esordio sulla scena, al Teatro Greco di Siracusa dove interpretò «Conversazioni con Tiresia», l’indovino cieco del grande mito greco, dichiarando in un’intervista al Corriere di essere «contento di non vedere più bene perché la platea immensa del Teatro Greco, con tutti quegli occhi che ti guardano, mette davvero paura».
A 93 anni suonati, si stava preparando al debutto, nei panni di Caino, in scena alle Terme di Caracalla il 15 luglio, nell’ambito della programmazione estiva del Teatro dell’Opera di Roma.
Camilleri ha venduto in Italia con Sellerio 25 milioni di copie e con i titoli Mondadori circa 6 milioni di copie. Il Commissario Salvo Montalbano è apparso per la prima volta nel 1994 nel romanzo “La forma dell’acqua” e l’ultimo uscito in questi giorni è “Il cuoco dell’Alcyon” (che ha immediatamente scalato le classifiche posizionandosi al primo posto dei best seller), 27esimo romanzo della serie che è stata tradotta in 31 lingue e diffusa in 28 paesi. La serie evento con protagonista Luca Zingaretti è stata vista complessivamente da circa 1,2 miliardi di telespettatori. Sono stati realizzati 34 tv movie (tratti da 24 romanzi e 20 racconti).
E chapeau.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui.
Mi fermo qui perché io che sono una persona discetamente equilibrata sono capace di darmi un limite e di non superarlo, nel bene e nel male.
C’è chi non lo sa, invece, evidentemente fare a causa di una disfunzione che gli impedisce di esercitare una minima dose di umanità.
“Andrea Camilleri? Non l’ho mai conosciuto, però è chiaro che la sua capacità di applicare criteri matematici ai suoi racconti mi ha sempre sorpreso e ne sono ammirato. Mi dispiace, quando un uomo vecchio muore c’è sempre un certo dolore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i coglioni. Basta, mi ha stancato”.
A dirlo, come sempre senza troppi peli sulla lingua, è Vittorio Feltri ai microfoni de I Lunatici su Rai Radio2, dove ha commentato la notizia. “Poi quando vedo Montalbano mi viene in mente l’altro Zingaretti, che non è il massimo della simpatia – ha proseguito il direttore di Libero, quotidiano a tiratura nazionale -. Questa comunque è una opinione personale e scherzosa, in me Camilleri suscita ammirazione, è un grande scrittore, e bisogna ricordare che la lingua italiana è nata in Sicilia, solo dopo abbiamo adottato quella Toscana. E i siciliani parlano meglio di qualunque altro italiano. E scrivono meglio degli altri italiani”.
Ora, a prescindere dalla lisciata pseudo colta sulla scuola siciliana come genitrice della lingua italiana, e dalla presunzione di personalissima opinione, è mai possibile che nemmeno difronte alla disgrazia, alla malattia e alla morte, si debba necessariamente silenziare la coscienza e prostituirla in virtù del “clickbaiting” politico-social-giornalistico?
E Vauro, il vignettista dichiaratamente “rosso” che usa i problemi di salute di Andrea Camilleri per mettere (ancora una volta) nel mirino il ministro degli Interni, Matteo Salvini?
Ok, è satira.
Ma in nome della satira è tutto concesso?
In un momento di così grande apprensione per la vita stessa dello scrittore siciliano c’è chi riesce a fare dell’ironia mettendo sempre al centro l’avversario politico.
A volte basterebbe fare un po’ di dignitoso silenzio.
Per sembrare più umani.
Almeno in apparenza.
Questa la mia personalissima e democraticissima opinione.
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