Giovane punta di diamante del mondo della moda a livello nazionale, Roberto Zampiero è il Fondatore di RZ Studio, società la cui sede operativa è a Milano. Qui trovano casa i New Talents che Roberto gestisce artisticamente, a partire dalle collezioni fino a giungere alla comunicazione dell’immagine di ciascun brand. Roberto si è raccontato a tutto campo: i suoi progetti, le sue fonti di ispirazione, la sua visione della Moda. Un viaggio all’interno di questo affascinante mondo, direttamente dalla voce di uno dei suoi protagonisti più emergenti. “Il numero uno lo diventi con il self-control, allora lì vai avanti. Devi fare le cose con naturalezza, divertendoti. Devi avere la fortuna di avere una famiglia alle spalle: la famiglia per me è al primo posto, in qualsiasi cosa faccio”.
G.M.: Le tue radici appartengono al Trentino: quanto quei luoghi e il tuo legame con quelle terre hanno contribuito a formarti, umanamente e artisticamente?
R.Z.: Artisticamente è difficile formarsi in quelle terre. Non ti danno molti spunti per quello che è creatività, arte, design, moda. Sicuramente è una regione che ti forma, ti cresce con la mentalità del lavoro, dei rapporti umani; saper rispettare le persone, dare valore ai soldi.
G.M.: Quali sono i punti di riferimento, le influenze artistiche, le icone che hanno plasmato la tua vocazione per la moda? Qual è stato il tuo primo approccio a questo mondo?
R.Z.: Il primo approccio è avvenuto da bambino. Mentre i miei amici andavano a comprare i videogiochi o il pallone, io andavo nei negozi con mia madre e spulciavo i vestiti. Già tra le elementari e le medie mi vestivo da solo. Sapevo già cosa volevo. Mio nonno, mio mentore da sempre, era un appassionato del ben vestire e dei cappelli. Per me mio nonno è al primo posto, è la mia religione, non c’è nient’altro. Inoltre, sono sempre stato appassionato allo stile Brit: Blur, Oasis, Nirvana, The Verve, i Green Day. Tutto il mondo post punk, grunge anni ‘90. La moda è musica e la musica è arte; quindi se la musica è arte, anche la moda è arte. Basti pensare che qualsiasi sfilata ha una struttura creativa teatrale e sotto c’è sempre una base musicale. L’ispirazione, anche quando creiamo le collezioni con Riccardo Comi, che è il mio braccio destro all’interno di RZ Studio, arriva anche dalla musica in sottofondo. Sulla mia scrivania ci sono libri di Andy Warhol, quadri di Emanuele Ferrari, di Prada, di un artista a cui tengo particolarmente, che è Teti: io mi contorno di arte e musica, per fare i disegni e creare le collezioni.
G.M.: Hai un passato notevole nella night-life milanese come door-selector nella storica serata Punks Wear Prada. Quanto ha influito questo sul tuo lavoro?
R.Z.: In due parole: Punks Wear Prada è stato il mio trampolino di lancio per Milano. Natasha Slater, che cito con molto affetto, mi ha insegnato tante cose, mi ha dato l’opportunità in un’età molto giovane di lavorare per uno dei locale, se non il locale, all’epoca più di tendenza a Milano. Le due porte più ambite erano Punks Wear Prada e Pink Is Punk. Quindi fare parte di quel gruppo, con Fabiano Valli e tutti quelli che sono arrivati dopo, è stato un modo per dar spazio alla mia creatività. Night Life e Moda vanno di pari passo, perché organizzavamo le feste per la Fashion Week. Al Punks Wear Prada, venivano da Neil Barrett a Dean e Dan di Dsquared2… tutta la gente più eclettica di Milano.
G.M.: Parlando del fascino del ‘non convenzionale’: quanto ti piace scardinare i protocolli, cambiare le regole?
