L’ITALIA DI MAGNUM. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin è la mostra per tutti coloro che continuano a subire il fascino delle vecchie foto stampate su carta lucida. È la mostra che smonta la leggenda secondo cui la storia sia una materia noiosa, nient’altro che una serie di pesanti annedoti e impronunciabili date.
L’ITALIA DI MAGNUM è un’esposizione fotografica e, allo stesso tempo, è una grande lezione di storia. Non di quelle che ti fanno cadere addormentato sul libro, ma una di quelle che ti tiene con gli occhi svegli e la voglia di scoprirne di più.
La protagonista è la storia del Belpaese, dal dopoguerra ai giorni nostri. A raccontarla, 150 immagini scattate da venti tra i più grandi maestri della fotografia del XX secolo. La “scusa” per dare il via alla mostra è, invece, la celebrazione dei 70 anni dal 1947, anno in cui Cartier-Bresson fondò, a New York, l’ormai iconica agenzia Magnum Photos.
Ecco perché l’esposizione si apre con un omaggio proprio a Cartier-Bresson, di cui è mostrato il lavoro compiuto durante il suo viaggio in Italia negli anni ’30. Si continua poi con gli altri fondatori Magnum: Robert Capa che immortalò le rovine lasciate dalla guerra e David Seymur che, al contrario, si soffermò su ciò che le bombe non erano riuscite a distruggere.
Si arriva così agli anni ’50, raccontati dalle foto romane di Elliott Erwitt, ironiche e paradossali. Accanto a queste, il racconto della grande mostra dedicata a Picasso nel 1953, a cura di René Burri. A farci tornare la nostalgia per la Cinecittà di quel tempo, infine, ci pensa l’obiettivo di Herbert List.
Per narrare il boom e le rivoluzioni del decennio successivo, non uno, non due, ma ben tre maestri del clic: Thomas Hoepker, Bruno Barbey ed Erich Lessing con Classius Clay, Palmiro Togliatti e la riviera romagnola. Più serio si fa il discorso sugli anni ’70. Ferdinando Scianna mostra la Sicilia e le sue contraddizioni, Leonard Freed il referendum sul divorzio e Raymond Depardon i manicomi dopo la legge Basaglia.
Due punti di vista, poi, per ripercorrere gli anni ’80. Quello di Martin Parr si sofferma sul turismo di massa, quello di Patrick Zachmann sulla camorra napoletana. La contemporaneità, dagli anni ’90 a oggi, è mostrata dalle foto di Alex Mojoli, frequentatore delle discoteche romagnole; Thomas Dworzak che prese parte al G8 di Genova; Peter Marlow che volò in Jugoslavia per raccontare la guerra e Chris Steel Perkins, tifoso sfegatato alla “Cleris Cup”, torneo calcistico tra religiosi.
In conclusione, il racconto fotografico della veglia funebre in onore di Papa Giovanni Paolo II e della lotta per raggiungere la riva di un barcone carico di migranti, entrambi firmati da Paolo Pellegrin.
L’ITALIA DI MAGNUM. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin
A cura di Walter Guadagnini
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (ingresso da piazza Sant’Eustorgio 3)
9 maggio – 22 luglio 2018
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso lunedì (eccetto festivi)
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