Dopo il successo di Lacci, Silvio Orlando torna al Teatro Bellini con un lavoro scritto e diretto da Lucia Calamaro, vincitrice di 3 premi UBU, “Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)” fino al 12 maggio.
In scena un padre, Silvio, tre figli e un fratello (Roberto) che si riuniscono nell’isolata casa di campagna in occasione della messa in commemorazione dei dieci anni dalla morte della moglie. Silvio ormai vive lì, si è trasferito tre anni prima, e ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo.
Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come smuoverlo da questa posizione intristente e radicale. Attraverso la storia di Silvio e dei suoi figli la Calamaro pone l’accento su una specifica patologia della nostra epoca: la solitudine sociale. Quella che potrebbe essere definita la malattia del secolo, insidiosa e quasi invisibile di cui probabilmente siamo affetti tutti, chi più chi meno e che si manifesta con un’improvvisa forma di allergia alla vita e ai rapporti sociali. Non si ha più voglia di condividere nulla e non si trova più un motivo valido per uscire di casa.
Le scene di Roberto Crea rappresentano la chiusura auto inflitta del personaggio con una struttura che imita uno spazio domestico ma che sembra piuttosto ricordare una gabbia, anche per l’uso di materiali metallici e le pareti composte da velatini.
Silvio Orlando è nel suo ambiente naturale, immerso a pieno nel ruolo del misantropo che ha gettato la spugna. Il testo affronta un argomento molto attuale e vero che appartiene alla vita di ciascuno di noi. Tutti in diversi momenti abbiamo desiderato l’isolamento sociale ma forse in questo periodo storico la più parte sta facendo della solitudine sociale una soluzione alla sofferenza e alle difficoltà di un’epoca troppo fluida che sentiamo non saper gestire.
Il testo della Calamaro è scritto, verboso, forse più adatto e soddisfacente nella lettura che nella messa in scena dove in alcuni momenti si dilunga troppo soffermandosi per esempio sui monologhi dei singoli personaggi o su situazioni comiche che vorrebbero stemperare la tensione. In quest’ultimo caso per quanto si sorrida in alcuni momenti, non si può uscire dal senso di malinconia profonda che trasmette la storia di Silvio e che il volto dello stesso Orlando ci restituisce con la sua tragicità. Il finale racconta qualcosa in più sulla solitudine di un uomo che ha chiuso con la vita mostrando quanto può fantasticare una mente umana lasciata sola con i suoi pensieri.
Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato)
Teatro Bellini fino al 12 maggio
Orario: 21.00
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