Geografie del Futuro, l’ambizioso progetto attualmente ospitato nei fascinosi spazi del Mudec, il Museo delle Culture di Milano, attraverso tre mostre legate da un unico comune denominatore si pone l’obiettivo di raccontare ai visitatori le frontiere passate, presenti e future della Geografia: un racconto sul “sapere geografico” per comprendere quali tipi di “geografie” definiranno i confini della nostra conoscenza del mondo nel futuro.
Nei giorni scorsi, hanno ufficialmente aperto i battenti due delle tre esposizioni che compongono il cuore pulsante di Geografie del Futuro. La prima di esse, l’affascinante installazione artistica multimediale “Se a parlare non resta che il Fiume. Ambiente sensibile per le tribù della Valle dell’Omo”, allestita presso lo spazio Khaled Al-Asaad, ci ha lasciato stupefatti per la propria originalità. Aperta al pubblico fino al 31 dicembre 2018, è frutto della sinergia dell’intenso lavoro della fotografa nonché educatrice americana Jane Baldwin, “Kara Women Speak”, la quale ha personalmente raccolto le testimonianze dei popoli indigeni che abitano nella bassa Valle dell’Omo in Etiopia e attorno al Lago Turkana in Kenya, due luoghi Patrimonio dell’Umanità Unesco, con un approfondito e delicato focus sulle condizioni di vita delle donne.
La direzione creativa di Studio Azzurro, celebre gruppo di ricerca artistica fondato a Milano nel 1982, e la consulenza di Survival International, che da cinquant’anni lotta per la sopravvivenza dei popoli indigeni in tutto il mondo, sono stati fondamentali per la realizzazione di questo progetto.
L’obiettivo principe di questa emozionante esposizione è di raccontare la drammatica storia che ruota intorno all’attuale vicenda del fiume Omo e dei popoli che traggono sostentamento dalle sue acque.
Facendo il proprio ingresso all’interno di questa speciale esposizione, ci si addentra in uno spazio senza colore, avvolti dalla penombra e cullati dai suoni ovattati che scaturiscono dal lento e inesorabile mormorio dell’acqua. Al centro dello spazio, domina la scena una scultura di argilla rossa, atta a simboleggiare metaforicamente il sinuoso corso del fiume Omo. L’argilla rossa crea una superficie secca, volta a ricreare l’attuale condizione del letto di questo fiume: totalmente inaridito, privato delle sue esondazioni naturali da un progetto di sviluppo idroelettrico, conosciuto come “Gibe”, quanto mai controverso.
Un messaggio forte, impetuoso.
I visitatori sono invitati a staccare con le proprie mani un frammento di argilla e a depositarlo, passo dopo passo, al susseguirsi di ciascun video, in alcuni bracciali posizionati vicino alle proiezioni, in modo tale da attivarle, come se si trattasse di un amuleto. Ci si immerge in tal modo in un percorso, lungo il quale la lettura delle parole impresse a video e l’ascolto delle toccanti testimonianze delle protagoniste suscitano dolore e sofferenza, alla graduale scoperta della vita di ciascuna di queste donne: testimonianze che non possono, e non devono, lasciare indifferenti. Le loro voci, infine, si dissolvono lentamente, nel gorgoglio delle acque, e a parlare non resta che il Fiume.
Abbiamo avuto il privilegio di poter interloquire con la fotografa Jane Baldwin, la quale ci ha illustrato con ammirevole delicatezza che cosa ha significato per lei entrare a stretto contatto con queste donne, le vere protagoniste dell’esposizione: “Queste donne sono preoccupate per quello che sta accadendo nelle terre in cui vivono. Mi hanno chiesto di raccontare le loro vicende alle persone.”
“La mia speranza è che coloro che visiteranno questa esposizione possano riflettere sulla condizione di questi popoli.” ha rimarcato Jane Baldwin.
Il secondo tassello di Geografie del Futuro è composto da “Capitani Coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990)”, aperta ai visitatori fino al 10 febbraio 2019: trattasi della mostra scelta dal Mudec per celebrare il Novecento Italiano. Questa esposizione mira a indagare le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino ai giorni nostri, tramite splendide fotografie, filmati e cimeli di spedizioni che hanno fatto epoca. Articolata in cinque sezioni, spazia da oggetti giunti ai posteri di imprese storiche quali le spedizioni intorno al globo capitanate da Alessandro Malaspina in epoche tanto remote quanto affascinanti come il Settecento, nonchè da Gaetano Osculati nell’Ottocento. L’esposizione volge poi il proprio sguardo alle imprese alpinistiche, come la sensazionale conquista italiana del K2 avvenuta nel 1954, corredata da alcune fotografie originali della spedizione K2 1954 assolutamente inedite, mostrate al pubblico per la prima volta.
Doveroso riconoscimento è riservato alla mitica impresa del pioniere dell’aviazione Celestino Usuelli: egli, nel lontano 1906, fu il primo ad attraversare le Alpi a bordo di un pallone aerostatico, dando il via alla febbre del volo. La conquista dei cieli lascia poi campo libero alla conquista dello spazio, in cui spicca un nome su tutti: l’astronomo Giovanni Schiaparelli, che divenne noto al grande pubblico agli inizi del Novecento per aver osservato i celebri “canali” di Marte. Se le imprese nei mondi dell’alpinismo, dell’aviazione e dell’astronomia sono costellate da un’aura epica, sono altresì eccellenti i risultati conquistati dal Gruppo Grotte Milano, i cui componenti dal 1897 si sono prodigati nell’esplorazione delle grotte più profonde del nostro territorio. Questo meraviglioso viaggio alla scoperta delle conquiste delle vette, dei cieli e dello spazio è arricchito da un’ultima, essenziale, sezione: una serie di interviste a esperti di fama internazionale, appartenenti ai più svariati settori, quali Davide Oldani, Vittorio Gregotti e Paolo Nespoli, che si sono espressi in merito ai futuri scenari del concetto di geografia.
Estasiati, concludiamo questo memorabile viaggio all’interno del Mudec dando l’appuntamento ai nostri lettori al 21 novembre 2018, data in cui andrà in scena l’apertura al pubblico del terzo e ultimo tassello di “Geografie del Futuro”.
Vi stiamo parlando dell’imperdibile esposizione “The Art of Banksy. A Visual Protest”, un progetto a cura di Gianni Mercurio. Per la prima volta verrà presentata al pubblico una mostra personale su Banksy, uno dei maggiori esponenti della street art contemporanea.
Il controverso artista, costantemente circondato da un alone di mistero circa la sua reale identità, non ha autorizzato questa mostra, come sua assodata consuetudine.
Invitiamo tutti i nostri lettori a lasciarsi conquistare dall’incanto sprigionato dall’arte. Siamo certi che ciascuna di queste esposizioni saprà ammaliare ognuno di voi.
INFO
Geografie del Futuro
Se a parlare non resta che il Fiume. Ambiente sensibile per le tribù della Valle dell’Omo
Milano
MUDEC – Museo delle Culture, Via Tortona 56
Fino al 31 dicembre 2018
Orari
Lunedì 14.30-19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì, Domenica 9.30-19.30
Giovedì, Sabato 9.30-22.30
L’ingresso è libero
Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 – 1990)
Milano
MUDEC – Museo delle Culture, Via Tortona 56
Fino al 10 febbraio 2019
Orari
Lunedì 14.30-19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì, Domenica 9.30-19.30
Giovedì, Sabato 9.30-22.30
L’ingresso è libero
The Art Of Banksy. A Visual Protest
Milano
MUDEC – Museo delle Culture, Via Tortona 56
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