“La Questione meridionale è, oggi più che mai, questione nazionale”, questa la presa di posizione di Andrea Leccese e Alessandro Cannavale in “A me piace il sud. Riflessioni, interviste e proposte sulla questione meridionale” edito da Armando Editore. Un libro a quattro mani molto verace, perché non teme giudizi di sorta, e libero, come il suo percorso nell’investigare su questioni dove verità e storia ufficiale sembrano essere assodate e sopravvalutate. Basta leggerlo e scorgere nel suo impianto come la Questione emerga dai pilastri dei pregiudizi. Il nuovo saggio, dunque, è un invito a parlare, nel bene e nel male, sulla strada della rottura di un incantesimo fatato che dura da secoli: il luogo comune imbevuto di paradossi.
“In questo libro il Sud è raccontato per come è, senza le attenuanti e le scuse storiche opportunamente coltivate e irrobustite negli anni per giustificare il suo sottosviluppo culturale e sociale”. Gli autori tentano di leggere il tempo corrente liberandone, da interpretazioni “assodate”, il passato: quello degli operai del cantiere di lavoro fondamentali per l’industrializzazione settentrionale, per intenderci.
Paradossalmente, a ridosso di quanto è sempre stato creduto e tratteggiato, si fa appello all’intensità del riscatto: “È come se le piaghe di questa terra fossero anche dei solchi gravidi di semi di un possibile futuro, non solo per noi ma anche per gli altri. Forse questa affermazione può apparire velleitaria, ma è come se questo libro desse coraggio: c’è spazio per agire, non è affatto finita la vicenda di questi luoghi”. Perché pur sapendo di essere fermi al termine non ci si è effettivamente chiesti se fosse questo l’ultimo; quello appartenente alla deriva oppure no. La forza poi è sempre venuta da sé, perché fondamentalmente figlia di una Terra di coraggio, calore, dignità sociale e intelligenza.
Innovative le proposte avanzate dagli autori e diametralmente opposte alla lettura di chi, come Giustino Fortunato, attribuiva alla geografia del Sud le cause intrinseche del suo svantaggio. Per Andrea Leccese e Alessandro Cannavale il Sud è, per esempio, la base verso la quale far convergere l’indispensabile passaggio all’uso delle fonti rinnovabili, disponibili a tal punto da invertire quella scheda d’analisi sul Sud e, già ora in potenza, capaci di diventare la premessa del Riscatto.
Prima, ciò che urge maggiormente è la necessità di parlare di Sud, ovunque, anche al Nord e lungi da bilinguismi etici. Bisogna scomodare la verità che alcuni temono e farsi portavoce di soluzioni che, dopo averle sapientemente diffuse, possano giovare tutti.
“Nessuno, se pensiamo alla musica, pensa al Sud come un luogo arretrato. Ecco, c’è la musica, e c’è la poesia, e ci sono studiosi come gli autori di questo libro, ci sono energie che si stanno muovendo. Si tratta di vederle, di farle uscire dal viluppo indistinto degli scoraggiatori militanti“. Ci abbiamo pensato mai con la giusta fermezza?
In chiusura del libro viene rivolto un monito agli intellettuali, perché prendano posizione contro un fermo silenzio che per troppo tempo ha fatto da tiranno. Occorre, infatti, che progettino, scrivano e controfirmino una rivoluzione del pensiero che prenda vera coscienza dell’acclamato “Paese civile” testimoniando fedelmente al processo che vedrà imputati i fallimenti politici.
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