Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli: il ritorno di Chiara Moscardelli
Superati i quaranta un uomo diventa interessante, una donna zitella. Considerazioni di genere, a parte, Chiara Moscardelli ha scritto con il suo stile inconfondibile un nuovo esilarante romanzo per Giunti editore: Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli.
https://www.instagram.com/p/BvxBcYElY-F/
Un mistero, tanto disagio e humor all’inglese si confondono tra affascinanti detective, appuntamenti surreali su Tinder, carabinieri di paese e reporter d’assalto in stile “Chi l’ha visto?”. Sono questi gli ingredienti di un giallo che è anche un po’ rosa e che ha per protagonista una donna zitella (ma che se ne infischia altamente di esserlo) con un intuito fuori dal comune che sognava di diventare una profiler, Teresa Papavero, figlia del noto psichiatra Giovan Battista Papavero; un borghetto a sud di Roma, nonchè paese nativo, dal nome tanto inquietante quanto profetico, Strangolagalli; un rimorchio su Tinder che finisce nel peggiore dei modi immaginabili: morto a seguito di un volo, non tanto pindarico, giù dal terrazzo.
A corollario di tutto questo c’è il maresciallo Nicola Lamonica, Carabiniere per antonomasia (abbastanza confuso anche sull’esistenza della Banda Bassotti di Topolinia) ma di buon cuore; l’affascinante, rude, arrogante, “Maschio Alfa” e poliziotto Leonardo Serra; Monica Tonelli, che si inserisce a gamba tesa nel mistero di Strangolagalli a peggiorare la situazione sparendo all’improvviso; e Corrado Zanni, l’inviato di punta della trasmissione “Dove Sei?”, pantomima del nostro seguitissimo “Chi l’ha visto?”, che si scoprirà essere ex fiamma di Teresa.
Un carosello di situazioni, emozioni e relazioni ingarbugliate che si alternano in un girotondo di rocamboleschi colpi di scena.
Teresa Papavero ha 42 anni, è single, ha un discutibile gusto in fatto di vestiti (ma si rifà con la biancheria intima); ha “la testa piena di dettagli inutili”, così si lamenta, quando altri riconoscono in lei una dote fuori dal comune nel ricordare ogni particolare, anche lontano nel tempo; suo padre – e non solo lui – la considera una scema e sua madre se n’è andata quando lei era piccola, lasciandole un vuoto enorme e la tendenza a non fidarsi più delle persone. In più di un’occasione ammette di non sentirsi all’altezza, di niente e di nessuno; sarebbe voluta diventare una profiler, seguendo senza riuscirvi le orme del suo ingombrantissimo padre psichiatra, che si rivelerà avere l’intuito, oltre che la sensibilità, di un elefante in una cristalleria; aveva preferito lasciare la provincia per la grande città, Roma, ma anche da lì è scappata, per ritornare a Strangolagalli, convinta che in quella piccola comunità si sarebbe sentita al sicuro.
Del resto, a Strangolagalli non succedeva mai niente.
Tutto quello che ruota intorno a lei sembra (e lo è realmente) sempre così inverosimile che nessuno le crede. Mai.
Dopo aver lavorato in un call center, in un sexy shop di lusso, al paesello avvia per caso insieme alla sua migliore amica Luigia, Gigia, Capperi, il “Papaveri e Capperi Bed and Breakfast” che diverta il baricentro di tutta la vicenda.
Io mi ero già innamorata della penna di Chiara Moscardelli all’epoca di “Quando meno te lo aspetti” (di cui avevo parlato qui) e di “Volevo essere una gatta morta” ormai un cult del racconto della singletudine all’italiana, ma Teresa Papavero mi ha del tutto conquistata.
Teresa è una donna terribilmente sottovalutata, dagli altri ma anche, e soprattutto, da sé stessa; una donna con un’autostima sotto ai piedi e con molte, troppe insicurezze che tenta di nascondere sotto una maschera di eccentrica ingenuità. Oltre ad essere un giallo pungente, irriverente e spassoso, “Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli” a tratti veste i panni del romanzo di formazione. Qui, diversamente dalle altre eroine disegnate dalla Moscardelli, assistiamo alla crescita personale di Teresa, prendiamo parte alla sua presa di coscienza sulle proprie capacità che le ha consentito di rimboccarsi le maniche.
È un personaggio ben costruito e caratterizzato, un personaggio fuori dal coro rispetto ai suoi compaesani, volutamente macchiette in una piccola comunità in cui il segreto di uno è il segreto di tutti e in cui i pettegolezzi si sprecano.
I dialoghi, assieme alla variegata schiera di personaggi che popola Strangolagalli, sono la parte più divertente di questo romanzo. L’ironia, della penna, della sorte, della vita, è l’aria che si respira in tutto il libro.
L’incipit in media res ricorda molto una scena dello “Iettatore” di Pirandello, la stanza degli interrogatori della stazione dei Carabinieri, caldissima, piccolissima, surrealissima abitata dal Maresciallo, dall’appuntato Romoletto e Teresa.
Anche il finale non è autoconclusivo, è aperto, libero, lasciato all’interrogativo di quel “forse” che Giacomo Leopardi dipingeva come trampolino verso l’infinito delle possibilità.
Forse Teresa Papavero ci terrà compagnia in futuro…