Fino al 27 gennaio va in scena al Teatro Bellini di Napoli Così è (se vi pare), testo di Luigi Pirandello, uno di quegli autori di cui è sempre un piacere fruire, in qualsiasi forma. La regia della messa in scena è di Filippo Dini che nella pièce interpreta anche uno dei personaggi, Lamberto, il quale rappresenta un po’ la voce dello stesso Pirandello e la filosofia dell’autore, non solo rispetto all’opera ma in generale.
Il tema della vicenda è la Verità e nel corso della storia si cerca di rispondere a una domanda fondamentale: che cos’è la verità?
Tutto si svolge in una cittadina come tante dove una famiglia suscita i pettegolezzi di tutto il paese. Si tratta dei coniugi Ponza e della suocera di lui, la signora Frola. I tre hanno stabilito una dinamica strana per cui quest’ultima vive in un appartamento signorile nel centro cittadino, mentre gli altri due abitano in un fatiscente palazzo ai margini del paese. La signora Frola è vicina di casa degli Agazzi con i quali vive anche il personaggio di Lamberto Laudisi appunto, cognato del signor Agazzi, fermo su una sedia a rotelle più per capriccio che per reale malattia. A quanto pare Lamberto è un malato immaginario e in qualche modo il suo essere bloccato sulla sedia a rotelle lo rende rivoluzionario rispetto agli altri che nel corso della vicenda si muovono come matti esprimendo tutte l’irrequietezza interiore che li contraddistingue.
Perché i Ponza vivono separati dalla suocera? Perché la signora Ponza non esce mai di casa?
Le domande sono tante e tutte ricevono risposte diverse. Il signor Ponza afferma che la suocera ha perso il senno a seguito della tragica morte della figlia avvenuta quattro anni prima e lui, che si è sposato una seconda volta, le fa credere che la donna con cui parla dal balcone ogni giorno e con la quale si scambia delle lettere sia sua figlia.
Allo stesso modo la signora Frola afferma l’esatto contrario, è il signor Ponza a essere matto e a non sapere che la donna che crede sia la sua seconda moglie, in realtà è la prima che finge di non essere lei, a causa di un esaurimento alla quale l’aveva condotta il marito con l’eccessiva passione.
La donna, andata in una casa di cura per un po’, al suo ritorno non viene riconosciuta dal marito e dunque l’unico modo era fingere di essere un’altra.
Intorno a questa trama intricata tutta la famiglia Agazzi si interroga fra mille dubbi, chiedendosi dove stia la verità e facendo della ricerca di prove, a favore dell’una o dell’altra tesi, l’unica ragione di vita. Insieme a loro si uniscono i signori Sirelli, il Prefetto per cui lavorano il Consigliere Agazzi e lo stesso Ponza.
Lamberto è il grillo parlante della situazione, colui che pone delle riflessioni interessanti sulle discussioni che animano i personaggi.
Poco prima della fine del primo atto Lamberto si addormenta e assistiamo al suo sogno.
È in piedi in una stanza buia con tre specchi deformanti davanti, balla con un manichino, impersonato da colei che rappresenterà più avanti la signora Ponza (la Verità). Declama davanti a un microfono stralci della poetica pirandelliana sulla relatività dell’essere umano in relazione agli altri.
La stessa che possiamo leggere in Uno, Nessuno e Centomila, romanzo fondamentale della letteratura che andrebbe considerato patrimonio dell’umanità e che afferma un pensiero che sarà la chiave di molti testi di Pirandello.
Ciascuno è qualcuno per sé e allo stesso tempo qualcun altro per gli altri. La nostra identità e l’immagine che abbiamo di noi è ogni volta diversa rispetto agli altri perché ciascuno ha una sua visione di noi che è diversa da quella che noi abbiamo di noi stessi. Così come noi abbiamo una nostra visione degli altri che non corrisponde a quella che ciascuno ha per sé.
Sulla base di ciò Lamberto afferma che entrambi, Ponza e la signora Frola possono avere ragione, in quanto ciascuno di essi ha la sua verità.
Così è se vi pare è un testo ancora molto attuale che mette in evidenza il voyerismo dell’essere umano, il nichilismo di una certa vita borghese e la fame di verità dell’uomo comune che non può evitare di interessarsi dei fatti altrui, pretendendo senza alcun titolo di sapere tutto della vita del proprio vicino e facendo di questa eccessiva curiosità la propria ragione di vita.
Tutto questo ricorda molto le dinamiche social nel terzo millennio in cui facebook, instagram e le altre piattaforme sono diventati la piazza del paese dove tutti sanno tutto di tutti e se qualcuno, per motivi personali, si pone ai margini vivendo ed esprimendosi in modo differente diventa oggetto di elucubrazioni che finiscono per farlo passare agli occhi dell’opinione pubblica ciò che non è.
L‘opinione pubblica, questo mostro informe di cui non si riescono a tracciare i confini, porta l’individuo alla perdita totale della privacy e all’obbligo di essere immolato sull’altare della verità. Di essere guardato, giudicato e analizzato.
Il signor Ponza, più volte interrogato, finanche dal suo datore di lavoro, si troverà a un livello molto alto di disperazione chiedendo, giustamente: “Cosa volete da me?”
Per dirla quindi con un proverbio napoletano “O munn è comm un so fà ‘ncapa” (Il mondo è come uno se lo fa in testa). Per questo non vi sarà mai una risposta certa. I protagonisti della storia che perseverano nel voler trovare una risposta che sia oggettiva sono destinati alla follia e come folli sono rappresentati.
Il cast in generale è stato inpeccabile, Maria Paiato è stata una perfetta signora Frola con la sua recitazione rigorosa e talmente naturale allo stesso tempo da sembrare vera.
Dini nelle vesti di Lamberto è il perfetto elemento di disturbo, colui che semina dubbi e, cercando di portare gli altri a un livello più profondo di riflessione, finisce solo per confonderli.
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