Desidera è uno spettacolo di teatro danza che racconta per lo più attraverso i corpi, ed è quasi privo di parole. In scena ci sono cinque ballerini/attori fra cui gli stessi autori dell’opera.
La storia è molto semplice, evocativa e suggestiva: un uomo anziano ricorda la donna amata e “desidera”, appunto, che quest’ultima ritorni. Lo vediamo quindi impegnarsi in complessi calcoli matematici che coinvolgono lo spazio e il tempo e che dovrebbero riuscire nell’obiettivo di riportare il suo amore indietro. Mentre il protagonista è impegnato in questa bizzarra attività, i suoi ricordi, alcuni felici, altri tristi, compaiono in scena nelle sembianze di due coppie, una più giovane un’altra più matura che rappresentano lui e sua moglie quando stavano insieme.
La scenografia rappresenta una stanza che, ad una prima occhiata, sembra quella di un ospedale e dal momento che il protagonista sussurra conti e cifre numeriche si è portati a pensare che si tratti della stanza di un manicomio. Si tratta invece del luogo dei ricordi, una camera che rappresenta allo stesso tempo passato, presente e futuro del protagonista. Nulla, però, esclude totalmente l’ipotesi dell’ospedale.
La trama procede secondo salti temporali e una narrazione discontinua che è volta maggiormente a dare delle suggestioni raccontando le emozioni più che le azioni stesse.
Per questo motivo è più che mai adeguata la scelta del teatro danza nell’esecuzione del testo. Le parole, come spesso capita nella vita in tali circostanze, non sono necessarie e lo spettatore può coprire i vuoti lasciati dai dialoghi immaginando quelle che potevano essere le conversazioni fra i due innamorati se la storia fosse accaduta realmente.
Il fatto che non vi siano nomi e parole rende emblematica la rappresentazione dal momento che questa potrebbe essere la storia di tutti.
Chi, infatti, non ha mai desiderato fermare il tempo, tornare indietro e recuperare così le persone perdute?
Tornando al discorso dei vuoti occorre sottolineare che quella di Desidera è appunto una storia che racconta i vuoti, quelli che ciascuno di noi ha dentro di sé e cerca di colmare come meglio può. Desidera è una parola che deriva dal latino: De – Sidera dove quest’ultima significa stelle, preceduta però da quel “de” privativo che sta a indicare una mancanza.
Nell’accezione del termine, “desidera” è la parola che indica la tensione verso qualcosa, il desiderio appunto e dunque la volontà di arrivare alle stelle.
Con tali premesse, il dinamismo delle coreografie e la dolcezza della storia lo spettacolo di Di Maio e Coticelli ci culla per un’ora come se ci stesse raccontando una fiaba, ed è piacevole lasciarsi cullare in una sala come quella del Piccolo Bellini di Napoli dove, a quanto pare, la platea è spesso più disciplinata ed educata alla fruizione di un’opera d’arte rispetto ai così detti “teatri ufficiali”.
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