Little Tokyo, la nuova meta milanese che scalza Chinatown
Dove poteva trovarsi Little Tokyo a Milano se non nella zona più influente del momento, ovvero Porta Genova!
In questo angolo di paradiso per i fashion addicted, i “milanesi imbruttiti” e i nippomaniaci, tra la Darsena e i Navigli, da qualche anno stanno sorgendo moltissimi posticini che propongono cucina e cultura del Sol Levante, alcuni autentici altri molto meno. Tra i migliori infatti troviamo la Bottega del Ramen, molto raccolto, pochi coperti, ambiente soft e Tokyo Table, grande, luminoso, allegro, entrambi aperti da Toridoll, colosso nipponico con 1.200 ristoranti attivi nel mondo. Oppure, in piazzale Cantore, praticamente alla fine della Darsena, c’è Omacasè, trasferitosi da piazza Mirabello, dove una famiglia giapponese proponeva cucina autentica. Poco lontano si trova Sakeya, prima operazione istituzionale, aperto in collaborazione con le 47 prefetture giapponesi, simili alle nostre regioni, con l’intento di diffondere la cultura giapponese di sake e altri alcolici, l’unico locale in cui il sake viene servito in calici di vetro invece che nei tipici bicchierini di ceramica.
Sappiamo che ormai per i milanesi il sushi è una religione, tanto che in una classifica di Instagram, Milano era finita al secondo posto per il maggior numero di pubblicazioni di foto con hasthag sushi, battuta solo dall’originale Tokyo. Un record abbastanza incredibile tanto da far drizzare le orecchie agli investitori nipponici che non ci hanno messo molto a ritagliarsi uno spazio importante sul territorio. Due tra questi soprattutto ne stanno facendo un vero e proprio business, Hiroshi Sato, patron del gruppo Sayu, imprenditore che ha portato tanta Italia in Giappone, specialmente per quanto riguarda l’alimentare (da ultimo, le bistecche di chianina, subito dopo che ne è stata riammessa l’impostazione nel Sol Levante) e Issei Komi che una decina di anni fa ha fondato Italia Fudosan Real Estate, società di consulenza immobiliare che ha portato in Italia vari brand nipponici.
Da questa unione è nato, il 4 aprile, l’apoteosi del Giappone in Italia, Tenoha imponente e autentico temporary made in Japan. Uno spazio che si sviluppa su 2.600 metri quadrati, in via Vigevano 18, dove si possono acquistare oggetti, fermarsi alla caffetteria con cucina che “integra gli aspetti tipici della tradizione culinaria nipponica agli usi e costumi italiani”, usare le postazioni di coworking o, per avere più privacy, l’office sharing, ovvero scrivanie individuali e salette private per ricevere ospiti o fare riunioni. Alberto Moro, presidente dell’Associazione culturale Giappone in Italia ha dichiarato “È una nuova conferma di come Milano ami moltissimo questa cultura e ne sia il centro di irradiazione in Italia, come del resto fu dimostrato dal successo del Padiglione giapponese a Expo 2015”.