Dopo Andy Warhol arriva a Milano, fino all’ 8 settembre, un altro grande maestro americano, una delle figure più importanti nell’arte del ventesimo secolo: Roy Lichtenstein (1923 -1997). La sua arte sofisticata, riconoscibile al primo sguardo e apparentemente facile da comprendere, ha affascinato fin dai primi anni eroici della pop art generazioni di creativi, dalla pittura alla pubblicità, dalla fotografia al design e alla moda e il potere seduttivo che essa esercita sulla cultura visiva contemporanea è ancora molto forte. Così il Mudec ha deciso di virare al pop e dedicargli una mostra “Roy Lichtenstein – multiple vision” curata da Gianni Mercurio promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura per l’ideazione di Madeinart.
In un percorso tematico di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, le 100 opere in mostra si dividono in prints, sculture, arazzi un’ampia selezione di editions provenienti da prestigiosi musei, istituzioni e collezioni private europee e americane oltre a video e fotografie.
Un’arte che si è basata sulla riproduzione, sulla riproducibilità che smitizza il ruolo dell’artista. E affronta, come scrisse lui stesso, l’immagine solo nella sua bidimensionalità: una sorta di manifesto della superficialità che diventa una teoria dell’arte.
L’artista di New York è riuscito a convogliare nei suoi lavori gli influssi di diverse culture e correnti artistiche, sintetizzandole in una resa del tutto individuale. Non è impossibile rintracciare nelle sue opere risvolti surrealisti, indizio di un’attenzione alle avanguardie novecentesche, come gli inevitabili riferimenti classici e i moderni pattern optical che fanno da scenografia alle sue composizioni pop.
Il Museo delle Culture di Milano ha scelto un taglio particolare per esporre la ricerca creativa di Lichtenstein concentrandosi sugli aspetti che evidenziano la contaminazione culturale: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientale, e la capacità dell’artista di condurre un originale alla serialità.
Dall’iconografia medievale ai fumetti, dai simboli dei nativi alla narrazione della conquista del West, lo interessava tutto ciò che diventava simbolo e icona e che lui rielaborava in una personale grammatica visiva composta di spessi contorni neri, forme sintetiche e colori accesi.
Un percorso tematico costruito insomma attorno al concetto di riproduzione meccanica dell’opera d’arte e alle interpretazioni e soluzioni formali che di volta in volta l’artista è riuscito a dare.
INFO
Mudec – Museo delle Culture
via Tortona 56, Milano
ORARI
Lunedì
14.30-19.30
martedì / mercoledì / venerdì / domenica
09.30-19.30
giovedì / sabato
9.30-22.30
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