Il 18 maggio, dopo un anno di attesa, sono state messe in onda sul Netflix le puntate dell’attesissima seconda stagione di 13 reasons why, la discussa serie che affronta la tematica del suicidio, del bullismo e del cyberbullismo nel contesto scolastico. In questi mesi, in più di un’occasione ci siamo chiesti: servirà davvero una seconda stagione?
Di primo impatto la risposta era decisamente no!
13 erano le cassette che spiegavano i motivi della decisione estrema della bella Hanna Baker e 13 sono state le puntate per spiegarle, dal suo punto di vista ovviamente! Per quanto a volte ci è sembrato tutto molto confuso e un po’ nebuloso, a parte alcuni avvenimenti molto chiari ed espliciti, ci sembrava che la serie avesse raggiunto il suo obiettivo ultimo: responsabilizzare e rendere consapevoli! E chi non lo è ne pagherà le conseguenze. Sì ma quando?
13 ragazzi si sono dovuti scontrare contro i propri errori, oggettivi o meno, che per leggerezza o per arroganza hanno portato una giovane donna, molto fragile, a non poter più sopportare la propria vita. Una trama che inizia e finisce in modo sensato.
Ma riflettendoci bene, effettivamente, nella prima stagione abbiamo sentito una sola verità, quella di Hanna, e per quanto i ragazzi coinvolti si trovino nella condizione di dover ammettere le proprie colpe, chi più chi meno, non si arriva a una vera e propria resa dei conti: se qualcuno ha delle colpe allora forse le deve pagare.
Quindi dopo un anno dalla prima serie e conclusa la visione della seconda, alla domanda: serviva davvero una seconda stagione? Mi sento di poter dire sì!
Sì, perché era necessario lasciar parlare i 13 ragazzi coinvolti e sentire la loro versione della storia che li ha traumatizzati, feriti e sicuramente cambiati. Si apre finalmente il tanto atteso processo dove alcuni di loro mentiranno, altri comprenderanno e le reazioni verranno raccontate nelle loro sfaccettature, confermando o ribaltando la natura dei personaggi. In questa stagione si capovolgono completamente le regole, si cercano risposte, i genitori continuano a non comprendere i figli, e i figli continuano a non parlare con i genitori, e, oltre a riaffiorare la famosa domanda: Chi è davvero Hannah Baker?
Iniziamo a chiederci chi sono davvero Clay, Tyler, Jessica, Zach, Alex e Justin, e quante, e quali sono le vittime in questa storia.
Non fatevi ingannare dalle prime puntate, dove il clima è positivo e sfocia quasi nella banalità, questo serve a preparare il terreno per le puntate a seguire quando l’atmosfera diventa sempre più cupa fino ad arrivare al culmine del disagio e della sofferenza nell’ultimo episodio, un vero pugno nello stomaco, che sta facendo discutere moltissimo e ha già alzato un polverone tale da chiederne la sospensione da parte dell’associazione American Parents’ Television Council.
In caso non dovessero sospenderla o cancellarla, la terza serie è già stata confermata e le riprese dovrebbero iniziare a breve.
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