Si parla ancora del “Salvator Mundi”, la vicenda non si placa (qui trovate il nostro precedente articolo), all’inizio si è parlato della sua straordinaria attribuzione a Leonardo da Vinci, poi alla sua vendita milionaria; è stato il quadro più pagato al mondo. Dopo la vendita si è parlato della sua scomparsa: una volta arrivato al museo del Louvre di Abu Dhabi non è mai più stato visto. Adesso pare che si sia di nuovo messa in discussione la sua autenticità.
Il quadro secondo alcuni fu dipinto da Leonardo da Vinci mentre secondo altri è invece un’opera di bottega, ovvero “nello stile di un artista, ma di qualità inferiore, quindi attribuibile ad allievi”, tra i sostenitori della seconda tesi ci sarebbe proprio il Louvre di Parigi che ha chiesto il quadro in prestito al Louvre di Abu Dhabi in occasione della mostra sul cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci che aprirà il prossimo ottobre, ma ha intenzione di esporlo presentandolo come non autentico, il quadro rappresenta Gesù Cristo che con la mano destra benedice e che con quella sinistra regge un globo trasparente. È un olio su tavola grande 66 per 46 centimetri, e fu dipinto in Francia per Luigi XII intorno al 1500.
C’è davvero da dire che il Salvator Mundi ha una storia lunga e complicata: per moltissimi anni si è creduto fosse andato perso, poi nei primi anni del Duemila è stato ritrovato e venduto a una cifra irrisoria, a meno di 10.000 dollari nel 2005. Dopo questa vendita ci sono stati importanti lavori di restauro che lo hanno portato a essere autenticato come un da Vinci e le sue vendite sono salite alle stelle, ambitissimo tra collezionisti e commercianti disposti a spendere cifre astronomiche pur di averlo, nel 2013 è stato venduto a 75 milioni di dollari. L’ultima volta che era stato esposto fu tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 alla National Gallery di Londra e all’epoca in pochi dubitarono della sua autenticità.
La storia sembrava giunta al termine quando nel 2017 il Salvator Mundi è stato battuto a un’asta di Christie’s a New York per 450 milioni di dollari a un principe saudita che non aveva precedenti come collezionista d’arte, ma che risultava essere amico e socio del principe ereditario saudita Muhammad bin Salman. Mai un’opera aveva raggiunto una cifra tale. Nel 2018 avrebbe dovuto essere esposto al Louvre di Abu Dhabi e così essere conclusa la sua avventura. Ma proprio da qui il giallo si è infittito perché proprio a ridosso dell’esposizione il museo ne aveva posticipato l’esposizione a data da destinarsi e senza fornire spiegazioni. Nessuno ha più visto il Salvator Mundi.
Da allora si erano susseguite voci e teorie sul fatto che il quadro non fosse autentico, o che fosse stato usato per corrompere qualcuno e se ne fossero perse le tracce: a oggi non è chiaro dove si trovi il dipinto, anche se si dice che sia custodito a Ginevra.
Il punto cruciale che tiene tutti con fiato sospeso è se sia un autentico da Vinci o no. Jacques Franck, storico dell’arte, esperto di Leonardo e consulente per sei anni del Louvre di Parigi, pensa che nella migliore delle ipotesi il Salvator Mundi sia stato dipinto da un assistente di Leonardo, con qualche suo piccolo contributo: i drappeggi e i capelli di Gesù sarebbero rigidi e in generale la piattezza del dipinto, secondo molti, non potrebbe essere opera di Leonardo.
Ora anche all’interno del Louvre starebbero cominciando a dubitare dell’autenticità del quadro; Ben Lewis, autore di un libro sulla storia del dipinto, lo ha confermato. «Il Louvre di Parigi ha chiesto al Louvre Abu Dhabi se potevano prendere il dipinto in prestito per la loro esibizione, questo è ufficiale. Ma le mie fonti interne al Louvre, varie fonti, mi dicono che non molti curatori del Louvre pensano che sia un quadro autentico di Leonardo da Vinci e che, se lo metteranno in mostra, lo esporranno come “di bottega”». Sarebbe uno smacco e un enorme danno per gli attuali proprietari, che ne vedrebbero crollare il valore e che forse per questo non hanno ancora dato una risposta al Louvre di Parigi: «È molto improbabile che venga mostrato (a Parigi, ndr) perché il proprietario di questo dipinto non può prestarlo al Louvre di Parigi e vederlo esposto come “lavoro di bottega di Leonardo”».
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