Muhammad Ali al Palazzo delle Arti di Napoli, il racconto della leggenda in 100 immagini

American heavyweight boxing champion Muhammad Ali training at Chris Dundee’s 5th Street gym, Miami Beach, 1971. (Photo by Chris Smith/Popperfoto/Getty Images)

Dal 22 marzo al 16 giugno al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) ci sarà la mostra dedicata a Muhammad Ali, uno dei pugili più famosi della storia capace di appassionare anche chi di sport non è appassionato.
100 fotografie e due installazioni video raccontano la storia di Ali, al secolo Cassius Clay dalle origini fino al raggiungimento della fama mondiale.

La mostra che vuole omaggiare non solo lo sportivo ma anche la persona è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli e organizzata da ViDi – Visit Different e curata da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi.
Ciascuna sala del percorso espositivo ha un suo tema, un filo rosso che unisce le foto di quella stanza. Si tratta dei “doni” che Alì ha offerto alle persone come un tesoro senza prezzo e senza tempo e quindi si va dalla boxe, al linguaggio, alla dignità umana, ai compagni di viaggio, ai bambini, al coraggio, alla memoria.

 

Una sala intera è allestita con un ring al centro e sulla base di questo le proiezioni dei suoi combattimenti più famosi. A fare da cornice, una serie di fotografie scattate durante gli allenamenti, insieme ai poster originali e ai programmi delle riunioni pugilistiche.

Un’altra sala è dedicata ai bambini e alla capacità di comunicazione che Ali aveva con loro. Ciò è dimostrato dall’ironia e il gioco che si vedono in una famosa candid camera in cui le “vittime” dello scherzo sono bambini di diverse fasce di età e con cui il famoso pugile scherza e si diverte.

Heavyweight champion Muhammad Ali (c) dances away from the contender Floyd Patterson (r), after the former champion slipped and fell to his knees during the second round of their 1965 match in the Las Vegas Convention Hall.

Ali ha vissuto un periodo storico fondamentale che lo ha segnato come uomo, oltre che come sportivo. L’epoca delle persecuzioni razziali in america, l’epoca in cui essere nero era considerato uno sbaglio. Fu proprio il razzismo, l’episodio tragico della morte di un ragazzo come lui, a dargli la spinta per reagire e far uscire tutta la rabbia e il dolore provato per quell’esperienza. Fu così che Clay divenne Ali, cominciando a boxare in una palestra di periferia e diventando in seguito un campione dei pesi massimi.

NEW ORLEANS – SEPTEMBER 1978: Muhammad Ali speaks to fans and the press from a boxing ring before his championship fight against Leon Spinks at the New Orleans Superdome, which Ali won in Sept 1978 in New Orleans, Louisiana. (Photo by Chuck Fishman/Getty Images)

Dal racconto per immagini della mostre ne viene fuori non solo la figura di uno sportivo ma anche di un essere umano con una coscienza politica che sapeva usare la sua immagine per coinvolgere le masse e predicare libertà di pensiero e azione.
Si evince da questo tuffo nel passato che Ali non era solo un uomo di parola ma anche di azione. Una delle cose più incisive che abbia mai fatto è stata quella di rifiutare il servizio di leva ed essere pronto ad andare in galera come disertore della guerra in Vietnam, non riconoscendo nella violenza della guerra un mezzo per ottenere la pace.

 

Il risultato di un percorso all’interno di questa mostra è la sensazione di fare un viaggio nella storia, non solo in quella del personaggio pubblico, ma la storia di un’epoca fondamentale in cui si lottava davvero per la libertà e per dei solidi ideali.