L’astronauta e pilota collaudatore Maurizio Cheli all’Auditorium di Milano della Fondazione Cariplo, all’interno di un evento organizzato da Eclipse Events Srls, ha raccontato la sua esperienza come aviatore del cielo e dello spazio attraverso la presentazione del suo libro “Tutto in un istante” edito da Minerva Edizioni.
L’evento, che ha visto come moderatore Luigi Pizzimenti, Presidente di ADAA e storico dello spazio, è stato organizzato in collaborazione con il Centro Asteria di Milano con il supporto di ADAA (Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica). In questa splendida cornice Cheli ci ha narrato la sua storia e le decisioni che hanno tracciato il viaggio di una vita, trasmettendo a tutti noi presenti una grande emozione.
Maurizio Cheli nasce a Zocca, un comune della provincia di Modena, nel 1959. Ha dedicato la vita alla sua più grande passione, il volo, diventando pilota, astronauta e oggi anche imprenditore.
Da bambino era solito andare su di un crinale collinare vicino al suo paese affascinato dai jet che passavano a tutta velocità in quella zona che da quella posizione gli apparivano molto più vicini. Lì è nata la sua passione per il volo. A soli 20 anni già pilotava un jet e successivamente entrò a far parte dell’Aeronautica Militare, dov’è stato pilota fino al 1992.
Non c’erano dubbi che fosse un fuoriclasse, durante il suo emozionante racconto ci svela un aneddoto occorso a bordo di un F-104, un jet militare: di come ha perso il controllo del mezzo e come lo ha rispreso con una tecnica che nel manuale non era contemplata, diventando qualche anno dopo collaudatore di Eurofighter, jet di ultima generazione.
La svolta della sua vita, quella cui aveva sempre aspirato, era di volare nello spazio.
A quei tempi era possibile candidarsi come astronauta alla NASA trovando sul giornale un annuncio di lavoro proprio per questa professione. Cheli mandò il curriculum e fu preso con suo grande stupore; chi mai poteva immaginare di andare nello spazio semplicemente rispondendo a un’offerta di lavoro, decisamente fuori dal comune, su di un quotidiano?
Così fu e iniziarono per lui gli anni di addestramento. In alcuni momenti l’attesa per essere chiamato in qualche missione era snervante e non c’era mai alcuna certezza. Finalmente fu assegnato alla missione dello Space Shuttle STS-75, in cui per la prima volta un italiano aveva il ruolo di mission specialist.
La missione era la famosa “Tethered TSS-1R”, detta anche “satellite al guinzaglio”: consisteva nel lanciare un satellite dalla navicella spaziale che fosse però legato a un cavo di ben 22 Km.
Il sistema Shuttle/satellite sarebbe rimasto in rotazione costante per dimostrare e misurare quanta energia elettrica fosse possibile generare dall’interazione di questo sistema con il campo magnetico terrestre.
L’esperimento fu un successo e rimase nella storia come tra le più lunghe e complesse missioni delle navette spaziali USA.
Al di là della grande conquista tecnica raggiunta in missione, Cheli ci parla della conquista spirituale del viaggiatore nello spazio: “vedere la Terra dall’alto, con i suoi colori blu e bianco intensi contrapposti con il nero assoluto dell’universo, è qualcosa di incredibile. È immediato sentire per la propria casa, la casa di tutti, un sentimento di amore e appartenenza e sarebbe bellissimo se tutti potessero vedere quello spettacolo, perché sicuramente il proprio sentimento di protezione e appartenenza ad un unica casa/terra sarebbe elevato all’ennesima potenza.”
Quest’esperienza ha portato Cheli a un importante riflessone che ha posto a tutti noi: quando gli astronauti della navetta sono in orbita niente deve essere sprecato, ogni cosa è centellinata al grammo: cibo, acqua, oggetti, aria, ossigeno, tutto diventa estremamente prezioso perché proprio la navetta, la loro casa temporanea con il suo carico, gli permette di rimanere vivi contro il mortale spazio esterno. Gli astronauti provano una forte sensazione di appartenenza alla nostra Terra, quella che tutti noi dovremmo rispettare e curare proprio come fanno loro con la “casa” temporanea fluttuante nello spazio. Ed è proprio questo il punto, noi “terresti” non abbiamo una visione d’insieme che da lassù risulta così chiara e forte e spesso abusiamo della Terra senza preoccuparci delle conseguenze.
Nelle concitate fasi di rientro dello Shuttle il suo ricordo va all’immagine delle fiamme che circondavano la navetta. Dovete sapere che quando lo Shuttle rientra in atmosfera deve frenare la sua corsa da 28.000 km/h, con cui vola in orbita, fino a 350 km/h. La decelerazione avviene solo per attrito con l’atmosfera, questa procedura scalda la scocca di protezione esterna della navetta fino a farla apparire completamente ricoperta dalle fiamme. Uno spettacolo magnifico e terrificante al tempo stesso che colpisce gli astronauti all’interno della navetta.
Tornando con i piedi per terra, in tutti i sensi, Cheli, un uomo sempre in evoluzione, nel 2004 consegue la laurea in Scienze Politiche all’Università di Torino e nel 2007 un Master in Business Administration alla ESCP Europe di Parigi. Nel 1996 è assunto da Alenia Aeronautica e, con all’attivo oltre 370 ore di attività spaziale, 5000 ore di volo su oltre 100 diversi tipi di velivoli, numerosi brevetti tra aerei ed elicotteri militari, ottiene l’incarico di Capo Pilota Collaudatore per velivoli da difesa, responsabile dello sviluppo operativo del caccia europeo Eurofighter Typhoon. Nel 2005 fonda CFM Air, una start up che si occupa della progettazione di velivoli leggeri avanzati e due anni dopo la Digisky, che sviluppa elettronica di bordo per velivoli sportivi.
Il suo consiglio di vita è sempre quello di fare le cose per passione e di seguire il proprio istinto: “la passione è mettere insieme lo stomaco con il cervello” ci dice, trovare un equilibrio tra l’istinto e la pianificazione, “il mangiare il boccone amaro di un duro addestramento”, per aspirare a quello che ci piace, essere imprenditori della nostra vita.
A fine conferenza ci lascia negli occhi e nella mente lo stupore di una vita piena di avventure e soddisfazioni e ci fa capire che con l’impegno e una grande passione si può raggiungere qualsiasi obbiettivo.
Una domanda ci rimane dentro dopo esserci alzati da quella sedia e aver stretto la mano a un uomo che è andato nello spazio: qual è il mio scopo nella vita?
A ciascuno la propria risposta. Già il porsi la domanda ci ha fatto guadagnare una nuova consapevolezza.
Grazie Maurizio!
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