Arte e Mostre

Il genio di Montmartre: Il mondo fuggevole di Toulouse-Lautrec a Milano

Maurice Guibert, Henri de Toulouse-Lautrec
in abiti giapponesi che si finge strabico, 1892 circa, fotografia,
Musée Toulouse-Lautrec, Albi

Toulouse-Lautrec, autentica star della Parigi di fine Ottocento, amato e criticato per il suo inimitabile estro e trasgressione è stato l’ultimo vero cantore della vita notturna, dei locali, del divertimento e del bien vivre, un po’ quello che oggi chiameremmo la “movida” ante litteram. Con un immenso background classico e rinascimentale, ma anche pregno della millenaria tradizione artistica giapponese e della neonata fotografia, ha saputo forgiare un proprio linguaggio rivoluzionario, capace di sondare la psiche di ogni tipo umano e superare il realismo tout-curt. Ed è proprio con l’intento enciclopedico di mostrare in toto la travolgente e modernissima personalità di Henri de Toulouse-Lautrec che nasce la mostra “Il mondo fuggevole di Toulouse-Lautrec”, la rassegna completa dedicata da Palazzo Reale, in collaborazione con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi e l’Institut National d’Histoire de l’art di Parigi, al genio di Montmartre.

In scena, ed è proprio il caso di utilizzare la metafora teatrale, fino al 18 febbraio 2018 a Palazzo Reale, tutta la parabola biografica e artistica di questo straordinario artista con oltre 200 opere ben 35 dipinti, oltre a litografie, acqueforti e affiches. Un tuffo nel vivace e frizzante mondo dei cafè-concert, in quello caleidoscopico del circo, nelle frenetiche danze del Moulin Rouge e del Moulin de la Galette fino al Divan Japonais, ma anche in quello intimo e quotidiano di boudoir e case chiuse della Parigi della seconda metà dell’ Ottocento, lo spettacolo che la vita quotidiana gli offriva e che, seguendo il consiglio di Manet, era il soggetto che bisognava dipingere. La mostra, a cura di Danièle Devynck (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi) e Claudia Beltramo Ceppi Zevi, infatti, è articolata in sezioni tematiche che tracciano l’evoluzione stilistica dell’autore, delineata in tutte le sue fasi di maturazione, dalla pittura alla grafica.

 

Introdotta da uno sguardo introspettivo sulla famiglia prende avvio con la sezione che analizza il rapporto intercorso tra l’artista francese e la fotografia.

 

Ripercorre il suo periodo di formazione, in cui sono i ritratti di cani e cavalli, calessi e scene di caccia, i cavalli da corsa e i loro fantini a essere al centro della sua figurazione.

Henri de Toulouse-Lautrec, Portrait de Lautrec devant une glace, 1880, olio su cartone, Musée Toulouse-Lautrec, Albi, France
Henri de Toulouse-Lautrec, Le jockey, 1899, litografia, collezione privata

 

Ed è proprio il ritratto una delle cifre più caratteristiche della sua ricerca pittorica.

 

Il sobborgo parigino di di Montmartre, ricco di cabaret, trattorie, caffè concerto, sale da ballo, e piccoli esercizi che mescolavano una folla eterogenea e variopinta di poeti, scrittori, attori e artisti, si faceva portavoce di una carica trasgressiva che ha rappresentato un altro importante capitolo della vicenda artistica di Toulouse-Lautrec. È in questo mondo che il pittore scava nella psicologia di quanti lavoravano sotto la luce dei riflettori di Montmartre per raggiungere esiti di un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, colore e movimento.

Henri de Toulouse-Lautrec, Etude de nu. Femme assise sur un divan, 1882, olio su tela, Musée Toulouse-Lautrec, Albi, France

 

La novità introdotta da Toulouse-Lautrec nel mondo contemporaneo fu il modo di raffigurare gli artisti e le ballerine attraverso un’affiche, il manifesto.

 

Nelle sale di Palazzo Reale è possibile ammirare eccezionalmente la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati da Toulouse-Lautrec, accompagnati da studi e bozzetti preparatori raffiguranti la celebre Goulue, Jane Avril, Yvette Guilbertad Aristide Bruant, May Belfort, Albert Caudieux, May Milton, Loïe Fuller… personaggi che altrimenti sarebbero morti per sempre.

Henri de Toulouse-Lautrec, Monsieur Caudieux, acteur de café-concert, 1896, gouache e matita su carta, collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Divan Japonais,1892-1893, litografia, manifesto, collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Ambassadeurs, Aristide Bruant, 1892, litografia, manifesto, collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril, 1899, litografia, Bibliothèque Nationale de France, Parigi
Henri de Toulouse-Lautrec, May Milton, 1895, litografia, manifesto, collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Mademoiselle Marcelle Lender, en buste, 1895, litografia, collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Le photographe Sescau, 1894, litografia, manifesto, collezione privata

 

Il rapporto con le “ragazze” delle maison close costituì uno dei temi della vita di Toulouse-Lautrec e una fonte di ispirazione decisiva al pari di quello con le cantanti, attrici e ballerine dei caféconcert.

In mostra s’incontra la serie “Elles”, dedicata alla descrizione della vita nelle case chiuse, rappresentate nei gesti semplici della loro vita quotidiana, alternate ad alcune rare e preziose stampe, certamente note a Toulouse-Lautrec, di maestri giapponesi, fra le quali la serie completa della Maison verte di Utamaro che raffigura l’ambiente dei postriboli, con tutto l’universo di uomini e di donne che li abitavano.

Henri de Toulouse-Lautrec, Au lit, 1892, olio su cartone, Foundation E.G. Bührle Collection, Zürich 13. Henri

 

Un vivido racconto per immagini della realtà e del grande fervore artistico – culturale e sociale che hanno stimolato il già fertile immaginario creativo di Toulouse-Lautrec. Un artista “maledetto” che visse il tempo dell’impressionismo, del simbolismo, del pointillisme, dell’Art Nouveau, del cloisonnisme, del japonisme e gli albori della fotografia senza mai vestire i panni di una o dell’altra, ma agghindandosi di volta in volta di alcuni accessori, dettagli, di essi per formare un nuovo look, un nuovo mood, originale e innovativo nella storia dell’arte che gli ha risparmiato la falce della storia e gli ha consentito di elevarsi nel cielo della gloria immortale. Un “occhio assoluto” nel cogliere l’essenza della realtà oltre l’apparenza, lucido, con un’ironia quasi crudele ma pur sempre senza pregiudizio, lui che, invece, percepiva l’ipocrisia e la pietà altrui, camuffata di affetto, di fronte alla sua evidente deformità fisica; per il genio di Montmartre non era bello ciò che era bello, ma era bello ciò che era vero; “ho cercato di fare il vero e non l’ideale” scriveva nel 1881 e per questa ragione Gustave Geffroy definì la sua arte “una lezione di clinica morale”. Insomma, un disincantato anatomopatologo dell’arte.

Accompagna la mostra un catalogo GAmm Giunti | Electa.

INFO

ORARI
lunedì 14.30-19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30
giovedì e sabato 9.30-22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

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