Arte e Mostre

Luogo e Segni: tracce e memorie in mostra a Venezia

Sturtevant, “Felix Gonzalez-Torres America America”, 2004, Pinault Collection
Installation View “Luogo e Segni” at Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi
Photography Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Luogo e Segni, in corso a Venezia fino al 15 dicembre, è la settima esposizione presentata dalla Pinault Collection a Punta della Dogana, da quando questo suggestivo spazio è stato aperto nel 2009.

Hicham Berrada, "Mesk-Ellil", 2015-2019 Courtesy the artist and kamel mennour Installation View "Luogo e Segni" at Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi Photography Delfino Sisto Legnani e Marco Cappellettimore
(From left to right) Alessandro Piangiamore, "Api e Petrolio Fanno Luce (6, Latte Controvento)", 2019 "Api e Petrolio Fanno Luce (7)", 2019 Courtesy The Artist And Galleria Magazzino Installation View "Luogo e Segni" at Punta della Dogana, 2019 © Palazzo Grassi Photography Delfino Sisto Legnani e Marco Cappellettimore
R. H. Quaytman, "Chapter 29", 2015 Acrilico, polvere di diamante, inchiostro serigrafico, fibra ottica e gesso su legno 94,1 x 94,1 x 3,2 cm Pinault Collection © R. H. Quaytman. Courtesy the artist and Miguel Abreu Gallery, New York Photo: Christian Erroimore

 

Curata da Mouna Mekouar, curatrice indipendente, e Martin Bethenod, Direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana, la mostra vede raggruppati 36 artisti con un centinaio di opere, molti presenti nella Pinault Collection, alcuni esposti a Venezia per la prima volta, altri ancora vincitori di residenze d’artista promosse dalla collezione stessa.

Carol Rama, “Luogo e segni”, 1975, Cerotto, pellicola fotografica e pennarello su tela, 44 x 34 x 2 cm, Pinault Collection, ©Archivio Carol Rama, Torino Photo: Pino Dell’Aquila

La mostra prende il nome dall’opera Luogo e Segni dell’artista italiana Carol Rama (Torino 1918-2015), di cui solo tardivamente è stata riconosciuta l’importanza. Affacciata dall’alto sulla prima sala, questa tela ricorda un paesaggio stratificato, fatto di ricordi, memorie, segni come di scrittura automatica, ed è percorso da un orizzonte costituito da una pellicola fotografica, un materiale su cui i luoghi lasciano impresso il proprio segno e la propria memoria.
Se venisse sviluppato, questo rullino darebbe un positivo completamente bianco, bruciato, ma che conterrebbe la traccia luminosa di tutti i luoghi che la tela “ha visto” e di tutti gli osservatori che l’hanno guardata, compresi noi di Fortementein.

"Luogo e Segni" Etel Adnan, "Dhikr" (Litania), 1978, libro d'artista
Etel Adnan, "Dhikr", 1978 Libro d'artista, pastello, acquerello e inchiostro su quaderno giapponese (leporello) 30,5 x 943 cm (aperto); 30,5 x 20,5 x 2 cm (piegato) Musee de l'Institut du monde arabe © IMA / Ph. Maillardmore

 

Il percorso di Luogo e Segni si snoda attraverso gli ambienti di Punta della Dogana alla ricerca di tracce e memorie lasciate interpretate dagli artisti. Spesso questi si sono confrontati con le poesie e i dipinti di Etel Adnan, poetessa e artista libanese novantenne. Ma gli echi della memoria di luoghi lontani si intrecciano con le suggestioni che filtrano dall’esterno, dalla laguna di Venezia, con i suoi effetti e riflessi di acqua, luce e atmosfera, con cui si rapportano le opere.

"Luogo e Segni" Roni Horn, "Well and Truly", 2009-2010, vetro, superfici grezze su tutti i lati, 10 elementi
"Luogo e Segni" Wu Tsang, "Untitled", 2019, tessuto iridescente
Cerith Wyn Evans, "We are in Yucatan and every unpredicted thing", 2012-2014 Lampadario (Galliano Ferro), oscuratore graduale e binario 120 cm x Ø 90 cm Pinault Collection ©Cerith Wyn Evans Installation view "Accrochage", Palazzo Grassi, Venezia, 2016. ©Palazzo Grassi Photo: Fulvio Orsenigomore

 

Alcuni ricordi, invece, rievocano eventi accaduti in quel luogo stesso: artisti già esposti a Punta della Dogana in passato, ricostruzioni di installazioni delle loro mostre, oppure dialoghi tra artisti della Pinault Collection. Alcuni hanno, infatti, scelto di esporre le proprie opere accanto ad altre già presenti nella collezione, anche di artisti non più viventi.

