Il 10 aprile 2018 al MAXXI di Roma, Samantha Cristoforetti e Amalia Ercoli-Finzi hanno raccontato lo spazio come non mai.
Samantha Cristoforetti, brillante ingegnere aerospaziale e top gun dell’aeronautica militare, ha vissuto come astronauta dell’Esa e dell’Asi per quasi 200 giorni sulla stazione spaziale internazionale segnando, già alla prima missione, il record mondiale femminile.
Amalia Ercoli-Finzi ha partecipato con un team dell’Esa all’ideazione di quella che il Times ha definito la più grande impresa dell’Umanità, ovvero la “cattura” della cometa 67P da parte della sonda Rosetta e del lander Philae. Un’impresa che, oltre a una siderale preparazione scientifica, richiedeva una visionarietà ai confini della fede: da metà degli anni ’80 bisognava progettare come atterrare, 20 anni dopo, sulla cometa immaginando tecnologie che ancora non esistevano e che avrebbero animato una sonda che successivamente avrebbe impiegato quasi 11 anni, dal 2004, per un viaggio di 6,5 miliardi di chilometri.
Introduce l’incontro Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI; moderatore Andrea Zanini, portavoce del presidente dell’Asi; Roberto Battiston co-curatore della mostra allestita grazie a Enel.
“Finalmente una mostra che unisce scienza e arte” dice Giovanna Melandri “una cosa difficile da fare in Italia, ma che è venuta molto bene con la mostra Gravity, la cui chiusura è stata prorogata al 6 maggio 2018”
Queste due donne hanno cambiato per sempre il nostro punto di vista sullo spazio.
Samantha Cristoforetti è tornata nel 2015 da una lunga missione. Dopo 199 giorni nello spazio l’astronauta italiana ha stabilito il record di permanenza consecutiva nello spazio per una donna grazie alla missione Futura, progettata e organizzata dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (ESA).
Durante la missione (che assume il nominativo internazionale di “ISS 42/43”) sono stati effettuati importanti esperimenti che riguardano la nanotecnologia, nonchè la possibilità di effettuare stampe con la tecnologia a 3 dimensioni (3D), indispensabile per il prosieguo dell’esplorazione spaziale. Compito della missione è stato inoltre quello di effettuare le manutenzioni programmatiche e di apportare alcune migliorie al modulo abitativo interno della stazione spaziale (alcuni moduli della stazione sono ininterrottamente nello spazio dal 1998).
Il nome della missione, così come il logo e tutto il materiale pubblicitario, è stato scelto attraverso un concorso pubblico tenuto in Italia, paese organizzatore della “mission”. All’interno della missione sono stati portati a termine innumerevoli esperimenti tecnici e scientifici che hanno interessato vari argomenti.
Amalia Ercoli-Finzi è una delle massime esperte internazionali in ingegneria aerospaziale, consulente scientifico della NASA, dell’ASI e dell’ESA, ed è Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta. È stata la prima donna in Italia a laurearsi, presso il Politecnico di Milano, in Ingegneria Aeronautica con votazione 110 e lode.
Tra le missioni spaziali più importanti a cui ha preso parte ci sono: il programma TSS (Tether Satellite System, di ASI e NASA), il programma SAX (dell’ASI per l’astronomia a raggi X), l’esperimento MITE(per la misura di tensioni interfacciali), il programma SPIDER (dell’ASI per lo sviluppo di un free-flyer robotico), l’esperimento SD2 (lo strumento-trivella del lander Philae di cui è responsabile scientifico) e responsabile infine del Power Solar System di Philae.
Insomma, queste due donne sono dei giganti dell’esplorazione umana dello spazio, l’una fisicamente, l’altra intellettualmente, e vederle insieme è stata un emozione unica.
Tutti in sala potevano percepire chiaramente l’immensa passione che accompagna queste donne nel portare avanti il loro lavoro.
Amalia ci racconta poi dell’importanza di continuare le ricerche spaziali, sia per far progredire la nostra conoscenza sull’universo, ma soprattutto per il sogno che c’è in ognuno di noi: quello di esplorare ciò che ci è sconosciuto, di continuare a portare avanti con impegno la missione dell’umanità di espandere i propri confini con curiosità, in ogni campo umano.
“Seguite il sogno che avete dentro e avrete la forza di fare cose che possono sembrare impossibili” dice Amalia rivolgendosi soprattutto ai giovani.
“La prima bambina che andrà su Marte è già nata” continua “e sono sicura che la prima missione avrà più donne che uomini nell’equipaggio!”.
Si percepisce chiaramente che Samantha Cristoforetti è molto affascinata dalla figura di Amalia e subito nasce una complicità tra le due che alla fine rispondono alle domande del pubblico in maniera sinergica.
L’astronauta ci spiega come lo stare nello spazio ci faccia cambiare il punto di vista sulla nostra Terra e sull’Universo e di come nel futuro sempre più persone potranno visitarlo.
Anche se ribadisce come l’assenza di gravità, come mostrato dagli esperimenti a lei assegnati in missione, possa far sorgere molti problemi di salute e spera che nel tempo si possano risolvere tramite l’ausilio di farmaci rivoluzionari che aiutino anche chi è sulla Terra. Tutti gli esperimenti fatti nello spazio aiutano la ricerca e il benessere delle persone del pianeta.
Le due scienziate ci salutano con il pensiero più bello:
pensare al nostro pianeta come a una astronave su cui tutti abitiamo e con un uguale destino che ci accomuna.
Grazie a queste donne e a molte altre, il mondo è cambiato.
Grazie Amalia, grazie Samantha
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