Banksy era a Venezia e nessuno se né accorto, l’ultima grande beffa dello Street Artist più famoso al mondo lascia un po’ di amaro in bocca unito a grande entusiasmo. In questa occasione la provocazione è stata doppia, da una parte l’artista aveva scritto su Instagram «Malgrado si tratti del più grande e prestigioso evento d’arte al mondo, per qualche ragione io non sono mai stato invitato» a dimostrare un forte risentimento verso La Biennale, dall’altra parte lancia una forte denuncia alla città di Venezia e alla sua mancata tutela.
Già da qualche giorno tra le calli veneziane si percepiva la possibile presenza di Banksy alla 58esima Biennale d’Arte di Venezia quando, nei giorni della pre-apertura era comparso, nel sestriere di Dorsoduro, sulla sponda del canal Rio de Ca’ Foscari, vicino a Campo Santa Margherita, l’inconfondibile segno dell’artista, un murales raffigurante un bambino migrante avvolto nel giubbotto salvagente che impugna un fumogeno fluorescente. Malgrado l’artista non abbia ancora rivendicato l’opera, e nonostante la creazione rispetti i tratti e i contenuti delle opere banksyane, una conferma del passaggio dello street artist nella Laguna è arrivata a seguire con un video, pubblicato da Banksy sul suo profilo Instagram.
Con addosso un impermeabile sgualcito e un cappellino calato sul volto per non farsi riconoscere, l’artista, travestito da pittore off, inizia a montare il suo cavalletto e a disporre la sequenza di quadri che vanno a comporre la laguna e una delle tante gigantesche navi da crociere mentre attraversa il bacino di San Marco, da anni queste navi sono oggetto di critiche e polemiche da parte degli abitanti di Venezia e non solo, l’Unesco, in passato, aveva infatti chiesto l’intervento del Governo italiano per limitare l’accesso delle grandi navi nella laguna e nel bacino di San Marco. Anche il titolo dell’opera “Venice in oil”, indica sia la tecnica utilizzata per realizzare le tele, sia la denuncia il crescente per inquinamento creato dalle navi da crociera che attraccano nella Serenissima.
In tutto questo l’artista più “ricercato” al mondo siede lì, con un giornale aperto davanti a sé e aspetta gli ipotetici clienti. Le persone si fermano e osservano incuriosite, due signore addirittura affermano «È persino più bello di quello che abbiamo visto in Biennale». Una provocazione che non solo viene espressa nel titolo del video, mettendo nel mirino la Fondazione della Biennale, ma è sottolineata da questo commento assolutamente sincero.
Il video finisce con un blitz dei Vigili che si avvicina al baracchino di Banksy e lo invita a rimuovere l’istallazione a causa della mancata autorizzazione a occupare il suolo pubblico. Il comandante dei vigili, Marco Agostini afferma che Banksy non è stato multato ma allontanato come chiunque esponga privo di permessi.
La Biennale non ha rilasciato nessun commento a riguardo. Viene da pensare: chissà quante persone sono passate lì davanti. Se solo avessero saputo valeva la pena fare un’offerta!! Da mangiarsi le mani. Ma chi mai poteva prevedere che il writer più noto del mondo si sarebbe palesato in carne e ossa in piazza San Marco, confuso tra i pittori di strada e con il suo mosaico “No navi”?
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