R.Z.: In verità non sono uno che stravolge molto le regole anche se così sembra. Non mi reputo un Joker, mi reputo più un Batman. Io faccio business. Non sono una persona che si tira indietro, ma allo stesso tempo, quando metto in pratica quelli che sono i concetti della moda, non scardino completamente le regole. Non mi piace quando diventa ‘il circo’ e ultimamente c’è tanto circo e c’è poca moda. Per esempio, con l’ingresso della musica hip hop, stiamo andando a creare dei concetti di moda che non sono moda: è tutta immagine e marketing. Di quelli che sono i miei capisaldi della Moda, ultimamente ne rimangono pochi: Anthony Vaccarello, Saint Laurent, Dior. Loro seguono il loro stile: pulizia, eleganza, magari anche stravaganza, ma non diventano mai ‘il circo’. Ultimamente c’è un sacco di baracconaggio in giro. Quello che io cerco sempre di spiegare ai miei designer è che creino qualcosa di forte, che colpisca; qualcosa di diverso.
G.M.: Parliamo del presente: in questi ultimi anni hai fondato RZ Studio, fucina di New Talents. Come scegli le persone con cui collabori?
R.Z.: Per me la moda è vita. Moda è quando apro l’armadio e mi vesto per andare al lavoro perché è il mio lavoro. Credo in quello che faccio e mi viene bene: sono partito anni fa con un brand e a oggi, RZ Studio ne ha sei, che segue a trecentosessanta gradi dallo stile, alla comunicazione, alla vendita, ai contenuti social media. Non scelgo io le persone con cui collaboro, ma sono loro che scelgono me. Non è presunzione. Certamente opero una bella scrematura, perché voglio che chi chiede una consulenza a RZ Studio abbia già delle basi e un minimo di esperienza. Il mondo della moda è un mondo difficile, ed emergere lo è ancora di più. Non mi piace dare delle false aspettative. La Moda è sempre più veloce, occorre creatività, il cervello deve girare. Riccardo Comi ne è l’esempio lampante.
G.M.: Parlaci della tua collaborazione con il fotografo Emanuele Ferrari
R.Z.: Ho conosciuto Emanuele tramite i social: è un fotografo con mezzo milione di follower, tra i quali ci sono anche io. Mi piacevano molto le sue foto e ho intuito che si potevano ‘sfruttare’ per un grande progetto. Con un Direct su Instagram al terzo fotografo più influente del web al mondo nel settore fashion, gli ho chiesto un incontro per spiegargli il progetto che avevo in mente: Emanuele Ferrari Studio. Mi ha risposto quasi subito e mi ha detto “Sentiamoci in questi giorni, ti telefono”. Come promesso è arrivata la telefonata: “vediamoci”. In una settimana abbiamo creato il brand “Emanuele Ferrari Studio”. Nel giro di sei mesi siamo approdati in otto Boutique in Italia. Abbiamo fatto una collaborazione con LuisaViaRoma e siamo passati al secondo drop, sempre in esclusiva da LuisaViaRoma, per gli ultimi mondiali di calcio.
G.M.: Per te chi sono le icon idol delle passerelle?
R.Z.: Posso risponderti Kate Moss. È l’unica che è riuscita a stravolgere veramente la moda. Aveva un qualcosa che le altre non avevano. Una modella di rottura, una ‘matta’, un fashion-system vivente. Per me associare Kate Moss e la Moda, è come associare i Queen nella musica. Ti posso dire anche Kaia Gerber, per piacere personale, ma non è ancora un’icona.
G.M.: Cosa ne pensi dell’impatto che Instagram, Facebook e in generale il web ha avuto sulla Moda anche rispetto al proliferare di Influencer, Fashion Blogger e trend-setter capaci di poterne dettare i ritmi?