Simone Fattal, "The Meeting", 2018 Terracotta smaltata, due sculture 90 x 40 cm; 100 x 40 cm musee Yves Saint Laurent marrakech, Fondation Jardin Majorelle Photo: ©Fondation Jardin Majorelle, Jaimal Odedramore
"Luogo e Segni" Simone Fattal, "Garden of Memory" "The Meeting", 2018, terracotta smaltata, due sculture "Angeli", 2018, terracotta, cinque rilievi appesi
Berenice Abbott, "Murray Hill Hotel from Park Avenue, 40th Street, Manhattan", 1935 Stampa alla gelatina ai sali d'argento 25,2 x 20,1 crn Pinault Collection
"Luogo e Segni" Berenice Abbott, "Canyon Broadway and Exchange Place, Manhattan", 1936 "Midtown Manhattan", 1932 Stampe alla gelatina ai sali d'argento

 

Mentre questo impianto della mostra sembra ben chiaro negli apparati e nel catalogo, è, purtroppo, più difficile rintracciare il filo conduttore una volta che si percorrono le sale di Luogo e Segni.
Le opere spesso non sono facili da comprendere, con un linguaggio non immediato, e potrebbero discostarsi molto dalla visone più tradizionale di “bello”. Anzi, lasciano raramente appiglio all’occhio, che, a volte sconcertato, ha bisogno di essere guidato nella lettura.

Charbel-joseph H. Boutros, "Night Enclosed in Marble", 2012-2019 Marmo di Carrara, 1 cm3 di notte, Foresta di Naas, monte Libano, cerniere in metallo 23 x 23 x 9 cm Courtesy the artist and Grey Noise, Dubai Photo: Courtesy the artist and Grey Noise, Dubaimore
Tatiana Trouvé, "The Guardian", 2018 Bronzo patinato, granito e rame 82,5 x 51 x 75 cm Pinault Collection ©ADAGP Tatiana Trouvé, Paris. Courtesy the artist and kamel mennour, Paris/London Photo: Florian Kleinefenn ©Tatiana Trouvé by SIAE 2019more
"Luogo e Segni" Nina Canell, "Muscle Memory", 2018, componente di centralina elettrica, conchiglia

 

Ma, parliamoci chiaro, questo non è un difetto: se gli artisti hanno ritenuto di dare una determinata forma al proprio lavoro, questa è assolutamente legittima. Ad esempio, fili di perle rossi e bianchi come i globuli del sangue possono alludere al dramma dell’AIDS, mentre l’idea di rinchiudere l’aria della notte in una cassettina di marmo rende l’opera allo stesso tempo ermetica, ma impossibile da svelare, pena la perdita del prezioso contenuto.
Il visitatore, per poter apprezzare, potrebbe semplicemente avere bisogno di essere accompagnato nella visione, e in questo ci viene in soccorso l’indispensabile guida cartacea alla mostra.

“Luogo e Segni”
Felix Gonzalez-Torres, “Untitled” (Blood). 1992, fili di perle

Tuttavia, abbiamo avuto l’impressione che le atmosfere e gli ambienti espositivi di Punta della Dogana prevalgano un po’ troppo sulle opere.
Magistralmente restaurati dall’architetto giapponese Tadao Ando, questi sono infatti molto belli, ma forse più adatti a grandi lavori e installazioni, pure presenti in mostra, mentre i formati verticali esposti a parete rischiano di “soffrire un po’ di solitudine”.
Va anche detto che le didascalie di Luogo e Segni sono spesso nascoste o davvero molto lontane dalle opere, mentre la guida cartacea soffre di incertezze nell’impaginazione che certamente non facilitano l’esperienza della mostra.

“Luogo e Segni”
Sturtevant, “Felix Gonzalez-Torres America America”, 2004, lampadine

Luogo e Segni è una mostra non facile, ma che nasconde sicuramente chicche interessanti e rappresenta l’occasione per un tuffo nell’arte contemporanea di una delle collezioni più grandi al mondo, il tutto in una sede eccezionale, incastonata fra i canali di Venezia.

INFO
Luogo e Segni
fino al 15 dicembre 2019
Venezia
Punta della Dogana
Biglietto Punta della Dogana + Palazzo Grassi 18 €
Mercoledì-lunedì 10.00-19.00
Chiuso il martedì

Sito internet: www.palazzograssi.it

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