“Lasciare il segno” alla Fabbrica del vapore. Giovani fumettisti milanesi contro il razzismo
L’arte, quella più fresca, innovativa e sperimentale del fumetto, diventa medium ideale per incoraggiare il dialogo interculturale e promuovere una cultura antirazzista fra le giovani generazioni di studenti milanesi.
Alla Fabbrica del Vapore di Milano un percorso coinvolgente che stimola una lettura critica e informata dei fenomeni migratori che sta vivendo l’Italia, promuovendo al contempo una nuova generazione di fumettisti interessati ad affrontare i temi del contrasto al razzismo e alle discriminazioni: “Lasciare il segno”, un progetto che coniuga intercultura e (ma anche a) fumetti a cura di BJCEM-Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, insieme all’Associazione Africa e Mediterraneo e Comune di Milano. Un percorso complesso, articolato in tre fasi: dapprima un laboratorio, che ha visto protagonisti 24 studenti del Liceo Artistico Caravaggio di Milano, che hanno prodotto alcune tavole originali guidati dal fumettista cuneese Federico Manzone e dall’operatrice interculturale Flore Thoreau La Salle. La seconda fase è stata un laboratorio extrascolastico, rivolto a giovani artisti del territorio Milanese under 35 tra cui Lamine Diop, Claudia Elisabetta Ferrari, SirSkape, Giulia Ratti, Marta Mariano, Alberto Wolfango Amedeo D’Asaro, Marta Lucia Sosio ed Eugenia Erba.
Saranno proprio i risultati di questo processo ad essere presentati oggi, Mercoledì 13 dicembre alla Fabbrica Del Vapore di Milano, presso la Sala delle Colonne, dalle ore 17.
Qui sarà possibile incontrare i giovani artisti selezionati e gli studenti coinvolti e apprezzare le opere realizzate, presentate in una piccola mostra.
Ad arricchire la giornata, un dibattito che affronterà il tema del “fumetto come strumento per raccontare la migrazione e il contemporaneo” e, più in generale, il tema della comunicazione del presente tramite il fumetto con la partecipazione di due fumettisti italiani, Federico Manzone e Gianluca Costantini, capaci nelle loro opere di coniugare graphic journalism e attivismo sociale.