R.Z.: Partiamo dal presupposto che ormai i Social Media sono entrati nella vita di tutti. È un mezzo troppo potente per dire che ci siano “drogàti” di Social. Non è questione di essere “drogàti”, ma, come per esempio nel mio lavoro, devo anche ringraziare i social media. È bello far vedere cosa fai, ma è abusarne che è sbagliato. Ci sono persone che si occupano solo di social media e noi lo facciamo. Filippo Bologni, che è un mio collaboratore all’interno di RZ Studio, si occupa di seeding, ovvero distribuire i nostri prodotti agli influencer e blogger, che postano i loro contenuti sui social e fanno conoscere i prodotti al pubblico. Inutile che ti faccia il nome di Chiara Ferragni. Io seguo gente che fa il mio stesso lavoro, per me sono quelli i miei mentori, come per esempio Alessandro Squarzi o Lapo Elkann; sono belle menti creative che stimolano un ragazzo di 33 anni come a fare progetti nuovi, a creare, a darsi da fare.
G.M.: Quali sono i mercati, nazionali e internazionali, che ritieni più appetibili per il mondo della moda?
R.Z.: Sono molto nazionalista, credo fortemente in questo paese e credo nel suo rilancio quindi tendo sempre a piazzare i miei marchi nella nostra nazione. Ovviamente abbiamo mercati più forti all’estero, come la Cina, e stiamo adocchiando anche l’America. Per lo stile diamo un occhio soprattutto al Nord Europa.
G.M.: Tante persone sognano di entrare a far parte del mondo della Moda: quali consigli ti sentiresti di dar loro?
R.Z.: Di ragionarci bene. Ponderare cosa si vuole fare. Nei primi anni lasciarsi anche guidare dal proprio istinto. Comunque deve essere un divertimento. Non è un settore facile, quindi consiglio di scoprire e scoprirsi. “Tu devi essere il regista della tua azienda”. A me piace muovere i fili all’interno di RZ Studio e così per i miei designer: per me il ruolo di Direttore Creativo è perfetto, ma l’ho scoperto all’alba dei trent’anni. La maturità professionale arriva pian piano. Sconsiglio di uscire dall’Università e dire “Voglio diventare un designer”. Sei ancora, forse, troppo inesperto per capirlo. Quello che sicuramente consiglio è di studiare, una base ci vuole sicuramente. Consiglio di viaggiare e studiare all’estero, a chi ne ha la possibilità perché ti apre la mente e ti fa conoscere altre realtà e conciliare studio e lavoro.
G.M.: Qual è la tua sfida più grande per il prossimo futuro?
R.Z.: È una domanda che mi fanno tutti! Sono io la mia sfida più grande. Immaginati delle scale anti-incendio, sei arrivato quando vedi un rooftop. Io al momento vedo solo tantissime scale anti-incendio, non vedo il rooftop. La sfida più grande è cercare di diventare un grande uomo, essere un esempio per i miei figli e lasciargli qualche cosa di tangibile. Ma nel mio lavoro, non so qual è la mia sfida più grande, perché probabilmente è molto grande. Sicuramente RZ Studio è stata la mia prima sfida.
G.M.: In vista di un tuo futuro sbarco sulle passerelle milanesi, chi vorresti che fosse presente alle tue sfilate? Quali modelle, quali influencer, quali brani musicali sceglieresti?
R.Z.: Questo è un ‘The Dreamer’ praticamente. Ti rispondo, da una parte, con concretezza, e dall’altra sognando un po’, perché non fa mai male. Io sto già cercando, ed è proprio una cosa inedita che ti dico, di portare in passerella Riccardo Comi; ha la potenzialità per sfilare e un’azienda di maglieria così merita di uscire in passerella. Chi vorrei presente? Ti dico la verità: i miei amici, i miei genitori, mia sorella, le persone a cui voglio bene. Poi ovviamente se in prima fila ci fossero Liam Gallagher e Kate Moss, chiudiamo il cerchio! Ti ho nominato le mie due Icone di vita.
G.M.: Qual è il tuo sogno nel cassetto?
R.Z.: Realizzare la mia sfida più grande, che è realizzarmi. Ho aperto RZ Studio a Milano, ma sto già pensando a una location più grande. Il mio sogno nel cassetto è arrivare a dire “oltre a questo, non posso fare. Ho veramente dato il massimo”. Mio nonno era uguale: si poteva fare sempre qualcosa in più, non c’è un punto d’arrivo.
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