Vittorio Sgarbi porta in scena Leonardo: l’imperfetto è l’ideale
Dal 19 al 24 marzo al Teatro Manzoni di Milano va in scena Leonardo, uno spettacolo di Vittorio Sgarbi sulla figura dell’artista fiorentino del quale, proprio nel 2019, ricorre il cinquecentenario della morte. Sul palco la voce di Sgarbi rompe ogni certezza su Leonardo. Il pubblico è infatti chiamato ad ascoltare la voce della conoscenza profonda.
Non quella che ha attinto solo alle opere ma anche alla ricostruzione della personalità e della mente dell’artista. Perché Leonardo incarna maledettamente l’uomo comune. Dove? Nel suo tentativo continuo di comprendere il mondo sperimentando; senza mai arrivare a compimento, senza mai scegliere un’unica disciplina nella quale manifestare le capacità personali. Leonardo è il genio dell’imperfezione.
Anche lui ha commesso errori. Per esempio a Milano, dove realizzato il “Cenacolo”, un’opera tecnicamente difettosa e in parte distrutta perché non eseguita a fresco ma a secco. Ecco perché questo costante ritorno dell’incompiuto e dell’imperfetto.
Leonardo ha sviluppato un’attitudine diversa e Sgarbi tiene molto a sottolinearlo durante le 3 ore dello spettacolo. Non voleva imitare la realtà, piuttosto era in lui l’imperativo categorico di produrre la vita. Che si trattasse di un cranio o di una foglia, egli con il suo istinto e i suoi disegni trasfigurò per sempre il tema della vita.
La sua mente, a differenza del comune sentire, andava oltre la perfezione della realtà rappresentata. Cosa c’entra per esempio L’orinatoio di Marcel Duchamp con un artista vissuto secoli prima? Il parallelismo regge eccome, perché l’artista in questo caso non ha inventato una cosa, bensì l’idea di una cosa.
Bernard Bergson, uno dei più profondi conoscitori dell’artista fiorentino, ebbe una sensazione di diversità abbastanza chiara non appena si accostò a studiare la sua arte. “Leonardo fu l’unico di cui possa dirsi nulla egli toccò che non diventasse bellezza eterna”. L’eternità allude a Dio.
La competizione con Dio, a detta di Sgarbi, “è il tratto primario di questo simbolo italiano della ricerca e della conoscenza”. In da Vinci vi è ansia di conoscenza ma non c’è alcun spazio per la perfezione convinta. È l’artista imperfetto ma anche quello ideale, perché l’arte è ricerca e sperimentazione continua e da questo punto di vista lui è il Maestro.
TEATRO MANZONI via Manzoni 42, Milano
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